Una settimana agitata: Sogei inciampa in un guasto tecnico che sospende l’erogazione di servizi pubblici (poi ripristina), Italtel riparte dopo un periodo turbolento (nuova strategia e amministratore delegato), WindTre e Iliad si accordano per coprire le aree meno densamente popolate del Paese dando vita a una NewCo che toccherà il 25% della popolazione (a giugno), gli hyperscaler (Google Cloud, Microsoft e Aws) scaldano i motori per lanciare o consolidare le proprie region data center in Italia e le rispettive partnership per ammaliare chi valuta ancora con sospetto la cloud transformation, mentre a Cernobbio The European House-Ambrosetti dà i numeri dell’economia italiana, nello scenario di guerra a valle della pandemia.

Fatti che nella loro diversità rimarcano le fragilità in cui viviamo e la centralità del digitale in un momento molto complesso per investimenti e progetti (Pnrr), situazione umanitaria ed economica (guerra), ridisegno della strategia cloud (privata e pubblica), riassetto degli operatori di Tlc (tutti coinvolti). 
Guardiamo i fatti uno per uno.

1 – Cosa è successo a Sogei? 30 marzo: “Sogei comunica di non essere sottoposta ad alcun attacco cyber e che i servizi sono momentaneamente non disponibili per problemi tecnici”. 31 marzo: “Siamo in attesa di riscontri e verifiche tecniche conclusive per i disservizi creati da Areti Spa che hanno portato all’interruzione del servizio”. 1 aprile:“ A seguito del problema tecnico che ha riguardato la rete elettrica, la totalità dei servizi erogati è stata ripristinata. Si comunica, inoltre, che non sono stati in alcun modo persi né alterati dati e informazioni. Ci scusiamo con gli utenti per i disagi arrecati e per quelli ancora in corso”.
Tutto bene quel che finisce bene? Non direi perché se si è temuto lo scorso 30 marzo un attacco cyber a milioni di dati di cittadini che Sogei gestisce sulle piattaforme per le quali eroga i servizi (per fortuna non lo è stato) non da meno la preoccupazione per un blocco totale dei servizi dell’in-house del ministero dell’economia (100% di proprietà del Mef) dovuto a un banale guasto elettrico, causato da un disservizio di Areti (società del gruppo Acea per acqua, energia e ambiente) nella zona di Roma in cui ha sede Sogei. “Si tratta di fenomeni transitori della durata di frazioni di secondo che rientrano tra i disturbi ammessi sulla rete elettrica di distribuzione. Areti sta collaborando con i tecnici Sogei per gli approfondimenti sul caso” la nota di Areti del 31 marzo. Ma le conseguenze si sono fatte sentire: in tilt il portale dell’Agenzia delle Entrate, la piattaforma per la fatturazione elettronica, quella delle prescrizioni mediche, l’agenzia delle dogane e dei monopoli, la ragioneria di stato, la piattaforma di rilascio dei Green Pass, le piattaforma legata alle scommesse online, l’Anagrafe della Popolazione Residente… Sembra paradossale che sia stato un buco di tensione a mettere in crisi sistemi fondamentali nel processo di trasformazione digitale del Paese che non dovrebbero in alcun modo temere attacchi informatici né tanto meno guasti alla rete elettrica, perché ridondata e protetta. Invece.

2 – Cosa è successo a Italtel? La nuova compagine societaria e un nuovo amministratore delegato segnano per Italtel il superamento di una fase complessa che si è protratta fino alla fine del 2021 e, contemporaneamente, il rafforzamento della strategia Ict del gruppo. Il nuovo assetto societario (Gruppo Psc con il 54%, fondo Clessidra Capital Credit con il 28% e Gruppo Tim con il 18%, approvato a dicembre dal tribunale di Milano) ha dato vita il 1 aprile, con un aumento di capitale di 56,3 milioni di euro, alla nuova Italtel, che oltre ad ereditare personale e clienti dalla precedente realtà ha scelto come amministratore delegato Benedetto di Salvo, manager di lunga esperienza Ict, ex direttore della Business Unit Digital Solutions di Sirti (subentrando a Stefano Pileri, che ha guidato dal 2010 una transizione molto complessa) portando l’Ict al centro del business. Così rimarca Roberto Loiola, AD dell’azionista di maggioranza Psc: “Crediamo che Italtel ed il suo business nell’Information & Communication Technology siano centrali nella strategia del gruppo”. Un rafforzamento dell’Ict che “amplierà la presenza nei settori delle imprese pubbliche e private, facendo leva su competenze diversificate e soluzioni proprietarie in ambito cloud, cyber, networking, multimedia, IoT, 5G, automation – afferma il neo AD Di Salvo – pur continuando ad essere focalizzati sui telco provider, supportando i loro piani di evoluzione dei servizi e delle reti core, trasporto e accesso ultrabroaband (Ftth e 5G)”. 

3 – Cosa hanno deciso WindTre e Iliad? Si è aperta ufficialmente in settimana la procedura che vedrà le due aziende creare una NewCo partecipata al 50% da entrambe per coprire con rete mobile le aree meno popolate del Paese. La NewCo verrà creata a valle del trasferimento da parte di WindTre del ramo d’azienda dedicato, in una entità separata controllata al 100% da WindTre, che solo successivamente ne conferirà il 50% nelle mani di Iliad Italia (30 giugno). La nuova realtà consentirà di creare sinergie fra le due aziende, ottimizzare i costi e gli investimenti della rete di accesso radio-mobile in queste aree con la condivisione di antenne e Ran (radio access network) e delle infrastrutture passive di Cellnex (partner WindTre), rafforzare le competenze di sviluppo infrastrutturale di WindTre verso fibra e 5G, fornire servizi di roaming Multi Operator Core Network in zone dove già WindTre offre il roaming a Iliad. Una intesa che dovrebbe contribuire a ridurre il digital divide italiano coinvolgendo aree in cui risiede il 25% della popolazione. 

