Se il DM77 rimane una grande opportunità per accompagnare le regioni sulla sanità territoriale, anche in ottica digitale, sarebbe miope non vedere i diversi punti di partenza delle varie regioni, le differenze che esistono anche marcate. 

“Ci sono regioni che hanno lavorato su centrali operative, case di comunità, medicina territoriale e altre regioni che non lo hanno fatto. In questo scenario il digitale può essere una marcia in più per aiutare le regioni a sviluppare un livello di sanità più omogeneo possibile” commenta Antonio D’Urso, direttore generale della Asl Toscana Sud Est e VP di Fiaso, la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere.

Le sperimentazioni sono diverse e ogni azienda territoriale propone app proprie per prenotare visite e esami, esperienze di sanità immersiva fino al metaverso, “tutti strumenti interessanti che fanno sentire il cittadino meno solo”. Ma… 

Sebbene nessuno discuta del valore del fascicolo sanitario elettronico o della cartella clinica ospedaliera, manca ancora un’unica visione del paziente. “Ottimo sarebbe che piattaforme digitali ci aiutassero a seguire il percorso del paziente che necessita spesso di più terapie, più specialisti, più esami”.  Un sistema che segua il flusso delle persone nei diversi bisogni sanitari, grazie al contributo di tutti gli operatori nel dare vita a una unica piattaforma per formare una infrastruttura comune pubblica nel quale il paziente ritrova tutto il suo percorso. “Questo alla base di un sistema sanitario pubblico che deve funzionare. Perché noi, direttori generali di enti ospedalieri e altro, siamo tutti malati di sanità pubblica”.

Nella videointervista – raccolta al Digital Health Summit 2023 – maggiori dettagli.

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