Fatturato complessivo di 123 miliardi di dollari, 9 miliardi di dollari di utile netto, cash flow proveniente dalle attività operative superiore ai 13,1 miliardi di dollari e circa 18,8 miliardi di dollari investiti in ricerca e sviluppo (sono 90mila gli ingegneri impegnati a livello mondiale). Questi i numeri che contano per Huawei nel corso della presentazione dei risultati finanziari del 2019.
Numeri positivi se si tiene conto della crescita del 19,1% del fatturato globale complessivo rispetto all’anno precedente (il 2018), di un flusso di cassa in crescita di circa il 22,4% (su base annua) e, per quanto riguarda ricerca e sviluppo, di uno sforzo ulteriore superiore del 15,3% anno su anno, per investimenti complessivi negli ultimi dieci anni di oltre 86 miliardi di dollari. Cifra ampiamente “influenzata” dall’impegno dell’azienda per lo sviluppo di reti e dispositivi 5G.
Tuttavia, più che dai numeri, nel corso della presentazione sembra chiaro che l’attenzione sia catturata da una serie di temi, alcuni critici. Li evidenzia lo stesso Eric Xu, presidente di Huawei, ma li riprende rapportati al nostro scenario italiano anche Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia. Spiega Xu: “Nonostante l’enorme pressione esterna, l’azienda ha lavorato duramente per guadagnare fiducia e rispetto dei clienti, così come quello dei nostri partner in tutto il mondo. Il business rimane solido”. A parte ovviamente Covid-19, da una parte si fa riferimento alle criticità legate alle pressioni per il 5G nei Paesi Occidentali, dall’altro a quella in ambito mobile con la “rinuncia”, forzata dagli Usa, alle app e al sistema operativo Android sugli smartphone Huawei.
Le pressioni esterne, soprattutto da parte degli Stati Uniti, sono evidenti. Huawei è da anni impegnata, anche in Italia, per favorire lo sviluppo commerciale della rete 5G, tramite i diversi joint innovation center, in collaborazione con diversi operatori. Ma proprio in questo ambito gli Usa fanno pressione sui governi alleati sottolineando la tematica della sicurezza come tema critico.
In un numero: nel 2019, il fatturato di Carrier Business Group di Huawei ha raggiunto 42,5 miliardi di dollari, una crescita del 3,8% rispetto all’anno precedente. E’ tutto da valutare però lo sviluppo di questo business nell’anno in corso, anche per l’emergenza. Lato consumer, Huawei registra invece per l’anno scorso una buona crescita, con un totale di 240 milioni di smartphone consegnati durante l’anno e con un fatturato per il Consumer Business Group di Huawei vicino ai 67 miliardi di dollari, in crescita del 34% su base annua. Allo stesso tempo le stime degli analisti di mercato per i primi mesi del 2020 sulle vendite di smartphone non possono dare segnali positivi.
Per quanto riguarda lo scenario italiano, Luigi De Vecchis, presidente di Huawei nel nostro Paese, torna su alcuni temi principali, in primis il 5G: “Le pressioni indubbiamente ci sono, ma nel nostro Paese è lo stesso Copasir a non aver rilevato mai alcuna anomalia nelle nostre soluzioni ed anche per questo troviamo le pressioni del tutte ingiustificate. La legge cinese non si applica in nessun caso al di fuori dei confini cinesi, sembra ovvio, ma è importante sottolinearlo perché i pregiudizi riguardo presunte “violazioni” non sono pochi. In Italia il governo ha risposto con la legge sul Perimetro Cibernetico che riguarda una sfera più ampia di minacce, risolve più che in parte il problema e non mette certo in difficoltà l’operato di Huawei“. Gli investimenti solo per il 5G di Huawei tra il 2009 e il 2019 sono stati di 4 miliardi di dollari e ora l’azienda la ritiene tecnologia matura ed è convinta di poter soddisfare in modo adeguato le richieste che arrivano dal mercato.
Prosegue De Vecchis: “Ora vogliamo rafforzare il rapporto con le università perché crediamo che la ricerca sia alla base della crescita economica e per questo abbiamo in campo una serie di iniziative per esempio proprio nell’ambito della cybersecurity, mettendo a disposizione a tutto tondo la nostra offerta senza cambiare il nostro atteggiamento, nonostante le difficoltà. ]…[ Manteniamo la direzione degli investimenti ben consapevoli che l’anno sarà difficile, sia per il rapporto con gli Usa e l’entity list, sia certo per la pandemia. In ogni caso la sicurezza non riteniamo sia per noi un problema e su questo siamo del tutto trasparenti. Purtroppo in Italia non è stato ancora realizzato il progetto Cvcn (relativo alla certificazione delle infrastrutture critiche) che noi auspichiamo, di sicuro la trasparenza e tutte le verifiche del caso giocano a nostro vantaggio”.
Il rollout del 5G in Italia è soggetto ad una serie di “incognite”, non ultima, ovviamente dopo la pandemia, quella relativa ai timori per la salute. Specifica De Vecchis: “Due delle frequenze su cui si lavora sono già utilizzate da tempo e conosciamo bene gli effetti documentati dagli studi. Il problema nasce sulla frequenza dei 26 GHz, che può essere facilmente “interrotta” da diversi ostacoli fisici. Ecco, per realizzare questa rete, l’analisi orografica del territorio è chiaro sia importante, e per l’Italia potrebbe richiedere un dispiegamento ampio di antenne, con tutti i rallentamenti del caso. Il rollout può ‘naturalmente’ richiedere tempo. Ciononostante sono già a disposizione i primi servizi 5G e complessivamente non prevediamo rallentamenti per mancanza di capacità di realizzare la rete“.
Per quanto riguarda invece la componente dell’ecosistema mobile De Vecchis sottolinea: “Siamo sempre stati una valida controparte per Google, e Google ha sempre difeso il gruppo nei confronti dell’amministrazione Usa, chiedendo al governo americano di farci uscire dalla entity list, a dimostrazione del valore della nostra collaborazione. Purtroppo non possiamo solo basarci su questo. Abbiamo quindi lavorato sulla componente open di Android, le nostre Emui e Harmony, il sistema operativo costruito sulla base Android open. Oggi contiamo oltre 200 milioni di applicazioni e un milione di sviluppatori che hanno aderito al nuovo ecosistema che contempla anche i wearable, e altri device”. Con il lancio odierno della nuova piattaforma e-commerce (E-commerce Huawei Store) per i prodotti Huawei, l’intenzione dell’azienda sarà di avvicinare ulteriormente i consumatori online sia per quanto riguarda la comunicazione sia per l’assistenza dedicata e le riparazioni a domicilio (Stay Connected).
Riprendiamo in chiusura la riflessione di Xu. Significativa: “In futuro, il contesto ambientale in cui opereremo diventerà ancora più complicato, siamo chiamati a fare ancora meglio”.
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