Il 5G rappresenta la quinta generazione della tecnologia cellulare ed è stato progettato per incrementare la velocità, ridurre la latenza e migliorare la flessibilità dei servizi wireless. Nel III Rapporto sul 5G, curato da NetConsulting cube l’attenzione si è focalizzata:
- nell’identificazione dei principali trend di mercato;
- nella valutazione del grado di conoscenza di queste piattaforme da parte delle aziende,
- nella rilevazione del livello di maturità relativa alle attività progettuali in corso o previste nei principali settori economici;
- nell’identificazione dei soggetti promotori del 5G nelle aziende e delle caratterizzazioni del sistema dell’offerta.
Relativamente allo sviluppo del mercato, con il Piano di intervento pubblico Italia 5G, il Governo ha incentivato la realizzazione delle infrastrutture di rete per lo sviluppo e la diffusione di reti mobili di quinta generazione. Il 21 marzo 2022 sono stati pubblicati due bandi per lo sviluppo delle reti 5G in Italia: il 13 giugno 2022 è stata assegnata la gara per potenziare le reti radiomobili 5G e quindici giorni dopo, il 28 giugno, è stata assegnata la gara per la densificazione delle reti 5G. Il 29 luglio 2022 sono stati firmati i contratti per l’avvio dei lavori relativi ai bandi Italia 5G e Italia a 1 Giga.
Il primo bando è stato aggiudicato a Tim con l’assegnazione di 725 milioni di euro e riguarda oltre 11.000 siti radiomobili che saranno collegati in fibra ottica entro il 2026.
Il secondo bando incentiva la realizzazione, entro il 2026, di nuove infrastrutture di rete mobili (fibra, infrastrutture e componenti elettroniche) con velocità di trasmissione di almeno 150 Mbit/s in downlink e 30 Mbit/s in uplink, anch’esse finanziate fino al 90% del costo complessivo.
Per quanto concerne invece la conoscenza del 5G da parte delle aziende che hanno partecipato all’indagine, emerge che l’86,5% dei rispondenti ha dichiarato di essere a conoscenza delle principali tematiche che contraddistinguono di questo standard (Fig. 1).
Poco più della metà di queste organizzazioni, il 46,9% del totale del panel conosce queste piattaforme in modo approfondito mentre il resto dei rispondenti, il 39,6% del campione complessivo, ha una conoscenza del 5G di tipo superficiale. Il restante 13,5% del panel si caratterizza, invece, per un grado di conoscenza del 5G limitato malgrado la loro intenzione sia quella di colmare queste lacune informative.
I settori in cui il grado di conoscenza del 5G appare maggiore sono sanità, media, trasporti & logistica ed energy & utilities.
Al grado di conoscenza delle aziende relativamente alle reti di quinta generazione contribuiscono, senza dubbio, un’ampia gamma di fonti informative. Da questo punto di vista, va evidenziato lo sforzo commerciale e di evangelizzazione di telco provider (68,8%) e di fornitori tecnologici di riferimento – tra cui fornitori di apparati e system integrator (42,7%) il cui impegno informativo appare in aumento rispetto alla scorsa edizione dell’indagine.
Quello che però è importante sottolineare, al netto della maturità in termini di conoscenza di queste piattaforme, è il fatto che il 5G non viene interpretato dalle aziende come un mero enhanced tecnologico ma come leva che abilita lo sviluppo di nuovi servizi e, più in generale, favorisce l’evoluzione del business.
Questa evoluzione è legata all’abilitazione che il 5G offre ad alcune componenti tecnologiche che poi verranno utilizzate nella realizzazione di use case specifici e settoriali (Fig. 2). In maggior dettaglio, le soluzioni che ad oggi appaiono maggiormente abilitate dal 5G sono riconducibili a:
- augmented reality e virtual reality (47,9%)
- robotica (31,3%)
- digital customer (31,3%)
- IoT e M2M (26%)
Da un punto di vista maggiormente business oriented, sono ancora poche le realtà che hanno già avviato progetti e sviluppato Poc/sperimentazioni in ambito 5G o che prevedono di farlo nel breve periodo (complessivamente il 18,6% del panel).
Allungando l’orizzonte temporale, la situazione appare migliore anche se le risposte delle aziende suggeriscono che, nella maggioranza dei casi, il 5G dovrebbe diventare una tecnologia matura e, quindi, supportare progetti non prima del medio periodo (26% delle citazioni) o del lungo periodo (21,9%).
Le organizzazioni che prevedono di avviare attività progettuali basate sul 5G rappresentano il 17,7% del panel, una quota equiparabile alla percentuale di aziende (16,7%) che non ha dichiarato alcuna intenzione di utilizzare la rete di quinta generazione a supporto delle proprie scelte tecnologiche e del proprio business.
