Il digitale “contamina” in senso positivo anche il mercato dell’arte e dei beni da collezione. Se da una parte, infatti, la crisi pandemica del 2020 ha determinato lo stop degli eventi in presenza ed un inevitabile rallentamento, nel 2022 il mercato dell’arte ha dato seguito al trend di ripresa iniziato nel 2021, con operatori in grado di beneficiare degli sforzi dispiegati per reagire alla crisi.
È quanto emerge dal report 2023 di Deloitte Private, Il Mercato dell’Arte e dei Beni da Collezione, che sottolinea per il 2022 una crescita del fatturato delle principali case d’asta internazionali del +12% (Christie’s, Sotheby’s e Phillips) frutto dell’ampliamento di orizzonti sia in termini di acquirenti, sia in termini di tipologia di lotti offerti. 

Barbara Tagliaferri
Barbara Tagliaferri, Art&Finance coordinator di Deloitte Italia

L’interesse riguardo il mercato dell’arte sollecitato dai dati di Deloitte, nel nostro contesto si lega a due elementi chiave. Il primo riguarda proprio questo mercato come ambito “tradizionale” pervaso dalle possibilità offerte dal digitale, e dall’arrivo – tra il pubblico – anche dei Millennials per una sorta di ibridizzazione vantaggiosa, ed il secondo un aspetto squisitamente tecnologico come l’utilizzo dei Non Fungible Token per la valorizzazione dei specifici progetti ed iniziative artistiche.

Così Barbara Tagliaferri, Art&Finance coordinator di Deloitte Italia, aggancia il tema: “]…[ Nel 2022, oltre alle novità indotte della pandemia, come il consolidamento delle aste ibride come ‘new normal’, osserviamo il crescente protagonismo di nuovi acquirenti, spesso under 40. Oltre ad alimentare la domanda per gli artisti più giovani e ‘instagrammabili, i Millennial hanno fatto aumentare l’attenzione nei confronti di diversità e inclusione in termini di mercato, mostre ed esposizioni ]…[“.

Il tema del digitale come leva per operare meglio e superare le criticità è invece evidenziato “Nel 2022 è proseguito il consolidamento delle strategie e delle piattaforme digitali implementate nell’ultimo biennio – sottolinea Pietro Ripa, private banker Fideuramma è continuata anche la sperimentazione di nuove soluzioni tecnologiche per accontentare una domanda sempre più dinamica e complessa”.

Pietro Ripa private banker Fideuram
Pietro Ripa private banker Fideuram

Nel 2022 in particolare, da un lato è cresciuta la commistione tra virtuale e presenza nelle aste, la cosiddetta asta ibrida, mentre dal punto di vista dell’analisi geografica i maggiori player globali oggi scelgono di consolidare la loro presenza, in modo diretto o mediato, anche nel continente asiatico per intercettare i cambiamenti in quel mercato, più giovane, che ha contribuito alla crescita. Certo, New York resta la capitale del mercato dell’arte internazionale, e Parigi continua a crescere, anche a discapito di Londra, che paga la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Non è un caso che a spingere la ripresa abbia contribuito proprio il perfezionamento delle strategie ibride e digitali e il ritorno a pieno regime delle attività in presenza, con l’abolizione delle restrizioni che avevano gravato sui maggiori e consolidati mercati occidentali nel 2021. 

Non Fungible Token, mercato in discesa

L‘analisi di Deloitte sottolinea l’interesse crescente per il mercato dell’arte dei Millennial e di giovani acquirenti, che si affacciano sempre più al mercato dei beni da collezione, portando nuove esigenze, nuove abitudini d’acquisto ma anche una diversa sensibilità ai temi di diversità e inclusione, che si riflettono nelle scelte e tendenze di mercato, mostre ed esposizioni. Per esempio, diversi giovani che hanno fatto fortuna con l’economia digitale mostrano interesse crescente su elementi iconici come per esempio i passion asset (oggetti di design, orologi e vini, ma anche accessori), meno impegnativi da un punto di vista economico e più funzionali in tema di rappresentatività sociale.

Rallenta, invece, la corsa alle opere d’arte acquistate come Nft. Più che la sfiducia per il modello tecnologico, ha contribuito al rallentamento la crisi del mercato delle criptovalute, anche in relazione al fallimento di Ftx (società per lo scambio di criptovalute, costituita nel 2019 ad Antigua e Barbuda e con sede alle Bahamas che a fine 2022 ha però chiuso l’attività online). Questo ha contagiato in senso negativo il valore dell’intero mercato e si è riflesso sul volume di Nft scambiati nel corso dell’anno scorso. A gennaio 2022 il volume scambiato sulla piattaforma Ethereum raggiungeva la cifra record di 5,6 milioni di dollari con una crescita del 33%, ma già sei mesi dopo i volumi sono scesi del 60,1% rispetto al mese precedente e hanno continuato a declinare. Non solo, il numero di transazioni giornaliere è crollato dell’82,2%.

Volume totale transazioni Nft su Ethereum
Volume totale transazioni Nft su Ethereum (fonte: Il Mercato dell’Arte e dei Beni da Collezione, Deloitte, 2023 dati da The Block Research)

Si potrebbe pensare persino già alla fine del mercato Nft per lo scambio di opere d’arte, ma gli analisti ritengono più probabile che il fenomeno abbia solo rallentato il proprio sviluppo, in attesa di un’evoluzione nel mercato valutario crypto. La community interessata a questi scambi, infatti, si è ridotta di volume sì, ma non nelle stesse proporzioni (circa il -17% il numero dei portafogli attivi).

Noi riteniamo sia ancora da elaborare, in verità, un reale modello di valore per quanto riguarda gli scambi Nft, considerando anche l’evoluzione dell’ambiente metaverso e le relative incognite, anche in relazione al tema dell’effettiva sostenibilità di realtà “alternative” così energivore. Di sicuro le potenzialità intrinseche del sistema non mancano. I sistemi Nft, non “copiabili”, certificano proprio la proprietà di una copia specifica dell’opera, rilasciata in unico esemplare (o multipli ridotti). Le copie “autografate” dall’artista con un Nft hanno quindi un valore, tutte le altre copie realizzate dal laboratorio ad insaputa dell’artista e non firmate perdono il valore al di là di quello del supporto su cui sono realizzate.

Chiudiamo con una curiosità: nel 2022 il record per l’opera del XX secolo più costosa di sempre spetta a Shot Sage blue Marilyn (1964) di Andy Wharol battuta all’asta a New York per oltre 195 milioni di dollari. Proveniente dalla collezione Amman, l’opera è stata acquistata dal gallerista Larry Gagosian ad un prezzo decisamente più alto all’opera più costosa del 2021, il dipinto di Pablo Picasso, Femme Assise près d’une Fenêtre (1932), battuto per “appena” 103 milioni di dollari.

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