Multa miliardaria per Google dalla Commissione europea, che dovrà pagare 4,3 miliardi di euro per abuso di posizione dominante per il sistema operativo Android. Una multa record, doppia rispetto a quella che la stessa Ue aveva comminato a Google lo scorso anno: 2,4 miliardi di euro, per favoreggiamento verso il suo servizio di comparazione prezzi (Google Shopping) all’interno del motore di ricerca, a scapito degli altri concorrenti.
Ora il punto è: che Android sia dominante è un dato di fatto (secondo Gartner ha l’85,9% del mercato smartphone ed è installato su 1,3 miliardi di dispositivi contro i 215 milioni di iOS/Apple). La condotta illegale di Google risale al 2011 con le prime restrizioni imposte ai costruttori di smartphone. Si indaga a fondo dal 2015. La Ue formula la prima accusa nel 2016 (per avere obbligato i produttori di smartphone a preinsatallare Google Search tra le app di ricerca, mettendola come predefinita), dà la prima multa a Google nel 2017 (per Google Shopping), commina questa settimana la multa decisiva di 4,3 miliardi di euro.
Di fatto una maximulta ma con un impatto contenuto sul business di Google: Alphabet, la casa madre, ha un fatturato 110,9 miliardi di dollari con 103 miliardi di riserve cash.
E’ stata furbissima Google a definire la propria strategia negli anni, senza remore concorrenziali, o siamo stati noi particolarmente distratti dal non fermarla prima?
Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza della UE (ribattezzata Lady Tax da Donald Trump), è chiara: “Il caso riguarda tre tipi di restrizioni che Google ha imposto ai produttori di dispositivi Android e agli operatori di rete per assicurarsi che il loro traffico andasse verso il motore di ricerca di Google. Così facendo, Google ha usato Android come un mezzo per consolidare il dominio del proprio motore di ricerca, negando ai fornitori e ai consumatori europei i benefici di una concorrenza effettiva nel mondo mobile. Mosse illegali per le regole dell’antitrust Ue”.
Android “cavallo di troia” per infilarsi nel mercato ha permesso a Google di fare crescere i servizi gratuiti, la mole di dati raccolti dagli utenti, la penetrazione, il fatturato derivante dalla pubblicità correlata.
Con tre mosse: “Ha imposto ai produttori di preinstallare le applicazioni Google Search e Chrome come condizione per la concessione della licenza”. Ha pagato alcuni produttori e operatori di rete perché preinstallassero “a titolo esclusivo l’applicazione Google Search sui loro dispositivi”. Ha impedito ai produttori che desideravano preinstallare le applicazioni Google di vendere anche un solo smarthphone “con versioni alternative di Android non approvate da Google stessa”.
Sundar Pichai, ceo di Google, ha ovviamente intenzione di ricorrere contro la sanzione (“Android ha creato più scelta per tutti e un ecosistema fiorente”) ma dovrà pagare entro 90 giorni la multa, altrimenti rischia un inasprimento che varia a seconda della durata, dell’intenzione, delle conseguenze dell’illecito e può arrivare fino al 5% del fatturato totale della società (sempre una goccia nel mare).
Il suo lungo post sul blog di Google è fuorviante e, già nell’attacco, non convince: “Se acquistate un telefono Android state scegliendo una delle due piattaforme mobile più popolari al mondo, quella che ha ampliato la scelta dei telefoni a disposizione in tutto il mondo. Oggi, la Commissione Europea ha adottato una decisione in materia di concorrenza contro Android e il suo modello di business. Una decisione che non tiene in considerazione il fatto che i telefoni Android siano in concorrenza con i telefoni iOS, cosa che è stata confermata dall’89% di coloro che hanno risposto all’indagine di mercato condotta dalla stessa Commissione. Inoltre non riconosce quanta scelta Android sia in grado di offrire alle migliaia di produttori di telefoni e operatori di reti mobili che realizzano e vendono dispositivi Android; ai milioni di sviluppatori di app di tutto il mondo che hanno costruito il proprio business con Android; e ai miliardi di consumatori che ora possono permettersi di acquistare e utilizzare dispositivi Android all’avanguardia. Oggi, grazie ad Android, ci sono più di 24.000 dispositivi, di ogni fascia di prezzo e di oltre 1.300 diversi marchi.”
Ribadiamo: sotto inchiesta non è Android ma la posizione dominante che Android ha permesso a Google di acquisire grazie alle ripetute mosse anticoncorrenziali. La multa è giusta e probabilmente inasprirà le relazioni già tese tra Europa e Usa, tra Margrethe Vestager e Donald Trump, sui futuri rapporti commerciali. Ma Lady Tax lo avrà già messo in conto.
Inquieta pensare che le grandi di Internet, Facebook con lo scandalo Cambridge Analytica e Google con la multa di questi giorni, facciano sentire l’Europa indifesa. O forse sprovveduta.
PS: Due appunti sulla settimana: mentre Google viene multata, Zte esce dalla black list del governo Trump e riparte, CA Technologies a sorpresa cade nella rete di Broadcom (che la acquisisce per il 20% in più del suo valore).
© RIPRODUZIONE RISERVATA