Proseguiamo il percorso alla scoperta degli strumenti di finanziamento per startup e Pmi, analizzando le principali fonti di finanziamento regionali e nazionali e partendo dall’esame dei Fondi strutturali e di Investimento europei (SIE), ossia quei finanziamenti a gestione indiretta resi disponibili attraverso i Programmi operativi regionali e nazionali.
L’obiettivo principale dei fondi indiretti è cercare di riequilibrare i divari esistenti a livello di sviluppo economico e di tenore di vita tra le diverse regioni o categorie sociali dell’UE, in attuazione della politica di coesione. La Commissione Europea, in questo caso, svolge unicamente attività di monitoraggio e controllo, mentre tutte le procedure di selezione e gestione dei progetti sono demandate alle autorità nazionali e regionali.
Le strategie, i metodi e le priorità da seguire per l’allocazione delle risorse cofinanziate dai Fondi Strutturali e di Investimento Europei sono definiti dall’Accordo di Partenariato 2014-2020 per il relativo ciclo di Programmazione comunitaria. L’accordo copre l’intero territorio nazionale che viene suddiviso in base al PIL regionale pro capite rispetto alla media del PIL UE 28:
- regioni meno sviluppate (PIL < 75% media UE-28): Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia;
- regioni in transizione (PIL dal 75% al 90% media UE-28): Abruzzo, Molise e Sardegna;
- regioni più sviluppate (PIL > 90% media UE-28): restanti regioni del Centro-Nord.
L’accordo si articola su 11 obiettivi tematici del Quadro Strategico Comune:
OT1 – ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione;
OT2 – tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
OT3 – competitività delle piccole e medie imprese;
OT4 – transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori;
OT5 – adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione e gestione dei rischi;
OT6 – tutela dell’ambiente ed efficienza delle risorse;
OT7 – trasporto sostenibile e rimozione delle strozzature delle infrastrutture di rete;
OT8 – occupazione e sostegno alla mobilità dei lavoratori;
OT9 – inclusione sociale e lotta alla povertà;
OT10 – istruzione, competenze e apprendimento permanente;
OT11 – potenziamento della capacità istituzionale della autorità pubbliche e amministrazioni pubbliche efficienti.
Fondi strutturali e di investimento europei
I fondi strutturali possono essere suddivisi sulla base degli obiettivi perseguiti:
- FESR: finanzia tutti gli 11 obiettivi previsti dall’accordo, con priorità di investimento per quelli da 1 a 4;
- FSE: finanzia gli obiettivi da 1 a 4 e da 8 a 11, con priorità di investimento per questi ultimi;
- FEASR: finanzia le iniziative per lo sviluppo del settore agricolo e delle aree rurali;
- FEAMP: supporta investimenti relativi agli affari marittimi e la pesca.
Andando per ordine, il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) promuove l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo e la riconversione delle zone industriali in declino, in modo da correggere gli squilibri tra regioni. Risponde inoltre all’esigenza di rafforzare la competitività e l’innovazione, creando e mantenendo posti di lavoro stabili e assicurando uno sviluppo sostenibile.
Il Fondo Sociale Europeo (FSE) è volto a sostenere e promuovere le opportunità di occupazione e la mobilità geografica e professionale dei lavoratori, favorendo l’adeguamento alle trasformazioni industriali. FSE ha come obiettivo principale quello di accrescere le opportunità di occupazione dei cittadini europei, promuovendo lo sviluppo dell’istruzione e il miglioramento della situazione dei soggetti più vulnerabili a rischio di povertà. Si tratta, dunque, dello strumento principale per investire nelle risorse umane.
Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) mira a rafforzare la politica di sviluppo rurale dell’Unione e a semplificarne l’attuazione, contribuendo al miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale, dell’ambiente e del paesaggio, nonché della qualità della vita nelle zone rurali mirando alla diversificazione dell’economia rurale.
I fondi appena descritti, come precedentemente accennato, sono resi disponibili attraverso i Programmi Operativi (PO) monofondo o plurifondo:
- nazionali, rivolti a tutte le regioni o ad alcune tipologie di regioni;
- regionali.
La gestione dei PO è demandata ad Autorità di gestione rappresentate da Ministri e Regioni; i finanziamenti comunitari, dunque, arrivano ai Ministeri competenti e alle Regioni per poi raggiungere i beneficiari/proponenti dei progetti, tramite l’erogazione di avvisi e/o bandi di gara specifici, a volte assegnati ad Enti strumentali delle autorità di gestione (Enti in-house).
Piano Industria 4.0
Altrettanto importante tra gli strumenti di finanziamento nazionali risulta il Piano Industria 4.0 contenuto nella legge di Bilancio 2017, che prevede l’attuazione nel Paese di una serie di misure e agevolazioni volte allo sviluppo di nuove tecnologie digitali nella produzione aziendale. L’obiettivo principale del Piano consiste nel supportare lo sviluppo e l’adozione del paradigma 4.0 nelle imprese italiane, tramite l’introduzione di strumenti specifici riconducibili a quattro aree strategiche:
- agevolazione degli investimenti;
- sviluppo di infrastrutture abilitanti: incentivi per l’introduzione di banda larga e ultra-larga;
- sviluppo delle competenze per favorire l’impiego di nuove tecnologie digitali e nuovi paradigmi produttivi;
- competitività delle Pmi.
Nel 2017, il mercato degli investimenti relativi all’Industria 4.0 ha raggiunto un valore complessivo compreso tra 2,3 e 2,4 miliardi di euro. Per meglio comprendere la portata dei risultati raggiunti dal Piano Industria 4.0 nel corso del 2017, è stato analizzato un campione di imprese, collocate sul territorio italiano, in grado di rappresentare tutte le classi dimensionali aziendali e appartenenti ai settori dell’industria e servizi alla produzione. Da tale esame risulta che l’8,4% delle imprese, facenti riferimento al comparto industriale in senso stretto, utilizza tecnologie rientranti negli ambiti di tecnologia 4.0; il 4,7% delle imprese hanno in programma di effettuare investimenti specifici entro il prossimo triennio; ed infine, l’86,9% delle imprese, definite come “tradizionali”, non utilizzano tecnologie 4.0, ma ne hanno in programma una loro introduzione.
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