E’ la sicurezza prima ancora del miglioramento della gestione multicloud la priorità del settore dei servizi finanziari per i prossimi 12-18 mesi, ed anche se il multicloud ibrido è il modello IT di riferimento, il settore dei servizi finanziari è più lento in termini di adozione. Lo dicono i numeri dello studio commissionato da Nutanix a Vanson Bourne che per il quarto anno consecutivo ha realizzato il report Enterprise Cloud Index. Il report si basa sulle interviste effettuate a 1.700 responsabili delle decisioni IT in tutto il mondo tra agosto e settembre 2021 ed i dati che consideriamo in questo contributo rappresentano le evidenze di una specifica integrazione dello studio che si focalizza sui trend di implementazione e pianificazione cloud nel settore dei servizi finanziari, elaborato sulla base delle risposte fornite da 250 professionisti IT di banche e compagnie assicurative di tutto il mondo.
Rispetto ai numeri relativi sull’accelerazione del cloud negli altri verticali che siamo abituati solitamente a snocciolare, ecco che fa effettivamente impressiona il dato Vanson Bourne secondo il quale il numero di società che operano nel campo dei servizi finanziari che ha già adottato il multicloud è inferiore a quello di qualsiasi altro settore, e addirittura al di sotto del 10% della media globale. Numeri destinati a cambiare, perché, secondo gli analisti, l’adozione dovrebbe passare dal 26% al 56% nel corso dei prossimi anni, raddoppiando; ma allo stesso tempo numeri anche in grado di evidenziare come, oggi, cloud/multicloud siano di riferimento solo per una realtà su quattro. Un dato dall’altra parte del tutto coerente con lo stato di buona salute del mainframe oggetto degli studi di altri vendor.
Scendendo solo poco di più nel dettaglio, si scopre che è proprio il finance il verticale, tra tutti, con il livello più basso di utilizzo del cloud pubblico.
Quasi sei realtà su dieci non utilizzano servizi di public cloud (è il 47% la media per tutti i settori a livello globale) e non lo fanno soprattutto per i cospicui investimenti pregressi già compiuti nelle applicazioni e in relazione alla natura altamente regolamentata del settore. E’ addirittura del 31% la percentuale delle organizzazioni finance che utilizza ancora data center three tier non abilitati al cloud come unica risorsa infrastrutturale IT.
Non dovrebbe poi stupire le percezione dei responsabili IT del settore indagato cui sembra necessaria una gestione più semplice delle infrastrutture multicloud (è così per l’84% degli intervistati) mentre il 50% percepisce ancora i problemi di sicurezza come una minaccia all’adozione di un modello multicloud.
L’approdo al multicloud – da una parte vantaggioso per indirizzare i carichi sulla nuvola più adeguata a seconda delle esigenze delle specifiche applicazioni e delle relative criticità – è riconosciuto aver innalzato il livello di complessità in opposizione, tra l’altro, a quello che era considerato uno dei primi vantaggi. E non mancano comunque studi che sottolineano anche scelte di parziale “rimpatrio” on-premise di alcuni workload.
In ogni caso, per sostenere le sfide di interoperabilità e integrazione dei dati, l’82% del campione ritiene che il multicloud ibrido sia il modello ideale (è così per l’82% degli intervistati): permette infatti di indirizzare le principali problematiche legate al multicloud e fornisce un ambiente cloud unificato in cui le policy di sicurezza e di governance dei dati vengono applicate in modo uniforme.
Gli aspetti critici considerati non finiscono qui. Il 78% cita la mancanza di competenze IT necessarie a gestire le attuali esigenze aziendali, con la semplificazione delle operation che è obiettivo cruciale del prossimo anno.
Allo stesso tempo quasi tutti gli intervistati nel settore dei servizi finanziari (98%) hanno iniziato ad operare alla modernizzazione infrastrutturale spostando una o più applicazioni in un nuovo ambiente. Principalmente lo hanno fatto da data center tradizionali a cloud privati, un’esigenza dettata dall’accelerazione nello sviluppo applicativo (per il 43%) e da esigenze di sicurezza (42%) o dai bisogni di integrazione con i servizi cloud native (40%).
In ambito finance è considerato ancora impegnativo e dispendioso spostare le applicazioni nei nuovi ambienti, un problema questo che in verità in futuro sarebbe indirizzato nel migliore dei modi grazie all’adozione dei container e delle app containerizzate, così come correttamente pensa l’86% del campione che dichiara che i container assumeranno un’importanza rilevante entro il prossimo anno.
Chiudiamo il cerchio e, come accennato in apertura, rivediamo l’allineamento delle priorità IT nell’ottica delle organizzazioni finance che per i prossimi mesi includono al primo posto il potenziamento della sicurezza (54%, con il 70% che dichiara che nel corso della pandemia questa voce ha richiesto l’incremento dei budget di spesa), quindi il miglioramento della gestione multicloud e a cascata lo sviluppo e/o l’implementazione di tecnologie cloud-native (47%).
Il 64% del campione ha poi già incrementato la spesa per aumentare l’automazione self-service basata sull’intelligenza artificiale mentre il 64% ha investito in aggiornamenti dell’infrastruttura. Anand Akela, VP of Product and Solutions Marketing di Nutanix: “Poiché la sicurezza delle informazioni e la resilienza operativa continuano ad essere al centro dell’attenzione per le società di servizi finanziari, è necessario prendere in considerazione soluzioni multicloud ibride con gestione e sicurezza integrate e con la possibilità di spostare rapidamente le applicazioni tra le infrastrutture cloud in modo economico“.
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