Dal confronto con le risposte della scorsa edizione dell’indagine, emerge un buon incremento del numero di aziende che ha già testato in modo concreto il 5G o che prevede di farlo in un futuro più o meno lontano (83,3% contro l’82% dello scorso anno) e, allo stesso tempo, una riduzione apprezzabile della quota di organizzazioni che non fanno né prevedono di fare alcun utilizzo (16,7% contro il 18%).
Inoltre, sempre rispetto allo scorso anno, si rileva una sostanziale accelerazione delle tempistiche future: aumentano le aziende che prevedono progetti già nel medio periodo (26% contro il 23,6%) e si contrae la quantità di imprese con un orizzonte temporale di lungo periodo (21,9% contro il 22,5%).
La decisione di non avviare progetti basati sul 5G dipende da freni che sono tipici non solo del settore di appartenenza delle aziende ma anche e soprattutto delle loro peculiarità. In dettaglio, la lettura delle risposte fornite dai partecipanti all’indagine consente di individuare quattro categorie di freni:
- fattori strategici e tecnologici dell’azienda: dal primo punto di vista, un buon numero di aziende ha dichiarato di non avere ancora individuato use case che richiedano l’utilizzo del 5G e i relativi benefici business (54,2% delle risposte) mentre altre imprese denunciano la mancanza di un top management interessato (8,3%). In termini tecnologici, non tutte le aziende ritengono di disporre di infrastrutture in grado di supportare la rete di quinta generazione (19,8%);
- aspetti specifici del mercato del 5G: le aziende temono la copertura ancora non ottimale del 5G e i tempi incerti di avvio del mercato (41,7% delle risposte), la scarsa disponibilità di dispositivi 5G e il loro costo eccessivo (15,6%);
- elementi economici: molte aziende temono di non disporre delle risorse economiche necessarie a sostenere investimenti in area 5G (11,5%);
- ecosistema dell’offerta: le aziende hanno difficoltà nell’individuare il fornitore meglio posizionato per aiutarle ad applicare il 5G alla loro realtà (11,5%).
L’analisi dei benefici che secondo le aziende del panel l’introduzione di progetti basati sul 5G può generare, sono, primariamente, riferite al miglioramento dei processi di manutenzione (58,8%) e delle filiere logistiche (42,5%). Secondariamente, le aziende del panel hanno indicato benefici riconducibili alla possibilità di veicolare ai propri clienti un’offerta più soddisfacente grazie al miglioramento dei servizi esistenti (56,3%), all’introduzione di nuovi servizi (51,3%), e alla formulazione di modalità più efficaci per la fruizione dei servizi stessi con conseguenze positive sulla user experience (26,3%).
Sono stati, inoltre, indicati benefici focalizzati sulla forza lavoro, relativamente al miglioramento delle condizioni di lavoro (27,5%) e all’abilitazione di forme di lavoro innovative (7,5%).
Da un punto di vista organizzativo, ad oggi, le figure maggiormente sensibili all’introduzione del 5G in azienda (Fig. 3) si collocano nell’area tecnologica e sono rappresentate da Cio (41,3% delle risposte) e, ove presenti, chief innovation manager (15%). Il ruolo di queste figure appare in intensificazione rispetto a quanto rilevato nella scorsa edizione dell’indagine.
Sono state, successivamente, indicate figure business: le più citate sono quelle appartenenti al top management (15%, in sostanziale stabilità rispetto all’edizione 2021) seguite da responsabili Lob (8,8%, in aumento) e, con notevole distacco, da responsabili acquisti, indicati – in particolare – dalle realtà che investono attraverso la formulazione di gare (2,5%, con un’importanza sostanzialmente invariata).
Il 13,8% delle aziende, in aumento rispetto ai risultati dello scorso anno, ha segnalato la presenza di un comitato preposto all’analisi delle potenzialità del 5G e del suo utilizzo a supporto di processi e attività.
Infine, solo il 10% di rispondenti, percentuale in calo rispetto all’edizione del 2021, ha dichiarato di non avere ancora definito quali siano i soggetti promotori del 5G in azienda.
Per quanto riguarda l’ecosistema d’offerta, i fornitori a cui le aziende si rivolgono o intendono rivolgersi per l’avvio di progetti basati sul 5G, sono rappresentati principalmente da telco provider (83,8% delle risposte), system integrator (65%) e provider di piattaforme 5G.
Ai telco provider e ai provider di piattaforme 5G è riconosciuto, nella maggioranza dei casi, un ruolo di main contractor, in linea con il loro core business radicato nel settore delle telecomunicazioni e fortemente centrato sulla rete di quinta generazione. Al contrario, il coinvolgimento dei system integrator è previsto in relazione a funzioni di supporto, ovvero allo svolgimento delle diverse attività operative che contraddistinguono l’implementazione di progetti basati sul 5G. Tra gli altri fornitori indicati, si segnalano Ott (32,5%), società di consulenza strategica (28,8%) e università (28,8%).
Per saperne di più scarica il whitepaper 5G per il business
Leggi tutti gli approfondimenti dello Speciale 5G
© RIPRODUZIONE RISERVATA