Le criticità dettate dall’emergenza sanitaria in corso hanno contribuito a cambiare in modo incisivo anche l’utilizzo delle piattaforme di commercio elettronico. In senso più ampio è importante evidenziare come tutto il commercio digitale abbia subito una serie di accelerazioni importanti.
Parliamo di digital commerce proprio sfruttando l’importante sottolineatura delle differenze tra il significato di questa espressione e l’e-commerce, come sono specificate dagli analisti. Nel secondo caso, l’e-commerce, si qualifica la semplice vendita online, attraverso un sito Web di prodotti e servizi. Il digital commerce invece qualifica l’acquisto e la vendita di beni e servizi utilizzando Internet, reti mobili e infrastrutture commerciali digitali. Adobe con Magento, Salesforce, Oracle e Sap sono le aziende che occupano, in questo comparto il quadrante in alto a destra di Gartner.
Focalizzandosi esclusivamente sul digital commerce, si vede come l’emergenza abbia dato un notevole impulso al mercato del commercio digitale b2b con il canale di vendita digitale a rappresentare una risorsa di riferimento nel 2020 anche per gli scambi tra le aziende, non solo tra le aziende ed i consumatori.
I canali di vendita tradizionali, così come i partner tradizionali della supply chain hanno manifestato durante l’emergenza una serie di problemi per le forniture di inventario, e sempre più realtà si sono affidate ai servizi b2b di commercio digitale per procurarsi i beni ed i servizi necessari. Oggi, si stima che quasi il 60% degli acquirenti b2b indirizzino il 25% degli acquisti aziendali sfruttando i marketplace digitali. Un segnale importante che impone una serie di riflessioni.
Da una parte i Chief supply chain officer (Csco) si stanno organizzando per disporre di una roadmap olistica ed organizzare una supply chain davvero digitale che richiede però il superamento dei limiti dati dalle tecnologie legacy e un cambiamento di mentalità nella lettura dei processi.
E’ questa un’esigenza impellente considerato il clima di incertezza in cui ci si trova ad operare, non solo per Covid-19, ma anche per le guerre commerciali in corso. Servono quindi reti di approvvigionamento flessibili e secondo gli analisti sarà importante anche organizzare un modello economico circolare in grado di facilitare il recupero, un ambito in cui si sta muovendo già quasi un’azienda su tre a livello globale, mentre quasi 4 su 10 prevedono di muoversi nel corso dei prossimi due anni. E’ richiesta la capacità di guardare a lungo termine.
Il commercio digitale b2b è destinato a subire una spinta significativa legata alla pandemia su una serie di aree. Come già accaduto in passato, è importante notare, anche in questo ambito, un importante processo di “consumerizzazione“. Le aziende che hanno cambiato i propri modelli di vendita/acquisto evolvendoli, e mutuando tecnologie e modelli tipici della vendita b2c, si trovano in questo momento avvantaggiate.
Per esempio quelle che sono riuscite a dare priorità ai canali di vendita digitali sfruttando la capacità di coinvolgere i clienti tramite chat anche in video e app social, e questo anche tenendo conto di come nel tempo entreranno nei processi di vendita le generazioni più giovani abituate “nativamente” ai processi di acquisto b2c.
E’ interessante a questo proposito il rilievo di Gartner che in una recente ricerca evidenzia come le funzionalità “livestream” incorporate nelle piattaforme commerciali dei marketplace online e sui social network possano aiutare ad incrementare in modo sensibile i processi di engagement. I marketplace aziendali oltre ad adottare quindi una serie di tecnologie innovative dovrebbero però contribuire anche a favorire cambiamenti importanti nei modelli di business favorendo l’efficienza dei processi di acquisto e di vendita e appunto il funzionamento delle supply chain.
Si prevede in questo senso, un incremento del 10% dei ricavi da vendite “digitali” entro il 2023 per quelle aziende che da più di un anno hanno intrapreso questa via. Si sta entrando in una fase quindi in cui il commercio b2b, mutuando le migliori possibilità offerte dall’e-commerce b2c, può risolvere una serie di problemi legati alla catena di fornitura, per poi beneficiare dei passi in avanti compiuti e riuscire a rimodellare anche l’approccio verso i clienti, quindi con un significativo ritorno di vendita anche negli scenari b2c.
Per riuscire allo scopo gli esperti di Gartner (si è concluso da pochi giorni Emea Supply Chain Symposium) ritengono sia necessario innalzare ulteriormente l’asticella riguardo l’esperienza visiva possibile sui cataloghi digitali, in modo da rendere superflua, per esempio, la visita agli showroom fisici. Le tecnologie di visual configuration sono ancora adottate in un numero limitato di marketplace, ed invece si riveleranno indispensabili ad indirizzare anche l’acquisto di prodotti altamente personalizzabili e configurabili.
Chiudiamo con un dato decisamente importante. Secondo Gartner, da qui al 2024, l’80% degli ordinativi di rifornimento delle aziende si concluderanno in modalità “touchless” è anche questo ultimo un aspetto mutuato sensibilmente dai modelli di commercio digitale b2c. La pandemia infatti ha portato la grande distribuzione e non poche realtà commerciali a proporre l’acquisto delle merci senza dover interagire con il personale dei punti venditi o dover toccare i prodotti. Si pensi in questo caso alla crescita delle proposte di acquisto con la scelta online dei prodotti ed il ritiro degli stessi già confezionati presso i punti di ritiro prestabiliti.
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