La prima settimana di aprile segna un momento di svolta nell’economie e nelle relazioni internazionali. Che ci genera molte domande e poche risposte. Tre eventi in particolare.
1 – Il primo l’annuncio dei dazi da parte delle Casa Bianca che sta avendo ripercussioni sulle borse e sulle politiche mondiali, con più di cinquanta Paesi pronti a chiedere di negoziare all’amministrazione americana. Lasciamo agli analisti e agli economisti l’analisi puntuale degli effetti a catena innescati da tale politica, ma nel nostro piccolo rimane preoccupante capire come i dazi andranno a colpire la capacità di innovazione europea oltre ai servizi digitali delle big tech erogati in Europa, servizi che tutti noi utilizziamo, dal cloud (Aws, Microsoft, Google) al software (Oracle, Salesforce, Adobe…), dai social network alle piattaforme di intrattenimento (Meta/Facebook, Twitter, Netflix, Amazon…). Servizi che l’Europa “importa” molto più di quanto esporti (una dinamica ribaltata rispetto agli altri beni), che vedono l’Europa impegnata nella contesa perenne con le big tech che godono di tassazione agevolata in alcuni paradisi (Irlanda o Olanda) e di fiscalità ridotte. Favorita anche dal ritiro degli Usa dall’accordo Ocse sulla Global Minimum Tax, sottoscritto da 130 Paesi per contrastare l’elusione fiscale delle multinazionali e rinnegato da Trump come uno dei primi atti del suo governo. Un’Europa che fatica a trovare una strada per il cloud sovrano europeo, a stanziare investimenti adeguati, a definire una governance condivisa. La strada, sono tutti d’accordo, va oggi più che mai tracciata pur nella certezza che delle big tech non faremo a meno anche in futuro. Come ne usciremo?
Uniti si spera. Per questo sono aperti tavoli di confronto europei su vari temi. La scorsa settimana a Milano, ad esempio, al Data Center Nation 2025, si è dibattuto del futuro dei data center nel vecchio continente, per gestire l’enorme capacità computazione richiesta dall’AI e dal cloud, evidenziando come le zone oggi a maggior concentrazione (Flapd, Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino) stiano arrivando alla saturazione energetica, aprendo opportunità ad altri stati tra cui l’Italia per la fascia mediterranea o i Paesi nordici per il Centro e Nord Europa, date le favorevoli condizioni climatiche, fredde.
2 – Il secondo fatto è l’accordo preliminare che la taiwanese Tsmc (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, la più grande azienda mondiale di chip per terze parti) sembra abbia raggiunto con Intel per creare una joint venture per la gestione delle fabbriche di Intel negli Usa (fonte, The Information). Un accordo tra due concorrenti storici, secondo il quale Tsmc dovrebbe detenere il 20% della nuova società (che conterrà anche altri produttori di chip non ancora ufficializzati), rispondendo anche a un invito recente da parte di Trump di intervenire per “risollevare” la crisi profonda di Intel (da marzo sotto la guida di un nuovo Ceo, Lip-Bu Tan) che in questi anni non è riuscita a tenere il passo con i competitor (Nvidia tra tutti) per posizionarsi con forza nel mercato dei chip per l’intelligenza artificiale (generando un buco di quasi 19 miliardi di dollari nel 2024).
Dopo l’annuncio del progetto Stargate per la creazione di decine di data center in Usa per lo sviluppo dell’AI, Trump potenzia ora anche le fabbriche di chip sul suolo americano. Tutto coerente con la sua politica America first o Make America great again. E l’Europa?
3 – Il terzo fatto l’incursione dell’intelligenza artificiale di Meta (Meta AI) direttamente sui nostri cellulari nell’applicazione di Whatsapp. Certo una “notiziola” rispetto alle precedenti, dopotutto tutti noi diciamo spesso Hei Google o Alexa… Perché non parlare con Meta AI? Ma questa icona che si è materializzata come un cerchietto blu nella schermata di WhatsApp, non richiesta, non disabilitabile, che promette di non condividere dati sensibili senza consenso, ha destato preoccupazione. Anche se Meta afferma: “Non usiamo i contenuti dei tuoi messaggi privati con amici e familiari per addestrare le nostre AI, a meno che tu o qualcun nella chat non scelga di condividere tal messaggi con le nostre AI”. E ancora: “Meta non può leggere gli altri messaggi nelle email personali”. Ci fidiamo? Perché il tema dell’addestramento dell’AI rimane la questione principale.
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