Cresce la spesa Ict della pubblica amministrazione italiana, pari a 3,7 miliardi di euro nel 2021 (dai circa 2,8 miliardi di euro del 2019) nelle 74 amministrazioni pubbliche che sono state analizzate. Un dato importante ufficializzato da Agid con la quarta edizione dell’indagine La Spesa Ict 2021 nella PA Italiana, che illustra le stime sull’andamento complessivo della spesa Ict della pubblica amministrazione, e approfondisce i risultati puntuali emersi da un panel di 74 amministrazioni del nostro Paese (26 amministrazioni centrali, 21 regioni e province autonome, 13 città metropolitane e 14 comuni capoluogo delle città metropolitane). Con dettaglio di progetti che hanno preso piede e di altri che non sono stati toccati da questa energia.
Certo lo scenario dell’indagine è quello che conosciamo da ormai due anni: persistenza dell’emergenza sanitaria, assenza ancora degli effetti del Pnrr sugli investimenti di spesa (l’analisi è stata condotta nel primo semestre 2021 ben prima dell’assegnazione delle nuove risorse del Piano), un 2020 rallentato rispetto al 2021 per l’inattesa pandemia che ha richiesto tempo a tutti i settori per capire come muoversi e reagire. Ma che poi è stata volàno di nuovi ridisegni e investimenti Ict.
Ma se complessivamente nel periodo 2019-2022 la crescita della spesa Ict nella PA è stata ben sostenuta a un ritmo del 6% (rispetto al triennio precedente) non tutti gli anni si sono mossi a pari velocità.
Nel 2020 il trend di crescita si è attestato solo su un + 3,9% proprio a causa dell’emergenza che ha sparigliato le carte, con alcuni comparti che hanno però segnato positive accelerate come quello della sanità (+5,1%) grazie al potenziamento dei sistemi di accesso e prenotazione online o quello dell’education (+10,5%) grazie alla didattica a distanza implementata da scuole di ogni ordine e grado.
Nel 2021 la ripresa della spesa Ict è stata più sostenuta, +5,7%, per un valore complessivo stimato di circa 6,5 miliardi di euro, dando il la a un’ulteriore accelerata nel 2022, con stime di spesa complessiva pari a 7 miliardi di euro, senza considerare ancora gli effetti del Pnrr (che con maggiore probabilità saranno significativi nel triennio a venire).
Ma il dato importante (tra i molti presentati che vi invito a leggere) è relativo a quanta spesa è “spesa per innovazione”, cioè legata agli input del Piano triennale in linea con le direttive dell’amministrazione digitale (Cad) e non banalmente “spesa per manutenere” l’esistente.
Dai dati raccolti è emerso come le amministrazioni pongano sempre più attenzione a sostenere una spesa che sia effettivamente in grado di innovare i propri processi. Nel 2021 la spesa per innovazione rappresenta infatti il 24% del totale, in aumento rispetto al 19% rilevato nel 2019, con un approccio oramai lontano da un passato in cui gli investimenti riguardavano razionalizzazione e contenimento della spesa Ict e sempre più legati a definire una “buona” programmazione per realizzare piani di investimento e di spesa da destinare all’innovazione digitale.
Gli ambiti di spesa
L’analisi dei 680 progetti Ict, segnalati dal panel e realizzati, mostra come gli investimenti per le piattaforme (35%) e le infrastrutture (32%) rappresentino i principali ambiti in termini di spesa, seguita dalla spesa per servizi digitali (16%).
Tra i trend tecnologici che stanno sostenendo la dinamica positiva di spesa, che si prevede acceleri già nel 2022, ci sono:
● la cybersecurity (nel 2021 sono state bandite due gare da Consip dal valore di 135 e 585 milioni di euro in attuazione del Piano Triennale 2020-2022). “Si conferma la necessità di una sempre maggiore attenzione e di un maggiore effort operativo soprattutto in ambito cybersecurity, sia per volumi di spesa sia per le scelte e soluzioni messe in campo per una chiara individuazione degli asset che possono essere maggiormente soggetti ad attacchi cibernetici – precisa il report -. Più in generale per l’adozione delle fondamentali iniziative per la protezione delle proprie infrastrutture e per la realizzazione di un approccio security by design nei propri sviluppi applicativi”;
● la transizione verso il cloud, spinta anche dalla strategia cloud nazionale che vede le amministrazioni impegnate a predisporre i piani di migrazione. Di fatto, il 95% delle amministrazioni dichiara di far ricorso al cloud o di prevederne l’uso entro il 2022, con diversi approcci (Iaas o Saas, spinta a modernizzare o sostituire tecnologie legacy, applicazioni, adottare una strategia cloud first valutando le componenti che da subito possono essere esercitate in cloud);
● lo sviluppo di piattaforme di analisi di dati che supportino l’evoluzione verso un modello data driven: il 38% degli enti ha formulato un piano di data strategy focalizzato prevalentemente sulla revisione della data governance e sul ridisegno dell’architettura dati, mentre un ulteriore 38% prevede di implementarlo tra il 2021 e il 2022. Attenzione agli open data (57 enti del panel hanno reso i dati disponibili in formato open) e alla georefenziazione (l’81% degli enti gestisce dati georeferenziati);
● l’aggiornamento dei sistemi informativi ospedalieri, con rafforzamento della strategia di cybersecurity e data protection;
● la crescita dei servizi online a disposizione di cittadini e aziende, accelerata dall’emergenza sanitaria, che non si potrà più trascurare.
Da non sottovalutare anche la capacità degli enti stessi di far fronte a queste tematiche complesse, con competenza adeguate. Così il consolidamento nel 2021 dell’indice di Digital Readiness mostra quanto le amministrazioni siano preparate e coinvolte in questo percorso di innovazione digitale.
Un indicatore importante anche per capire quale potrà essere la capacità di gestire i fondi del Pnrr, approvati in Europa lo scorso luglio (13/07/2021) per il quale sono partite le gare per aggiudicazione dei bandi, che dei 190 miliardi di euro di investimenti ne destina ben il 25% alla trasformazione digitale, trasversale rispetto a tutte le missione del piano. Alla sola voce “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA” sono attesi investimenti pari a 9,7 miliardi per spingere progetti specifici di digitalizzazione, definiti sempre in accordo con Cad e Agid (tra linee guida e piano triennale).
Direi bene i trend Ict confermati dall’analisi di Agid 2021, in vista di un ridisegno digitale e open della macchina pubblica: crescita della spesa, attenzione a tematiche di innovazione, spinta ai progetti infrastrutturali base di nuova modernizzazione applicativa. Saranno l’ossatura della spesa anche per il 2022.
© RIPRODUZIONE RISERVATA