In uno scenario in cui il cloud computing ha raggiunto di fatto una fase di maturità a livello globale – ma ancora con evidenti differenze di implementazione a livello locale – Vmware propone un approccio di valorizzazione del private cloud i cui vantaggi sono rilevanti anche per il mercato italiano, per certi aspetti più indietro. In occasione di Vmware Explore 2024, a Barcellona ne parliamo con Mario Derba, managing director per l’Italia e Area Sales lead per Iberia e Italia, e Claudia Angelelli, manager Solution Engineering di Broadcom.

“Per il cloud è arrivato il momento della verità – esordisce Derba -. In diversi mercati si sta osservando un vero e proprio fenomeno di ‘repatriation’, con le aziende che riportano in-house parte delle proprie operazioni cloud; la situazione italiana presenta però delle peculiarità e per questo apre una serie di opportunità”. Per esempio potrebbero essere evitati proprio i problemi già esperiti da realtà più mature che si riportano in casa parte dei workload, evitando così investimenti che potrebbero risultare controproducenti a lungo termine. Tre sono le criticità che oggi limitano il potenziale del cloud. Derba sul tema riprende così “le sfide delle 3C”, che hanno animato i confronti nei meeting a Explore. La prima C riguarda i costi. “Molti clienti hanno scoperto che il passaggio al cloud pubblico implica costi significativi e spesso imprevedibili”.

Mario Derba
Mario Derba, managing director per l’Italia e Area Sales lead per Iberia e Italia

In Italia, dove la maggior parte delle aziende ha una struttura di costo attenta, Vmware vede un’opportunità per offrire una soluzione di cloud ibrido che combini l’efficienza del cloud pubblico con la possibilità di mantenere parte delle risorse on-premise, risparmiando sui costi non necessari”. La seconda C riguarda la sfida della complessità, “legata all’uso di piattaforme cloud multiple, per cui il cloud si potrebbe definire anche una sorta di ‘ultimate outsourcing’”.

Siamo quindi di fronte ad una dinamica che rende difficile per le aziende mantenere il controllo sulla propria infrastruttura IT, soprattutto quando non sono in grado di gestire i diversi sistemi operativi, i silos tecnologici e le varie interfacce di gestione. Terza C, la compliance, “è un’altra preoccupazione cruciale, soprattutto nel contesto italiano, dove le normative sulla privacy dei dati sono molto stringenti” per cui le aziende italiane sono caute nell’abbracciare il cloud pubblico proprio per le incertezze normative.

“E’ il contesto che ha fornito a Vmware la traccia per questo anno di lavoro a valle dal completamento dell’acquisizione – si inserisce Angelelli -. Un anno di trasformazione per cui l’azienda ha ripensato le proprie priorità. L’obiettivo: “unificare le diverse offerte e migliorare le modalità di erogazione dei servizi”. Anche rivedendo la propria struttura interna per ridurre i tempi di rilascio di nuove funzionalità “e Hock Tan ha iniziato il suo lavoro, infatti, razionalizzando le business unit” . Una trasformazione non solo operativa, quindi, e anche vòlta a semplificare l’offering complessivo, pur accelerando lo sviluppo, oltre che a favorire una maggiore portabilità delle licenze che ora possono essere trasferite tra i diversi ambienti cloud degli hyperscaler. Senza voler ripercorrere le novità dell’offering – per cui rimandiamo al reportage dell’evento ed alle slide a seguire – Angelelli insiste però su due punti a nostro avviso importanti.

Il primo riguarda la centralità di Vmware Cloud Foundation. “Vcf è una proposta chiave anche per i clienti italiani perché di fatto consente di “definire un ambiente cloud di infrastruttura privata a casa del cliente che può girare dove il cliente preferisce, on-prem ma anche come estensione sugli hyperscaler, lavorare nel dominio del cliente, con all’interno dell’infrastruttura locale i servizi del private cloud, sulla base di un robusto software defined data center”.
Ottimizzazione, monitoraggio, elasticità, automazione sotto controllo quindi e tutto gestito da un unico sistema. Con la Vcf a rappresentare un vero e proprio layer intermedio per un modello operativo di fatto unico, pur con cloud diversi. “Si possono così ridurre i costi, ma si guadagna anche in termini di advanced security. Vmware poi integra l’intelligenza artificiale direttamente nei suoi servizi di difesa, come vDefend, che utilizza algoritmi avanzati per monitorare in tempo reale le minacce alla sicurezza. Questo approccio avanzato consente una prevenzione proattiva degli attacchi, con sistemi capaci di bloccare automaticamente le minacce. Angelelli: “Un chatbot di intelligenza generativa è stato introdotto per suggerire agli operatori le migliori soluzioni di remediation. Questo chatbot è in grado di rispondere a comandi vocali in linguaggio naturale, permettendo agli utenti di attuare rapidamente la remediation, con un sistema che automatizza il processo di risposta alle minacce”.