4 – Cosa hanno fatto gli hyperscaler? Si scaldano i motori verso le aperture delle cloud region dei vari vendor tecnologici. Google Cloud ha ufficializzato la data dell’apertura della propria cloud region con il lancio il 15 giugno, Amazon Web Services ha fissato evento analogo la settimana successiva per sottolineare gli asset della propria region (già aperta in Italia), mentre Microsoft ha ufficializzato le partnership strategiche che accompagneranno i suoi clienti verso il cloud. La narrazione passa per tutti dai valori “universali” riconosciuti alle cloud region di prossimità (bassa latenza, compliance alle normative, sicurezza, sovranità dei dati, agilità…) ma si percepisce il fermento. Non solo per continuare a lavorare con grandi clienti di fascia enterprise che hanno già iniziato ad abbracciare il cloud (anche se non ancora spostando i workload mission critical) ma soprattutto con medie e piccole aziende italiane (il nostro tessuto produttivo) che non hanno ancora fatto quasi alcun ragionamento a riguardo. E considerando che solo il 20% dei carichi di lavoro è oggi in cloud, c’è spazio per una sana competizione che poggerà non solo su offerte e prezzi ma su servizi e  competenze dell’ecosistema. Cloud ibrido e multi-cloud guideranno le mosse.

Movimenti che sembravano normali fino a un mese fa e oggi risentono del contesto drammatico che sta frenando aziende e imprenditori. Per questo è importante leggere gli andamenti illustrati da Ambrosetti nel weekend.

5 – Cosa si è detto nel workshop “Lo scenario dell’economia e della finanza” di Cernobbio? Se a fine dicembre, la rilevazione di The European House Ambrosetti tenendo in considerazione pandemia, inflazione e ripresa economica prospettava un 2022 favorevole, l’indice di oggi – Ambrosetti Club Economic Indicator – misurando il sentiment delle imprese italiane (grazie a una survey trimestrale rivolta a 400 membri della business community) ribalta la situazione dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022. Una brusca riduzione dell’ottimismo, combinando i due shock esogeni di pandemia prima e guerra poi, con le conseguenze già evidenti a tutti: oltre al dramma umanitario (1), l’esplosione dei costi energetici e logistici (2), l’interruzione delle filiere di approvvigionamento (3), l’esplosione dell’inflazione con un forte peso sui redditi delle famiglie (4).

Dalle prime nostre analisi la contrazione sarà ben superiore al punto percentuale del Pil di gennaio, anche se a conflitto ancora in corso è molto difficile fare previsioni – ha esordito Valerio De Molli, Ceo di The European House Ambrosetti, in apertura del convegno -. Il contesto è radicalmente mutato, invertendo rapidamente il precedente trend positivo. Questo ha messo a nudo l’incapacità pluriennale della nostra classe dirigente politica di gestire in largo anticipo il grave problema della dipendenza energetica russa. La Cecenia, la Siria, la Crimea, le molteplici ingerenze internazionali sono state ignorate perché era molto più facile continuare a comprare il gas dalla Russia che agire per tempo per diversificare i rischi di approvvigionamento da un unico fornitore”.

E sottolineando le conseguenze della mancata transizione energetica (“Il 41% della nostra elettricità è prodotto dal gas e siamo il Paese europeo che più utilizza questa risorsa nel proprio mix produttivo, con la metà circa del gas utilizzato proveniente dalla Russia la quale, aggiungendo al gas anche il petrolio, riceve un assegno giornaliero di un miliardo di euro dall’Europa. Ora ne stiamo pagando le conseguenze. E anche oltre gli impatti negativi sull’approvvigionamento energetico”) cita gli effetti enormi sulle filiere manifatturiere del Paese: automotive (il 40% del palladio dalla Russia e il 50% del neon dall’Ucraina, materia prima per i microprocessori), piastrelle (l’argilla bianca interamente dall’Ucraina), zootecnia (il 13% dei fertilizzanti da Russia, Ucraina e Bielorussia), agricoltura (ridotto del 40% il fabbisogno complessivo di concimi) e varie produzioni alimentari (il 30% del grano, il 20% del mais e l’80% dell’olio di girasole da Russia e Ucraina a livello globale).

In questo scenario la fiducia della business community non risalirà neanche fra sei mesi, seppure l’esordio del Pnrr avrà “un ruolo di smorzamento” afferma De Molli con l’avvio delle prime gare e degli investimenti pubblici, a loro volta potenziali abilitatori di investimenti privati.
Rimane ad oggi come risultato finale un “grave mix di incertezza” che aleggia sulle strategie delle aziende e che potrebbe rallentare i piani di innovazione, impattare sui progetti del Pnrr, sul rilancio di aziende Ict o Tlc che devono accelerare la trasformazione digitale, propria e del Paese. Sarebbe incosciente non ammetterlo.

Valutazione della situazione attuale del business - marzo 2022: 29,2 - Fonte: Ambrosetti
Valutazione della situazione attuale del business – marzo 2022: 29,2 – Fonte: Ambrosetti

Prospettive del business a sei mesi - marzo 2022: 20,8 - Fonte: Ambrosetti
Prospettive del business a sei mesi – marzo 2022: 20,8 – Fonte: Ambrosetti

Prospettive degli investimenti a sei mesi - marzo 2022: 35,38 - Fonte: Ambrosetti
Prospettive degli investimenti a sei mesi – marzo 2022: 35,38 – Fonte: Ambrosetti

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