Devo dire che mi ha un po’ sconcertata la scelta del nome della NewCo di Ibm, quella che per capirci nascerà dallo spin off della divisione dei servizi infrastrutturali di Ibm a fine anno. Un nome non intuitivo, tutt’altro che facile, ma che fa parlare (il marketing lo trasformerà sicuramente in una leva ancora a me ignota).

Kyndryl – si chiamerà così l’azienda da 19 miliardi di dollari che conterà circa 4.600 clienti in 115 Paesi – nasce dalla fusione di due parole: kinship (parentela, affinità) e tendril (viticcio). Un gioco di significati che sottende alla capacità di legare insieme dipendenti, clienti e partner, presente e futuro, infrastrutture legacy ben radicate e modernizzazione applicativa. E farle avanzare, crescere. Svecchiare. “La creazione di un nome è solo l’inizio del nostro viaggio come marchio – precisa Maria Bartolome Winans, chief marketing officer di Kyndryl -. Ci aiuterà a identificarci e sosterrà il riconoscimento, ma il significato del nome sarà costruito e migliorato nel tempo dai nostri comportamenti, aspirazioni e azioni e da ciò che consentiamo ai nostri clienti di fare”.

Come opererà l’azienda (“progetta, gestisce e modernizza l’infrastruttura tecnologica critica delle aziende”) e come si differenzierà da Ibm (che guarderà al nuovo mondo legato a cloud e intelligenza artificiale, come aveva ribadito il Ceo mondiale allo spin off, e il Ceo italiano in un caffè recente) dovrò però vederlo per crederci a fondo, perché sarà complicato delineare una linea tra le due aziende che rimarranno una la migliore cliente dell’altra. Ma che saranno due aziende diverse, pur continuando Kyndryl a proporre hardware e software Ibm nelle proprie soluzioni, e pur continuando i clienti ad avere gli stessi punti di riferimento in Ibm per account e supporto, anche quando nelle prossime settimane ci sarà il passaggio di consegna dei contratti tra le due.

Viene facile il paragone con lo spin off di HP nel 2015, che aveva dato vita a due aziende focalizzate rispettivamente sul mondo office (HP) e sul mondo enterprise cloud oriented (Hpe) con risultati ottimi per la prima e molto faticosi negli anni per la seconda, che ha dovuto cedere nel 2017 via via software (a Micro Focus) e servizi enterprise (creando Dxc Technology). Così come Ibm, negli ultimi dieci anni, aveva deciso di vendere prima la business unit di servizi di customer care a Synnex (2013) e poi la divisione server a Lenovo (nel 2014, in scia alla vendita dei pc nel lontano 2005). La strategia di specializzazione delle competenze, di focalizzazione, di ricerca di maggiore agilità operativa è la stessa che questa settimana (il 14 aprile) ha visto l’annuncio dello spin off di Dell Technologies e Vmware, dopo quattro anni di matrimonio da quando Vmware era entrata nell’orbita di Dell nel 2016, in seguito alla fusione di Dell e Emc, e che oggi ne detiene l’81%. “Lo spin-off da Dell Technologies –  si legge nella nota ufficiale – darà a Vmware una maggior libertà di execution della propria strategia, una struttura di capitale e una governance semplificate e una maggior flessibilità strategica, operativa e finanziaria, pur senza intaccare la forza della partnership strategica fra le due aziende”. Ma questa è un’altra storia, ci ritorneremo.

Torniamo a Kyndryl. Sarà un dettaglio di poco conto, ma mi ha alzato un campanello di allarme. Nel giorno (12 aprile) in cui i riflettori di casa Ibm avrebbero dovuto puntare sull’annuncio del nuovo nome, Kyndryl, vuoi per educazione o per quel senso di attesa che accompagna ogni nascituro, Ibm (la mamma) ha fatto tutt’altro.
Ha annunciato nuovi servizi per semplificare la sicurezza degli ambienti cloud ibridi, per indirizzare le aziende verso ambienti cloud sicuri (“La sicurezza del cloud può sembrare instabile, data la necessità di difendere superfici più ampie di attacco, la presenza di modelli di responsabilità condivisa e piattaforme e strumenti cloud in rapida evoluzione” – ha affermato Vikram Chhabra, global director, Offering Management and Strategy, Ibm Security Services Non possiamo presumere che gli approcci legacy per la sicurezza funzioneranno in questo nuovo modello operativo; crediamo però che la sicurezza debba essere modernizzata specificatamente per l’era del cloud ibrido…”). Ha annunciato l’accordo preliminare per acquisire myInvenio Srl, una società italiana operante nel settore del process mining con sede a Reggio Emilia (La trasformazione digitale sta accelerando in tutti i settori, dato che le aziende si trovano ad affrontare sfide crescenti nella gestione dei sistemi IT e delle applicazioni aziendali complesse che abbracciano il cloud ibrido – ha detto Dinesh Nirmal, general manager, Ibm Automation -. Con la prospettata acquisizione di myInvenio da parte di Ibm, stiamo continuando a investire nella realizzazione della suite più completa del settore…”). Ha annunciato di essere stata nominata Leader in due Magic Quadrant di Gartner: 2021 nel Magic Quadrant for Cloud AI Developer Services e nel 2021 Magic Quadrant for Data Science and Machine Learning Platform.

E’ chiaro che sia Ibm sia Kyndryl portino avanti ora ognuna la propria strada, ognuna rafforzando la propria strategia (“Vogliamo che le organizzazioni clienti nel mondo pensino a Kyndryl come a una realtà indipendente che fa funzionare i sistemi vitali al cuore dell’evoluzione e del progresso grazie ai migliori talenti nell’industria IT” ha dichiarato al battesimo il Ceo di Kyndryl, Martin Schroeter). Ma trovo questa valanga di annunci di Ibm questa settimana un po’ fuori luogo, quasi volessero distogliere l’attenzione dalla prima vera notizia legata al pezzo di azienda staccatosi, anche se semplicemente la novità riguardava la scelta del nome. Nulla di grave certo, solo poco carino.

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