Un grande impegno abbiamo visto in settimana da parte di aziende e PA per rispettare le modalità di accesso al lavoro, stabilite dal decreto che rende obbligatorio il Green Pass per accedere al lavoro.
Mail, comunicazioni, informative, personale di verifica del certificato verde… Una messa in moto importante della macchina lavorativa che non ha portato scossoni, ma ha dimostrato “senso di responsabilità e organizzazione flessibile e intelligente”. Sia nella PA – come ha sottolineato il ministro Brunetta – sia nelle aziende che hanno recepito le nuove regole ingabbiate dal decreto sulle modalità di verifica del possesso Green Pass, firmato a quattro mani da Draghi e da capi dei dicasteri del Mitd, Salute e Mef (Colao, Speranza e Franco).
Le linee guida definiscono gli strumenti informatici per i datori di lavoro (sia pubblici sia privati) per la verifica quotidiana e automatizzata della certificazione verde valida, combinando anche la verifica del QR code del Green Pass (attraverso l’app VerificaC19) con altri sistemi in uso in azienda, come quello di verifica delle presenze e della misurazione della temperatura.
Modalità approvate, in virtù dell’urgenza, anche dal Garante per la Privacy dal momento che la verifica non comporta la raccolta di dati dell’interessato in qualunque forma, ad eccezione di quelli strettamente necessari in ambito lavorativo per applicare le misure del mancato possesso della certificazione, e in virtù del fatto che i dipendenti dovranno essere informati dal datore di lavoro sul trattamento dei dati attraverso una specifica informativa.
Sottoposti al controllo solo i lavoratori effettivamente in servizio per i quali è previsto l’accesso al luogo di lavoro (esclusi i dipendenti in ferie, in permesso, in malattia, o in modalità agile).
Come avviene la verifica.
Per le pubbliche amministrazione che aderiscono alla piattaforma NoiPa (sviluppata dal Mef) è possibile l’interazione asincrona con la piattaforma nazionale Dcg (Digital Green Certificate), mentre per le aziende pubbliche o private con più di 50 dipendenti che non aderiscono alla piattaforma NoiPA, l’interazione asincrona avverrà tra la piattaforma nazionale Dcg e il portale istituzionale dell’Inps. Vale per tutte le interoperabilità applicative, cosi come per le aziende con più di 1000 dipendenti distribuiti su più sedi, con la sincronizzazione tra il sistema gestionale dell’ufficio del personale e la piattaforma nazionale Dgc.
Altra novità in vigore dal 15 ottobre: la fine dello smart working emergenziale nella pubblica amministrazione con il ritorno in ufficio per avviare la nuova fase di normalità.“Il green pass per i lavoratori è un acceleratore della ripartenza del Paese in sicurezza”, precisa Brunetta per arrivare a “piena operatività del front office e del back office”.
Ma entro gennaio saranno pronte le nuove regole per stabilire le modalità di lavoro agile nella PA, che “sarà strutturato e regolato, grazie ai rinnovi contrattuali in via di definizione e ai Piani integrati di attività e organizzazione (Pola) che le amministrazioni dovranno adottare entro il 31 gennaio 2022” precisa il ministro, con un tetto di dipendenti in smart working fissato al 15% dei lavoratori della pubblica amministrazione.
Il banco di prova del green pass obbligatorio in questi primi giorni ha retto, in aziende e PA.
Senza contare l’accelerata fondamentale data dal decreto a tamponi e vaccini, se guardiamo semplicemente alla tanto contestata App Immuni nata con fatica in tempi lontani (due governi fa) – a tal punto da essere inizialmente poco scaricata senza impatto significativo sul tracciamento della diffusione del Coronavirus – oggi possiamo affermare che sta vivendo la sua vera giovinezza, non più sotto i riflettori. Immuni è oggi l’app più utilizzata per mostrate il Green Pass. La seconda più scaricata per iOS, la terza per Android. Ma non va di moda dirlo.
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