Le aziende italiane, in particolare le piccole e medie, sono arretrate dal punto di vista tecnologico ed ignorano i benefici della digitalizzazione? Non del tutto vero, secondo i risultati della seconda edizione della survey sullo stato di digitalizzazione del Paese, condotta dalla Scuola dell’Innovazione di Talent Garden, Cisco Italia, Enel e Intesa Sanpaolo.
Per il 67% delle Pmi intervistate, innovare tramite la tecnologia significa acquisire un vantaggio competitivo rispetto alle concorrenti, per il 49% significa incrementare la produttività, per il 48% si traduce in un miglioramento della qualità percepita dalla propria clientela.

L’identikit delle Pmi che investono

Non solo, nel 2017 l’86% delle aziende intervistate ha reinvestito una parte del proprio fatturato in progetti di digital transformation, il 38% in una percentuale compresa tra l’1% e il 10%. L’identikit delle piccole e medie imprese che investono in iniziative di digitalizzazione è costituito nel 53% dei casi da realtà giovani, con meno di 25 anni di attività, a dimostrazione però di come le aziende non native digitali presentino effettivamente maggiori difficoltà ad adeguarsi ai nuovi paradigmi tecnologici richiesti dal mercato.

“Il divario digitale tra le nostre imprese e quelle europee è ancora notevole… – commenta Alessandro Rimassa, co-founder e ceo di Innovation School -. È tuttavia interessante il fatto che le piccole e medie imprese, che come noto rappresentano una parte forte del tessuto europeo ed italiano, siano al pari delle grandi corporate nell’aver identificato le tecnologie che possono avere un impatto strategico sul business”.

Alessandro Rimassa, co-founder e ceo, Innovation School di Talent Garden
Alessandro Rimassa, co-founder e ceo, Innovation School di Talent Garden

Cloud, IoT e Blockchain le tecnologie chiave

La ricerca, che ha coinvolto più di 500 aziende con fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, evidenzia infatti le principali tecnologie innovative che le Pmi intervistate indicano come fondamentali per il proprio sviluppo tecnologico e su cui investiranno nei prossimi tre anni: cloud computing (35%), Internet of things (33%), machine learning (28%) e blockchain (27%). Scelte non dissimili dai progetti in corso e previsti anche in realtà di maggiore classe dimensionale.
Così, esattamente come le aziende enterprise, anche le Pmi italiane avvertono la necessità di investire non solo in tecnologia, ma soprattutto in competenza e capitale umano in grado di generare reale valore dall’implementazione dei nuovi paradigmi tecnologici.
Le figure maggiormente richieste dalle aziende intervistate sono professionisti del mondo digitale e dell’analisi dei dati, come digital marketing specialist (34%), data analyst (26%) e digital officer (23%).
Le difficoltà che la rete di piccole e medie imprese italiane si trovano ad affrontare, oltre a scontare le complessità legate ad una ridotta capacità di spesa, sono così le stesse delle grandi. A partire proprio dalla carenza di competenze digitali, un vero e proprio ostacolo alla digitalizzazione secondo il 43% dei rispondenti. L’effettivo ruolo di guida del cambiamento digitale è così affidato, per ora, perlopiù al mondo della comunicazione in digitale e alla funzione marketing (63%), piuttosto che rappresentare un processo di trasformazione trasversale a processi e organizzazione, coordinato da figure dotate di skill tecnologiche ma anche manageriali come, appunto, un digital officer.

Talent Garden - Le aree di business più impattate dalla digital transformation
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Un punto evidenziato anche da Michele Dalmazzoni, sales leader Cisco Italia Collaboration & Industry 4.0, che dichiara: “Sempre più le Pmi italiane hanno la percezione del fatto che la digitalizzazione sia un fattore di competitività e di trasformazione dei modelli di business e non uno strumento accessorio: per questo oggi più che mai è il momento di aiutarle a fare chiarezza sugli strumenti e sulle opportunità per costruire in concreto percorsi di trasformazione digitale – e questo è il valore aggiunto di figure come il digital officer”.

Per colmare il gap di competenze è così fondamentale “contribuire allo sviluppo e alla formazione di nuove risorse e di capitale umano con le competenze adatte ad affrontare le sfide della trasformazione digitale”, sottolinea Fabrizio Paschina, responsabile comunicazione e immagine Intesa Sanpaolo. E in particolare rivolgendosi formando “giovani professionisti in grado di sfruttare e cogliere appieno le enormi potenzialità offerte dalla digitalizzazione”, aggiunge Nicola Lanzetta, responsabile mercato Italia di Enel.
 
 
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