Claudia Angelelli
Claudia Angelelli, manager Solution Engineering di Broadcom

In verità sono tanti i servizi offerti in cui è stata innestata intelligenza artificiale, “con il cliente finale che avrà la possibilità di consumare all’interno della stessa piattaforma servizi di AI per sviluppare i suoi propri” (vd. accordo con Nvidia, Intel, sviluppo di Llm ma anche di Small Language Model che vengono utilizzati addirittura all’edge). Il secondo tema chiave, a nostro avviso ben evidenziato da Angelelli riguarda proprio i servizi. “Non c’è oggi un’applicazione che non consumi dati, e quello dei data services oggi è il tema chiave. Abbiamo quindi lavorato perché invece di doversi preoccupare lo sviluppatore di come strutturarli, come consumarli – come fare patching, backup, come clonare un servizio – oggi proprio tutta questa parte viene offerta essa stessa come un servizio ed allo sviluppatore non resta da fare altro che utilizzarlo all’interno dell’applicazione con la parte di infrastruttura del servizio stesso a fornire le funzionalità necessarie”. A valle si insiste ancora sull’evoluzione di Vmware Tanzu e della proposta all’edge per cui lasciamo invece allo slideshow la visione d’insieme.

Il cuore della proposta, la Vmware Cloud Foundation, indirizza i bisogni delle aziende e delle PA italiane anche perché assorbe la complessità della gestione degli scenari misti e multicloud e questo è un punto chiave se si pensa alla difficoltà nella disponibilità di competenze eterogenee specifiche per i diversi cloud”. La possibilità di amministrare un ecosistema IT complesso, con un investimento unico sulle certificazioni, è un vantaggio: “il cliente mantiene la possibilità di utilizzare i servizi che vuole su gli hyperscaler che vuole, i micro servizi di cui necessita ma in un ambiente semplificato che non presenta alcuna forma di lock-in”.

L’approccio al mercato, alla luce delle criticità emerse

Difficile, anche considerate le sensibilità delle aziende in Italia, non affrontare il tema dell’approccio di go-to-market di Vmware con Broadcom dopo l’acquisizione che, in particolare sul canale, ha sollevato non poche polemiche. Un punto su cui Derba riprende il filo e si esprime in modo netto e deciso: “Abbiamo deciso di seguire in modalità diverse il mercato, non abbiamo abbandonato nessuno; è vero invece che abbiamo deciso che dovevamo privilegiare il rapporto con i clienti più grandi, cosa normalissima, e che non ci potevamo permettere di avere una struttura diretta che seguisse i clienti più piccoli. Ed in questi casi abbiamo affidato a un distributore esterno la cura di quei clienti”.

“E i clienti hanno continuato ad adottare Vmware – spiega Derba -. E’ vero che c’è stato è un momento di perplessità e di incertezza ed ovviamente non sorprende nessuno che qualche realtà si sia spinta anche a fare valutazioni di confronto tra noi e altre piattaforme ma quando sono terminate le valutazioni i clienti si sono resi conto che nessuno intendeva fare programmi aggressivi dal punto di vista dei prezzi anzi hanno tutti abbandonato il pensiero di spostarsi, perché dal punto di vista tecnologico la piattaforma è ineguagliata. E Vmware non ha perso un cliente che sia uno e non l’abbiamo perso perché ci siamo seduti con loro e abbiamo ritagliato la soluzione e il modello anche di pagamento che più incontrava le  esigenze espresse”. Sono state quindi valutate le esigenze anche in relazione alle “diverse rampe di adozione fino a full deployment ed in questo processo siamo andati incontro al cliente”.

Specifica Angelelli: “Intendiamoci, l’analisi della competition è un’analisi sana, non ci spaventa il fatto che il cliente ci abbia messo a confronto con altri competitor sulle funzionalità e sul prezzo. Quello che noi stiamo cercando di fare è aiutare il cliente a sviscerare i reali bisogni e quindi a scegliere l’adozione più pertinente a quei bisogni della proposta Vmware. Certo alla base c’è un percorso di ottimizzazione e perfezionamento nell’utilizzo del cloud che bisogna essere disposti a fare. Insistere a testa bassa sul public cloud non è la soluzione, l’assessment resta uno studio fondamentale. Su questo punto, spiega Angelelli, “è importantissimo il ruolo dei partner e li stiamo formando – con team dedicati all’enablement – proprio perché possano loro stessi offrire ai clienti questo tipo di servizi”.

La semplificazione dell’offerta di Vmware, su cui l’azienda insiste, non esclude infatti l’importanza della spiegazione di quella che Angelelli definisce proprio la modalità di bundle dell’offering. Ci spiega: “I clienti si trovano e condividono la proposta, ma è vero che è una proposta che va declinata loro correttamente e va spiegata. vSphere Foundation e vSphere Cloud Foundation – i due bundle principali – si distinguono perché solo il secondo comprende tutta la parte di automazione”. Che è importante perché riduce la complessità. Prosegue Angelelli, “la possibilità di creare delle macchine virtuali secondo un template preimpostato che viene creato automaticamente, si rivela una grande e importante semplificazione, riduce l’errore umano e anche tutti i tipi di controlli che devono essere effettuati successivamente”.

E’ importante quindi anche l’impegno del partner chiamato a lavorare sempre di più insieme a Vmware sulla parte di design seguendo le linea guida nella definizione del disegno dell’architettura, “motivo per cui – interviene Derba – è questa una fase in cui ci stiamo impegnando a portare a bordo anche nuovi partner attraverso il lavoro di scouting dei nostri servizi professionali e verrà lanciato un programma più intenso in modo tale che questa collaborazione con i partner sia valorizzata ulteriormente“. Focus e nuovi progetti in arrivo quindi soprattutto per tutta la parte di partner che fa sviluppo di progetti e aiuta sul campo l’adozione e l’implementazione dell’infrastruttura.

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