Gli analisti concordano nel considerare fondamentale, per un corretto approccio al cloud, architetture e soluzioni open source. Mettiamo a fuoco quindi, con l’aiuto degli esperti dell’azienda, come Aruba Cloud ‘interpreta’ questi bisogni ed indirizza le esigenze di ridurre i lock-in e guadagnare in interoperabilità.
Quali i vantaggi per la sicurezza e nell’operatività in cloud? 

Aruba Cloud abbraccia pienamente l’approccio open source, riconoscendo che le architetture e le soluzioni open source rappresentano un pilastro fondamentale per un’adozione cloud flessibile e sicura. L’open source permette ai nostri clienti di ridurre il vendor lock-in, garantendo la libertà di muoversi tra diverse piattaforme e di adattare le soluzioni alle proprie esigenze specifiche.
Dal punto di vista della sicurezza, le soluzioni open source offrono una maggiore trasparenza rispetto al codice sorgente, il che consente controlli più rigorosi che danno la possibilità di identificare e correggere rapidamente eventuali vulnerabilità. La comunità open source è attivamente coinvolta nel miglioramento continuo delle soluzioni, garantendo aggiornamenti tempestivi.

Inoltre l’open source favorisce l’innovazione e la collaborazione, consentendo alle aziende di integrare rapidamente nuove tecnologie. Questo si traduce in una maggiore efficienza e adattabilità delle infrastrutture cloud e nel guadagno in termini di interoperabilità.

Proprio il tema dell’interoperabilità si coniuga in modo stretto con le esigenze multicloud dei clienti. Cosa significa per Aruba Cloud?

Per Aruba Cloud, l‘interoperabilità è una componente chiave.
Riconosciamo che i clienti desiderano sfruttare le migliori soluzioni disponibili sul mercato, integrando servizi per ottimizzare le proprie operazioni. Nessun singolo fornitore può offrire soluzioni perfette per ogni esigenza, e quindi la capacità di far dialogare piattaforme diverse diventa cruciale.
Aruba Cloud si impegna a garantire che i nostri servizi siano compatibili con una vasta gamma di altre soluzioni cloud, consentendo ai clienti di orchestrare e gestire le proprie in ottica multicloud. Questo approccio facilita la migrazione dei workload fra le piattaforme, la distribuzione delle applicazioni e la gestione centralizzata delle risorse, migliorando l’efficienza operativa. Le nostre scelte tecnologiche sono orientate all’open source e all’interoperabilità, con soluzioni come VMware e OpenStack.
L’utilizzo di tecnologia standard di mercato consente di offrire servizi che si integrano con un ecosistema e in costante aggiornamento. Lo standard ha un impatto anche sulle garanzie di security e di sviluppo di sistemi a protezione di queste tecnologie.

Le aziende che hanno già intrapreso percorsi di migrazione in cloud, ora temono la crescita dei costi. Che non sempre sono controllabili e trasparenti. Soprattutto manifestano il bisogno di modulare all’occorrenza la propria presenza in cloud sia per tipologia di workload, sia per quantità/qualità delle risorse/servizi. Aruba ha fatto quindi della riduzione del lock-in un mantra? 

La riduzione del lock-in è un principio fondamentale per Aruba Cloud e rappresenta un valore riconosciuto dal mercato, sempre più alla base delle strategie cloud delle aziende. L’evoluzione del cloud e anche la maggior maturità delle aziende nel suo impiego, ha accresciuto infatti la consapevolezza dell’importanza di mantenere: flessibilità e capacità di adattare le proprie risorse cloud alle esigenze in continua evoluzione.
In questo modo, la riduzione del lock-in permette ai clienti di evitare legami rigidi, sia tecnologici che contrattuali, e di gestire i propri costi in modo più efficace e trasparente.
Concretamente, questo significa che i clienti Aruba Cloud possono accedere ad una struttura tariffaria chiara e flessibile, che consente loro di migliorare il controllo sui costi e la previsione delle spese, oltre che pagare solo per le risorse effettivamente utilizzate. Un aspetto importante questo proprio perché il lock-in in cloud incide in modo profondo proprio sulla crescita dei costi.

Open source e riduzione di lock-in sono driver riconosciuti dal mercato?

Vincolarsi ad un vendor implica il rischio che al crescere della spesa per il cloud, si sia costretti a sostenerla o in alternativa si possa solo spostare queste voci su migrazione e reskilling. L’open source da questo punto di vista permette invece al cliente di migrare tra un provider ed un altro, grazie allo standard di mercato open, e quindi di scegliere il provider che costa meno.
Un esempio concreto è quello per esempio relativo all’utilizzo di Kubernetes. Se il provider raddoppia il costo di utilizzo di questa tecnologia, proprio perché Kubernetes è uno standard, sarà più semplice migrare altrove. Quando un cliente migra, farà bene quindi a scegliere un provider che “lasci aperto il futuro”, sia in termini di crescita, di trasparenza su quanto si sta spendendo, di movimento, di interoperabilità. Così che sia sempre possibile decidere quanto vincolarsi.
E l’approccio open source di Aruba Cloud, vòlto anche alla riduzione del lock-in, serve a supportare un ambiente di innovazione continua, dove le aziende possono rispondere rapidamente alle sfide e alle opportunità del mercato senza compromettere la propria autonomia operativa.

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