Probabilmente Riccardo Ruggiero, amministratore delegato di Tiscali, sperava in risultati più favorevoli; ed invece, lancia una proposta tesa a ripianificare il rientro del debito nei confronti di Banco BPM e Intesa SanPaolo, anche sulla base del piano industriale 2018-2021 che prevede maggiori ricavi e utili grazie agli investimenti nelle reti Lte, ed in parallelo lancia una nuova operazione sul capitale.

Riccardo Ruggiero, amministratore delegato Tiscali
Riccardo Ruggiero, amministratore delegato Tiscali

Tiscali ha 90 milioni di euro di debito su una posizione finanziaria netta di 192 milioni di euro; le due banche hanno già rinegoziato 88 milioni di euro del credito nel 2016, allungando la scadenza a marzo 2022; ma Tiscali non è riuscita a saldare due rate (settembre 2017 e marzo 2018) per complessivi 4,3 milioni di euro.
Così, l’azienda cagliaritana chiede una moratoria alle banche creditrici e attende il versamento di nuovo capitale, che dovrebbe arrivare per 15 milioni di euro attuali investitori russi e per 35 milioni di euro dal fondo Blue Ocean delle Seychelles.

Dei 50 milioni di euro attesi, 15 milioni verrebbero quindi resi disponibili dagli azionisti russi Ict – Investment Construction Technology – che controlla il 23,5% di Tiscali e dalla sua controllata Otkritie Disciplined Equity Fund che detiene il 13,4% di Tiscali; e 35 milioni di euro dovrebbero essere versato dal fondo delle Seychelles Blue Ocean, che si dichiara disponibile a sottoscrivere strumenti convertibili. Anche su queste basi, è probabile che dalle due principali banche creditrici venga concessa una moratoria, richiesta per un anno, sulle esposizioni in scadenza a marzo del 2022, pari a 50 milioni di euro per Intesa SanPaolo e 35 milioni di euro per Banco BPM.

Il piano industriale è peraltro ambizioso: prevede per il 2021 ricavi per 289 milioni di euro (sono stati 208 nel 2017) ed Ebitda per 89 milioni di euro (29 milioni di euro nel 2017), e per raggiungere questi risultati sono resi necessari ulteriori investimenti sulla tecnologia Lte e una proroga da parte di Agcom per l’uso delle frequenze 3.4 e 3.6 Ghz fino al 2029.

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