E’ la velocità che impressiona.
La velocità che nell’ultimo anno ha preso lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Lo testimoniano gli annunci che in questi mesi sono svelati sui palchi internazionali o locali. Google Cloud Summit 2025 a Milano, Microsoft Build 2025 a Seattle, Salesforce Agentforce in Tour, Nutanix.Next a Washington, Cisco Live a San Diego… Con demo impressionanti di Agenti AI che svolgono in modo autonomo compiti, capendo il contesto, rispondono, trovano la strada giusta per fare task complessi, gestire processi e reti.
Difficile trovare differenze marcate, come in un quiz enigmistico, tra le proposte dei vendor ferme restando le diversità dei modelli, della tecnologia alla base. Ma la velocità, elemento ricorrente di questa indigestione di annunci, rimarca come il mondo dell’AI oggi sia molto diverso da quello che le stesse aziende raccontavano solo un anno fa, già nell’era post ChatGpt ma prima dell’era agentica esplosa a partire dalla fine della scorsa estate, come annunciato da palchi mondiali di Oracle, Salesforce o Aws.
Lo testimonia la presenza sempre più diffusa di agenti AI nelle chat con clienti o colleghi, agenti che chiedono di essere ammessi alla discussione (senza contare quelli presenti di default nei vari strumenti di collaboration) che riassumono, registrano, fanno anche una “sentiment” analisi cogliendo il livello della tua attenzione, se abbassi lo sguardo o scrivi.
Lo testimoniano i dati di mercato della propensione all’adozione (ne abbiamo più volte parlato) ma anche i timori (anche questi rimangono).
Lo testimonia il modo in cui è cambiata la nostra ricerca sul Web con l’AI integrata nei motori, la nostra modalità di tradurre, riassumere, programmare una vacanza.
Lo testimonia il fatto che sta cambiando la metrica della produttività, e la domanda “originale o fatto con l’AI” non tiene conto che l’originalità sta nella testa di chi usa gli strumenti e che è sempre l’uomo a chiudere il cerchio.
Lo testimoniano i casi d’uso di adozione dell’AI, in discussione dalla sanità alla finance, dal manufacturing all’automotive.
E via dicendo…. senza entrare nei dettagli.
Ma due fatti milanesi mi hanno colpito in settimana.
Il primo. In una tavola rotonda a porte chiuse tra Cio sul tema AI e sicurezza, la presa di distanza dei Cio dalla presenza di agenti AI nelle chat per ragioni di privacy e sicurezza. Cio che maneggiano l’AI con padronanza, non perfetti sconosciuti. Riflettendo sulla necessità di normare l’uso dell’AI ancora prima di pensarla applicata.
Il secondo. A Google Cloud Summit, l’introduzione in Meet della funzione di traduzione vocale nelle videochiamate, che traduce il parlato in tempo reale mantenendo la cadenza e il tono dell’interlocutore per una conversazione che sembra autentica e naturale (fra qualche settimana da inglese a italiano e viceversa).
Due casi che mostrano come la velocità della AI che cambia se stessa impressioni (negativamente o positivamente). In una gara su una pista ad oggi senza traguardo.
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