Interessanti, anche se non proprio del tutto incoraggianti, i numeri evidenziati nella ricerca sull’utilizzo dell’e-commerce da parte delle Pmi, condotta da Market Watch Pmi di Banca Ifis in collaborazione con Format Research.

Lo studio si basa su un campione statisticamente significativo di circa 600 Pmi appartenenti a 10 diversi settori produttivi caratterizzanti per il Made in Italy (agroalimentare, automotive, chimica e farmaceutica, costruzioni, logistica e trasporti, meccanica, moda, sistema casa, tecnologia e altra manifattura) ed evidenzia luci e ombre nell’attività delle Pmi in relazione all’utilizzo delle piattaforme di e-commerce, che si sono rivelate importanti per consentire alle aziende la prosecuzione del business durante l’emergenza, in un contesto in cui l’e-commerce è cresciuto a doppia cifra. Il commercio digitale a livello globale è cresciuto del 10% per volumi passati da 2.201 a 2.415 miliardi di dollari. E’ previsto un analogo incremento anche per il 2021 per un mercato complessivo stimato del valore di 2.700 miliardi di dollari (fonte: eCommerceDB report di Statista). 

E-commerce e Pmi
E-commerce e Pmi (fonte: Format Research)

Meno di una Pmi italiana su dieci (il 9%) utilizza oggi le piattaforme di e-commerce per vendere i propri prodotti ed i settori in cui l’e-commerce è più utilizzato –  agroalimentare (19%), moda (16%), chimica e la farmaceutica (16%) – evidenziano comunque percentuali che non raggiungono mai il 20%, quindi, anche negli ambiti più “promettenti” solo in un caso su cinque, al massimo, le Pmi sfruttano l’online per la vendita diretta.

L’anno di emergenza vissuto sembra aver contribuito a sgombrare molti dubbi, ma non tutti. Il 26% delle piccole e medie imprese che già utilizza le piattaforme digitali di e-commerce, negli ultimi dodici mesi vi ha trovato una soluzione per riuscire a continuare la propria attività, nell’impossibilità di aprire uno store fisico. Allo stesso tempo resta molto alta la percentuale di aziende che non ritiene la vendita online il canale adeguato per la propria offerta di prodotto, mentre si riconosce che grazie all’e-commerce sarebbe però possibile diversificare i canali di vendita (60%) e facilitare l’attività con l’estero.

Tra le note ed i numeri confortanti invece la percentuale del 63% di Pmi che ritiene rilevante la sostenibilità ambientale. Il 36% delle aziende vuole ridurre la quantità di materiali destinati all’imballaggio e il 30% sceglie l’utilizzo di packaging riciclati o riciclabili. Non solo, le Pmi che scelgono le piattaforme di vendita digitale investono su percorsi di formazione dedicati al personale aziendale per migliorare la gestione nelle nuova modalità di vendita (nel 39% dei casi) ed il 20% assume personale ad hoc per farlo. Con l’85% delle aziende che si sono attivate che preferisce rivolgersi ad operatori specializzati per la logistica

Se di e-commerce si parla però di fatto già da oltre venti anni, fa impressione pensare che quasi una Pmi su due, tra quelle che lo utilizzano, abbia implementato il servizio dopo il 2017, e che spesso le aziende si attivano non per iniziativa interna, ma di fatto spinte dalle sollecitazioni del mercato e dei partner esterni. Indicativo anche come il 39% del campione abbia scelto di affiancare alla propria piattaforma di e-commerce anche la scelta di vendere attraverso un marketplace esterno (nel 64% dei casi si tratta di Amazon, nel 22% dei casi Alibaba, una percentuale che per certi aspetti può stupire).

E che il feeling tra le nostre Pmi e l’e-commerce sia ancora giovane e immaturo è evidenziato anche dai risultati: solo il 9% del fatturato complessivo di una Pmi arriva dalle vendite online (e per il 75% è maturato sul mercato domestico). L’e-commerce invece dovrebbe essere attentamente valutato in ottica b2b. Sul totale dei ricavi infatti, il 32% è maturato con i clienti business. E’ un dato che evidenzia le potenzialità del digitale all’interno della supply chain complessiva che comprende quindi anche la digitalizzazione dei rapporti di “fornitura”, per esempio.

Certo le difficoltà non mancano, si tratta soprattutto di superare le problematiche legate all’immaturità digitale del nostro tessuto: il 66% delle aziende denuncia difficoltà nell’aggiornamento dei sistemi informativi e della dotazione tecnologica, il 45% di gestione del magazzino, più di una Pmi su tre segnala problematiche nella certificazione della sicurezza dei pagamenti online. Temi, ognuno di questi, per i quali comunque è disponibile un ampio portafoglio di soluzioni tecnologiche evidentemente non conosciute o considerate difficili da implementare. In questo scenario, il 35% delle Pmi che ancora non l’ha fatto sta valutando l’apertura di una piattaforma di e-commerce entro i prossimi 12 mesi. 

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