Accelera, semplifica il modo in cui i team configurano, sviluppano e gestiscono cluster di container per rispondere alle esigenze che i clienti hanno di rendere il loro business più agile. E’ questo l’obiettivo della nuova offerta cloud di Cisco annunciata davanti agli sviluppatori al Cisco Live di Barcellona. Si tratta di Cisco Container Platform, che risponde a due trend: kubernetes come piattaforma di orchestrazione emergente richiesta dagli sviluppatori, e container come tecnologia maggiormente adottata nei data center on premises richiesta dai clienti.
La parte di IT chiede robustezza alle applicazioni, la parte di Operation chiede elasticità. “Gli sviluppatori IT chiedono la possibilità di sviluppare una piattaforma robusta e scalabile che sia 100% Kubernetes – precisa Kip Compton, VP Cloud Platform & Solution Group di Cisco – mentre la parte di Operation chiede che il software sia facile da installare e manutenere, che sia lo stesso per qualsiasi ambiente, che le applicazioni possano essere monitorate, disponibili e sicure. L’annuncio della Cisco Container Platform risponde ad entrambe le richieste ed estende l’offerta di Cisco, basata 100% su kubernetics, ottimizzata per il cloud ibrido, che valorizza la partnership fatta con Google sulle soluzioni di open hybrid coud”.
Cisco Container Platform sarà rilasciata in un due momenti diversi: V1 sarà disponibile ad aprile con supporto HyperFlex , la V2 con supporto VM sarà rilasciata durante l’estate.
Solo multicloud
Un annuncio che si innesta nella strategia cloud di Cisco che con Fabio Gori, Director Data Center & Cloud di Cisco, andiamo a ripercorrere. “Il punto di partenza della nostra strategia è l’approccio multicloud che è un requisito fondamentale per la digitalizzazione dei processi che molte aziende vogliono implementare, anche se con fatica – ci racconta Gori, incontrato a Cisco Live -. Dal mio osservatorio vedo che i clienti vogliono davvero innovare, ma noi come fornitori di tecnologia dobbiamo prendere in considerazione il fatto che tutti hanno cloud diversi, chi con Google, chi con Microsoft, chi AWS e sopra queste infrastrutture ognuno poggia offerte altrettanto diverse in SaaS, da provider come Sap, Oracle o Ibm e ulteriori applicazioni addizionali…. insomma la complessità nelle aziende è esplosa”.
L’ approccio è aiutare i clienti a gestire la complessità del cloud e delle tecnologie interne ed esterne, offrendo quattro componenti: Network, Security, Analytics e Management. “Per le aziende è faticoso gestire tutti i pezzi, quello che noi proponiamo è un aiuto con tre tipologie diverse di approccio”, racconta Gori.
La prima spinge un approccio fai da te, con un portafoglio prodotti che il cliente adotta in autonomia.
La seconda propone un portafoglio multicloud, una sorta di portafoglio “guidato” alla scelta di sistemi, segmentata in quattro offerte: Advisory Services per portare clienti sul cloud, Cloud Connect per connettere tutti i cloud esistenti, Protect per proteggere l’infrastruttura dal data center all’end point, e Consume per gestire le applicazioni nel modo corretto.
La terza modalità è quella di portare offerte integrate con accordi con i service provider, in modo che il cliente abbia tutto il pacchetto completo. “Lo testimonia l’accordo dello scorso ottobre con Google, che è ad oggi la nostra partnership più avanzata in assoluto, ma anche la partnership con Azure annunciata qui a Cisco Live o in divenire con Amazon, con la quale al momento abbiamo solo un approccio condiviso di go-to-market essendo i nostri prodotti disponibili nel loro marketplace. A tendere vedremo – precisa Gori -. In pratica l’annuncio di oggi si innesta in questo scenario: offriamo una piattaforma container totalmente industrializzata e supportata da Cisco con tecnologia open source, che va ad appoggiarsi sull’infrastruttura del data center e viene veicolata chiavi in mano dai partner”.
L’annuncio sposa da una parte le richieste degli sviluppatori che vogliono un prodotto open (attenti a come lavora) con quelli della parte IT (attenti a dove lavora) che esigono il rispetto delle normative locali per gestioni dati, privacy, sicurezza, livelli di spesa.
I clienti per i quali è stata pensata questa offerta si dividono tra chi vuole un approccio totalmente Kebernetes, puro open source per questioni di portabilità, e quelli attenti all’aspetto dell’integrazione con l’esistente, che vogliono una piattaforma pronta alla produttività sin da subito e che in caso di necessità trovano in Cisco l’unico interlocutore per il supporto e la gestione. “In pratica i nostri ipotetici clienti sono quelli che che vogliono scelte alternative all’esistente, ma che possono semplificargli la vita con l’esistente – scherza Gori – perché è una soluzione già integrata, open standard, che a tendere potrà essere integrata anche da altri cloud provider e che per essere adottata non necessità di infrastruttura Cisco, anche se su infrastruttura Cisco lavora meglio”.
Uno sguardo più allargato
Il cloud è un mercato esplosivo, ed è guidato dal trend molto importante della digital transformation che non è più solo una trasformazione dell’IT, ma una trasformazione del business. “Credo che ci vorrà ancora del tempo, ma in 10-15 anni tutto diventerà microservices, e l’evoluzione tecnologica non sarà più una questione di hardware ma una questione di software, che è meno costoso”.
La questione vera sulla trasformazione di questo scenario è legata ai talenti, che rimane il più grande problema del mondo cloud. ”Ricordo quando sono entrato in Cisco nel 2000 avevamo il 70% degli esperti in circolazione sul mercato Ip. Oggi serve che le aziende abbiano le competenze per capire questa trasformazione. La Cisco Networking Accademy è stata una ottima idea e sta formando molte persone ma servirebbero spinte più decisive da parte dei diversi Paesi”.
Non si tratta di portare nel cloud una singola applicazione, ma l’intero stack applicativo e quando questo si muove richiede davvero una marcia in più.
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