Tra i dispositivi oramai ritenuti “indispensabili” – in relazione al moltiplicarsi dei servizi digitali disponibili per le attività di lavoro, così come per le pratiche della vita quotidiana – smartphone e pc sembrano aver raggiunto il possibile picco di penetrazione. Indicativo, a questo proposito, che il 94% dei consumatori in Italia, possieda “almeno” uno smartphone. Nel nostro Paese è il dispositivo più diffuso mentre ogni consumatore usa, in media, quattro device tra cui tablet, pc, lettore e-book, e una serie di dispositivi indossabili.
Dal 2020 è cresciuto poi il numero pro-capite di lettori portatili per i videogiochi (+6%) e di smartwatch ( +9%), li possiede un consumatore su quattro. E iniziano a diffondersi dispositivi innovativi come i visori per la realtà virtuale, anche se al momento solo il 6% dichiara di averne uno a disposizione. Lo smartphone, in ogni caso, è il dispositivo più frequentemente utilizzato (9 rispondenti su 10 dichiarano infatti di averlo usato nelle ultime 24 ore), seguono i computer, mentre i lettori portatili per videogiochi e i visori per la realtà virtuale sono quelli utilizzati più di rado, su base settimanale o mensile.

Sono questi alcuni dei numeri di scenario ripresi dalla rilevazione Digital Consumer Trends Survey 2021, indispensabili per la focalizzazione sul tema della sostenibilità che caratterizza l’analisi verticale Digital Green Evolution di Deloitte. 

Accesso ai dispositivi digitali
Accesso ai dispositivi digitali (fonte: Deloitte Consumer Trends, Italia, 2021)

La survey ha coinvolto diversi Paesi a livello globale, tra cui l’Italia. I risultati specifici per l’Italia si basano su 2mila interviste online a individui di età compresa tra i 18 e i 75 anni. Sono state condotte nel corso dell’estate 2021 e focalizzate sui macro-temi: Connettività e interazioni con gli operatori mobile, digital entertainment, news e fonti di notizie, digital device, data privacy, digital health.
Il report Digital Green Evolution evidenzia soprattutto come di fronte al numero crescente dei dispositivi in utilizzo, che supera la popolazione mondiale, cresce l’attenzione per i temi di sostenibilità e dei relativi impatti ambientali legati alla produzione, all’uso ed allo smaltimento dei device.

Attività svolte sullo smartphone
Attività svolte sullo smartphone (fonte: Deloitte Consumer Trends, Italia, 2021)

Ed anche su questo tema lasciamo parlare i numeri. Deloitte stima che nel 2022 il numero di smartphone in uso sarà di 4,5 miliardi che genereranno 146 milioni di tonnellate di CO2 (o CO2e, emissioni equivalenti) a livello globale.
Un primo importante impatto ambientale è quello legato alla fase di produzione. L’83% delle emissioni è legato all’estrazione delle materie prime ed ai processi produttivi, nonché al trasporto. L’effettivo ammontare emesso in queste prime fasi dipende in particolare da due fattori principali: la scelta da parte degli stessi produttori di utilizzare materiali riciclati (consentirebbe di ridurre l’impatto legato all’estrazione dei materiali e in particolare delle terre rare); e l’efficienza energetica degli impianti di produzione insieme all’utilizzo di energie rinnovabili per alimentarli. Invece, dopo il primo anno di vita, gli smartphone sono responsabili solo dell’11% delle emissioni complessive (per il consumo energetico), mentre lo sono per una quota del 5% legata alle attività di recupero e ripristino dei dispositivi utilizzati e al loro processo di fine vita.

CO2 che sarà generata dagli smartphone
CO2 che sarà generata dagli smartphone nel 2022 (fonte: Deloitte Consumer Trends, Italia, 2021)

Proprio considerato come l’impatto ambientale degli smartphone, in termini di emissioni, è in primis correlato alle fasi produttive, la riduzione dei loro effetti sull’ambiente potrebbe essere direttamente correlato al prolungamento della vita media dei dispositivi, che ad oggi è stimata tra i 2 e i 5 anni. Ma questo aspetto non rientra certo tra gli interessi del mercato, con i vendor che ogni anno, piuttosto, cercano di evidenziare i vantaggi dei nuovi modelli ed invogliare al cambiamento.

Nonostante questo – e da mettere comunque in relazione anche con la crisi in corso – i consumatori italiani , al pari dei consumatori europei, hanno deciso di ritardare anno dopo anno l’acquisto di nuovi smartphone. Nel 2016, 2 consumatori su 3 in Italia dichiaravano di aver acquistato nell’ultimo anno e mezzo uno smartphone, dal 66% la percentuale è scesa a poco meno del 50% nel 2021. Un trend comune anche ad altri Paesi europei come Belgio, Olanda, Australia, Germania e Regno Unito. La durata attesa del device resta tuttavia un elemento di attenzione per “appena” (a nostro avviso), il 14% dei rispondenti, mentre un ulteriore 10% guarda ad altri fattori che potrebbero influenzare la durata, come il supporto agli aggiornamenti software e la resistenza all’acqua.

Di fatto, a nostro avviso si fa ancora troppo poco. Per esempio non si considerano più oramai i vantaggi legati alla possibilità effettiva di cambiare la batteria dello smartphone (come era in passato e nonostante le attenzioni UE sul tema) con i relativi vantaggi nel prolungamento della vita dei device. Non si è fatto abbastanza per rendere effettivamente robusti i nuovi modelli. In entrambi casi, troppo spesso, in nome dell‘eleganza e del design, come se fossero fattori oggi più importanti anche del rispetto dell’ambiente.

A queste “ipocrisie” del mercato, si accompagnano poi alcune scelte discutibili. In questi giorni fa notizia il “risparmio” (valutato in circa 6,5 miliardi) ottenuto da Apple attraverso la scelta di non includere più nella confezione degli iPhone il caricatore, lasciando al consumatore l’acquisto a parte di un alimentatore veloce, oppure il riutilizzo di un caricatore già in dotazione, ma non con gli stessi vantaggi.

Cosa succede ai vecchi smartphone
Cosa succede ai vecchi smartphone (fonte: Deloitte Consumer Trends, Italia, 2021)

La sostenibilità, per le aziende, è semplicemente uno slogan che consente sì di fare qualcosa per l’ambiente, ma soprattutto di risparmiare – magari a scapito del consumatore stesso – o un vero impegno? I soldi risparmiati attraverso queste scelte (Apple non è certo l’unico vendor) sarebbero “fruttuosi” solo se tutti “reinvestiti” per l’ambiente. E’ così?
E anche da parte dei consumatori, l’attenzione alla sostenibilità comunque non è tra le prime preoccupazioni, non si spiegherebbe altrimenti il fatto che appena il 7% degli utenti sceglie di utilizzare uno smartphone usato o ricondizionato e chi lo fa in quattro casi su dieci lo fa per risparmiare, ed in altri 4 casi su 10 perché riceve il device da un amico o da un parente, mentre quasi un consumatore su due tiene il vecchio smartphone “di scorta”.  

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