Il tema dello spending intelligente è entrato nel vocabolario degli uomini di business ma anche di chi si occupa di tecnologia. Lo evidenzia una recente ricerca sull’Intelligent Spend Management, realizzata da Idc, secondo la quale il 90% delle aziende sa che esistono margini di miglioramento per controllare i propri livelli di spesa e ben il 95% sembra propenso ad investire su una piattaforma di Intelligent Spend Management entro i prossimi due anni.
E’ partendo da questo spunto che si snoda la chiacchierata con Fabrizio Fassone, head of intelligent spend group in Sap per Italia e Grecia, da pochi mesi a capo della divisione nata a seguito all’acquisizione di Fieldglass (2014) che indirizza la tematica del procurement all’interno della strategia di Sap, che intreccia gestione intelligente del business (intelligente enterprise) con esperienza, di dipendenti, partner, ecosistema (intelligent experience).
Il tutto parla di Experience Economy (Sap Now docet), all’interno della quale il tema dell’intelligent spend management ha un ruolo importante per le aziende, focalizzandosi sulla gestione e sul controllo delle attività di procurement, siano queste per beni o servizi. “Di fatto questo tema porta benefici non solo in ambito di gestione della spesa ma anche sull’esperienza che questa comporta e sul business complessivo dell’azienda” precisa Fassone che ha la responsabilità di posizionare la business unit con i prodotti Sap Ariba (provisioning di prodotti e servizi) e Sap Fieldglass (provisioning di forza lavoro esterna).
“L’alto livello di insoddisfazione dei manager che emerge dalla ricerca Idc dipende dal fatto che oggi molto dello spending viene gestito da applicazioni non integrate fra loro, e nel momento in cui serve fare report integrati non esistono strumenti end to end per gestirle, e si torna al caro vecchio foglio di carta, con sistemi che sono retaggio del passato e tecnologie obsolete. Per cui chi gestisce il procurement spende l’80% del proprio tempo su attività non strategiche” puntualizza.
Secondo Idc, il 53% delle aziende ha diverse applicazioni per gestire diversi tipi di spesa, il 47% degli spend manager usa fogli elettronici per analizzare i dati ma la propensione stimata – il 95% probabilmente investirà in nuovi sistemi di Intelligent Spend Management nei prossimi due anni per favorire un processo più connesso, agile e trasparente – spinge Fassone ad incoraggiare la migrazione di strumenti on premise ad Ariba e Fieldglass, suite in cloud. Obiettivo 2020.
Dalla ricerca
“La spesa per il procurement è di fatto la voce di costo maggiore per le aziende che hanno un business fondato sulla vendita di prodotti. Queste organizzazioni destinano infatti in media il 40-45% delle proprie revenue agli acquisti, ma la maggior parte di loro ammette che ques’area potrebbe essere gestita meglio – precisa Fassone citando la ricerca The Future of Spend Management: Approaches, Opportunities, and Challenges in a Digital World condotta da Idc su un campione di 800 responsabili di spend management in quattro regioni mondiali -. Idc ritiene che le organizzazioni riconoscano il vantaggio di una piattaforma unica per la gestione delle spese. E’ anche importante che tale piattaforma consenta di sfruttare il machine learning e altre tecnologie emergenti per estrarre dati utili al fine di prendere decisioni più informate, non solo per risparmiare sui costi e ridurre il rischio legato ai fornitori, ma anche per aiutare le organizzazioni nel raggiungimento degli obiettivi di business”.
Due strumenti, due facce del procurement
Un nuovo approccio al procurement offre una visione completa della spesa in azienda, guardandola nel suo complesso, dall’acquisto di materiali diretti fino ai servizi, dai viaggi di lavoro alla gestione della forza vendita sul territorio. “ In cloud, con l’obiettivo di standardizzare i processi di procurement – precisa Fassone -. Le aziende devono focalizzarsi su nuovi livelli di efficienza, compliance e una miglior gestione della forza lavoro e devono rivedere i processi di spending, investendo in nuovi modelli non solo per tagliare i costi, ma per generare valore per il business”.
Dal momento che il procurement tiene separati l’acquisto di beni e l’acquisto di servizi, la risposta di Sap è duplice: la prima suite Sap Ariba gestisce la spesa dalla definizione dei fornitori fino al pagamento delle fatture (già collegata a un network di 4.4 milioni di fornitori nel database di Sap), la seconda Sap Fieldglass gestisce i costi legati alla forza lavoro, service provider, orchestrando i servizi professionali di fornitori esterni, spesso non visibili di cui si hanno poche informazioni. “Sono entrambi aspetti di una spesa intelligente che permette alle aziende di monitorare e gestire ogni singola voce di spesa in una vista univoca e in tempo reale, permettendo ai responsabili di business di focalizzarsi sulle componenti più a valore delle propria attività” continua Fassoni. Entrambi le soluzioni rispondono alla confusione del processo collaborativo tra chi gestisce le attività di procurement e chi gestisce le procedure, e che interessano l’intera forza lavoro in modo che l’azienda sappia in modo univoco chi siano i fornitori, dove si trovano, quando si spende per ogni signolo servizio, misurandone il Roi.
Se sulla parte di Sap Ariba progetti interessanti di smart procurement annoverano clienti come Piaggio, Amadori, Acciaierie Valbruna, Telecom Italia, Sofidel, sulla parte di Sap Fieldglass (ancora poco conosciuta) si sta lavorando per trovare i giusti intelocutori. “Se le aziende capiscono l’approccio all’intelligente enterprise – dove clienti, partner e persone cooperano in modo aperto – passerà anche il concetto di intelligent spend management”. Ci vuole più tempo.
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