Passport-Photo.Online è conosciuta per i servizi online che consentono di caricare una foto già disponibile, oppure di scattarne una ex novo, per poi ritrovarsi con il formato adeguato di foto “tessera” pronta per la richiesta del documento necessario, che sia la patente, la carta di identità elettronica, il passaporto, etc.
Una volta per le foto tessera era necessario ricorrere ad un fotografo professionista, oppure utilizzare una delle tante “macchinette” disponibili in stazione, o presso alcuni uffici. Ora si può fare tutto in autonomia, anche solo con lo smartphone, con la certezza che la foto ottenuta sia effettivamente nel formato e con le specifiche richieste dalle autorità e, per pochi euro, ottenere il download o addirittura la stampa della foto a casa propria. E’ un altro dei tantissimi utilizzi possibili con lo smartphone, cui probabilmente pochi ancora hanno pensato, e che ha attivato la startup di Passport-Photo.Online su una ricerca interessante relativa all’utilizzo dello smartphone in vacanza, con evidenze interessanti soprattutto in relazione al rapporto tra relax e lavoro.
L’azienda, a partire dalle risposte di circa 1.000 intervistati (negli Usa) ha raccolto alcuni dati interessanti, con numeri che dovrebbero portare a riflettere. Lo studio è stato generato in diversi passaggi, tra sondaggi online e indagini, le risposte sono state esaminate da ricercatori per il controllo della qualità, anche attraverso una domanda di verifica dell’attenzione.
Il dato chiave riguarda il 75% dei viaggiatori che considera il proprio smartphone come il più importante accessorio di viaggio. Oltre sette viaggiatori su dieci lo controllano in media tra le 32 e le 80 volte al giorno, ma il 10% arriva ad utilizzarlo addirittura anche 160 volte al giorno. Oltre la metà dei turisti trascorre poi fino a due ore al giorno sui social media, e quasi la metà lo fa anche per “rendere invidiosi” i follower per la propria esperienza di viaggio.
Note “dolenti” riguardano soprattutto i dipendenti, perché quasi sette su dieci utilizzano i dispositivi mobile, comunque e ancora, per lavorare, anche nel tempo libero e oltre sei su dieci ammettono poi che proprio lo smartphone utilizzato in questo modo ha impedito loro di rilassarsi e ricaricare le batterie.
Una modalità che sarebbe, secondo il 60% degli intervistati, da correlare con l’atteggiamento dei responsabili che si aspettano che i dipendenti restino in contatto mentre sono in vacanza, mentre oltre la metà dei dipendenti sente la pressione di rispondere alle email o ai messaggi di lavoro, anche se non richiesto dal datore di lavoro. In ogni caso, circa i due terzi del campione vorrebbero semplicemente essere irraggiungibili e non riescono.
Negli Usa si parla di Hustle Culture: cultura dell’attività febbrile, o del ‘trambusto’ a voler essere letterali, più semplicemente si intende stacanovismo o iperlavoro. Dati locali del Washington Center for Equitable Growth svelano che la maggior parte degli impiegati lavora più di 45h alla settimana e circa la metà ha scelto anche di svolgere un lavoro secondario.
I lavoratori si trovano ad occuparsi del lavoro anche nel fine settimana, così come quando sono in gita, incapaci di staccare la spina. In assoluto, a farlo più di tutti è la Gen Z (78%), mentre in coda vi sono i Boomers (oltre i 55 anni, 48%).
Sono quindi social media e lavoro, soprattutto, a portare all’utilizzo, smodato, dello smartphone anche in vacanza. Per quanto riguarda proprio l’esperienza “social”, la ricerca sottolinea come l’uso frequente dei social media abbia influenzato negativamente la vacanza più recente del 58% degli intervistati con un dato da una ricerca “esterna”, di Schofields, allarmante: il 40% dei Millennials sceglie le destinazioni per le proprie vacanze in base a quanto siano “instagrammabili” le foto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA