Guardare al 2023 e alle sfide che porta con sé richiede analizzare anche con criticità quello che è successo nel 2022. Un anno turbolento che si è chiuso con molte questioni aperte: guerra, recessioni, investimenti in tecnologie digitali più lenti rispetto alle aspettative, licenziamenti importanti in tutte le big tech dell’IT che a valle degli investimenti in personale fatti durante gli anni della pandemia hanno dovuto rivedere strutture e costi. Razionalizzare.
Guardando all’Italia tra le insoddisfazioni il Pnrr, che ancora non ha avuto ritorni importanti sul business (come aveva anche sottolineato il rapporto Anitec-Assinform), ma che potrebbe essere volano per i prossimi anni di nuovi investimenti tecnologici.

Parte da questa osservazione la chiacchierata con Raffaele Gigantino, country manager di Vmware in Italia. “Credo che il 2023 sia l’anno in cui dalla teoria si passerà ai fatti per il Pnrr. Gli investimenti sono disponibili e pronti per attuare il piano definito da Colao precisa, ripercorrendo la strategia per la definizione di un cloud nazionale, dove archiviare e gestire il 75% dei dati della PA nei prossimi anni. “Anche la nascita del Polo strategico nazionale per la gestione del cloud della pubblica amministrazione sarà una opportunità per le PA che potranno considerare il Psn come una sorta di service provider, che definisce governance e sicurezza dei dati. Noi stiamo lavorando insieme al Psn e il nuovo sottosegretario all’innovazione, Alessio Butti, ha aperto anche il dibattito con le in-house regionali che vogliono giocare un ruolo in questa trasformazione, dal momento che alcune regioni hanno data center di classe A, moderni e sicuri, in grado di offrire servizi territoriali ad aziende pubbliche e sanitarie locali. Con infrastrutture aperte e flessibili c’è la possibilità di federare”.

Raffaele Gigantino, country manager di Vmware Italia
Raffaele Gigantino, country manager di Vmware Italia

Solo in un secondo momento i benefici degli investimenti pubblici legati al Pnrr si sentiranno anche nelle aziende private. “In questo scenario di accettazione del cloud, le aziende faranno affidamento su un approccio al cloud più agile decidendo quali workload spostare in cloud e quali gestire on prem, e rispetto agli anni passati in cui la strategia sembrava esser quella del cloud a tutti i costi o cloud first, oggi possono decidere con maggiore consapevolezza se spostare i dati e i carichi di lavoro su infrastrutture pubbliche standard, ibride o se avvalersi di servizi gestiti da provider diversi. Definendo un approccio cloud smart”.

Senza nascondere ulteriori criticità: “Certo ci sarà da gestire la complessità di una scelta multicloud e ibrida ma la direzione delle aziende è tracciata”. Anche se in alcuni casi le aziende stanno vivendo il processo di repatriation dal cloud, il cloud rimane elemento centrale per le strategia future. “Una delle nostre priorità è aiutare il paese in questa transizione, guardando il contesto geopolitico. Stiamo passando da un mondo tripolare, con tre grandi poli Usa-Cina-Russia, a un mondo che necessita della dislocazione dei servizi e chiede ai singoli paesi di essere auto-consistenti da ogni punto di vista. Questa è diventata una priorità di tutti i governi, come ha mostrato chiaramente il problema dell’approvvigionamento energetico e della spinta indotta alla transizione green“.

Dieci riflessioni tecnologiche

Ma adottare un approccio cloud smart è solo una delle tendenze in voga tra i Cio. L’elenco delle priorità dei leader IT per il 2023 può essere riassunto in dieci aree principali secondo Vmware. Cosi dettagliate:

1. Le linee di demarcazione tra telco e cloud provider si faranno ancora più labili. “Questo rimarca che siamo oggi in un ambiente altamente flessibile, dove vedremo aziende cloud entrare nel settore del networking, dell’infrastruttura e della gestione del sito del cliente, e questo porterà i due settori ad avere dei confini tra loro molto labili” precisa Gigantino.

2. Crescerà l’attenzione verso il concetto di cloud smart. “Il nostro Multi-cloud Maturity Index mostra che le aziende si stano muovendo verso il cloud smart e sarà un trend che vedremo anche nel 2023. Ma il multi cloud è diventato caotico e complesso per cui spetta ai responsabili aziendali creare potenti applicazioni distribuite anche verso l’edge per semplificare il suo utilizzo, per decidere come e dove spostare i workload”.

3. Le aziende saranno definite dal modo in cui lavorano e dal loro approccio al lavoro ibrido, perché “non si può tornare indietro rispetto ai progressi compiuti nel lavoro ibrido durante la pandemia e la reputazione dell’azienda sarà definita anche alle decisioni sul workplace”.

4. Anche senza deciderlo deliberatamente, le persone saranno più sostenibili, grazie anche alla forte attenzione ai costi energetici, che spinge progetti legati a energie rinnovabili e modelli di economia circolare. “Con l’imminente direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (Csrd) nell’Unione euroepa, i decisori politici iniziano a dare priorità alla riduzione del consumo energetico complessivo, utilizzando strumenti che prevedono la responsabilità e definiscono meglio i parametri quando si tratta di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità”. 

5. L’AI sarà sempre più utilizzata per migliorare il processo decisionale (“ChatGpt ha sdoganato il concetto di utilizzo dell’AI perché chiunque lo abbia utilizzato ha scoperto che qualche risultato comunque lo ha dato. Vmware utilizza AI per gestire analisi dei dati, data center, accesso intelligente a risorse nel digital workplace, insomma ha una strategia di AI in atto. Ma siamo consapevoli che si aprono degli scenari complessi di etica sull’interazione uomo-macchina, che vanno ben analizzati e il legislatore dovrà metterci mano”).

6. Sarà importante concentrarsi sulle competenze tecnologiche trasferibili che si basano sugli anni di esperienza passati, per non disperdere conoscenze acquisite.

7. Sarà cruciale utilizzare hardware di base per superare i problemi della supply chain, per fa sì che in caso di shortage di attrezzature le aziende possano sviluppare sull’hardware software specializzato, in ottica software-defined.

8. Assisteremo alle prime mosse di integrazione tra robot ed esseri umani, dal momento che si stanno concludendo alcune sperimentazioni importanti in tema di automazione (robot per la consegna del cibo in UK o macchine a guida autonoma di Tesla negli Usa dopo 12 mesi di sperimentazione). 

9. Se sarà trovata la killer application, sentiremo parlare ancora del metaverso, che ad oggi non ha mostrato ancora il suo potenziale, “ma se si trova un caso d’uso interessate le persone si faranno coinvolgere da questo mondo”. 

10. È finita l’era della super app, come Instagram, Twitter o TikTok: è probabile che assisteremo ad un’ulteriore frammentazione di app, perché la gente vuole app che facciano lavori specifici e che li facciano bene.

“Se devo dare delle priorità in questo decalogo, accanto a cloud smart personalmente credo che nel 2023 continueranno i progetti legati al workplace perché il tema del mondo del lavoro ibrido o non ibrido è ancora un dibattito acceso –  precisa Gigantino -. Credo fortemente nel lavoro ibrido: ci deve essere un luogo dove potersi confrontare lasciando il massimo della flessibilità per attrarre talenti. Lato Vmware continueremo ad investire in infrastrutture che permettano il lavoro ibrido per creare un digital workspace innovativo che faciliti l’aumento della produttività. Già oggi con il cellulare posso accedere al desktop virtuale e lavorare solo con il telefono”.

Sicurezza estesa

Smart cloud e wokplace necessitano entrambe di architetture sicure, messe in pericolo dalla attuale situazione geopolitica che rafforza il concetto di resilienza nel pubblico e nel privato. Il tema della sicurezza delle infrastrutture si fa cosi trasversale. “Ci stiamo sedendo al tavolo con lAgenzia per la cybersicurezza nazionale guidata da Baldoni, siamo su molte infrastrutture critiche nazionali, pubbliche ed energetiche. Negli anni abbiamo accelerato la nostra proposizione sulla sicurezza anche se da sempre presenti nella sicurezza dei data center – precisa Gigantino -. Dopo che abbiamo completato il portfolio attraverso la acquisizione di Carbon Black, il mercato ha iniziato a riconoscerci come un player anche al di fuori dei data center, che mette in sicurezza dal data center al digital workplace con un approccio zero trust”.

Trasversale come il tema della sostenibilità che vede Vmware presente all’undicesimo posto nella classifica Top100 (seconda solo a Microsoft tra i software vendor) non solo grazie a parametri che misurano la diversità, l’inclusione, la dotazione tecnologia a supporto dei lavoratori, l’impegno green e su energie rinnovabili, ma anche al risparmio intrinseco nella tecnologia.
Non rientrano nella visione di Vmware previsioni sul 5G, in ritardo, “sempre in fase di startup, senza ancora vere applicazioni” conclude Gigantino. Non pervenuto. 

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