“Nell’era digitale che stiamo vivendo, l’IT non è solo un comparto aziendale ma una forza trainante che favorisce la crescita. Consente alle aziende di innovare, collaborare e prosperare in un contesto tecnologico in costante evoluzione. Tuttavia, la complessità ostacola l’innovazione ed è quindi necessario disporre di specialisti fidati in grado di garantire un accesso immediato e semplice ai dati e alle applicazioni ]…[” è il commento di Gary Lyng, vice president, Product and Solutions, Hitachi Vantara di fronte ai risultati del recente studio Embracing ITaaS For Adaptability and Growth che l’azienda ha commissionato a Forrester Consulting per valutare l’adozione dell’ITaaS (IT-as-a-Service). Lo studio coinvolge decision maker IT provenienti da diversi settori, attraverso una survey focalizzata sulle priorità dell’infrastruttura IT, sulle sfide, sull‘importanza dell’ITaaS nell’affrontare i temi chiave e sulle qualità richieste ad un partner ITaaS.
L’evidenza di base che emerge dalla ricerca e spinge ad abbracciare l’IT-as-a-Service è che oltre il 40% delle aziende registra perdite di ricavi significative dovute ai downtime, alle complessità legate alla gestione del cloud ed ai vincoli cui costringono ancora oggi i sistemi legacy.
E non parliamo di un problema di secondaria importanza perché si riflette nelle difficoltà legate alla gestione infrastrutturale, all’analisi dei dati e alle soluzioni digitali con il 55% delle aziende che poi non riesce a ricavare analisi significative dalle informazioni che già possiede. La percentuale evidenzia un diffuso bisogno del settore di implementare le giuste tecnologie in modo più rapido, più affidabile e ovunque si renda necessario.
Un bisogno che, nella nostra esperienza, abbiamo visto portare le aziende più lungimiranti a ripensare l’approccio ITaaS ancora di più ‘verso il basso’, affidandosi a questo modello anche per la gestione degli endpoint e delle soluzioni di computing dei dipendenti, mentre quelle più conservative (tante delle nostre Pmi fanno ancora così) preferiscono pensare di risparmiare lasciando di fatto imperversare il modello Byod incontrollato, pensando di fare economie sui costi legati alle forniture di sistemi di computing al passo con i tempi, ma rinunciando a gestire la security sugli endpoint in modo adeguato.
Lo studio evidenzia inoltre la presenza costante di problematiche legate alla security, ai sistemi non flessibili, alla presenza di dati isolati, allo skill shortage e alla necessità di agilità delle infrastrutture. La crescente complessità dei dati e la rigidità degli ambienti tecnologici insieme ai costi che incombono per l’impatto sul business delle infrastrutture legacy obsolete si aggiungono quindi ai problemi.
Nel concreto: il 56% delle aziende afferma di registrare un impatto significativo sul fatturato a causa dei downtime, un’azienda su due deve sostenere un Tco elevato o un debito tecnico legato alle applicazioni di natura critica ed il 45% ha difficoltà nella gestione di ambienti cloud complessi. Il segnale positivo è che il 42% dei professionisti del settore sta anche contribuendo ad ampliare l’adozione del modello ITaaS.
L’analisi approfondita dell’indagine porta ad evidenziare che, per poter contare su un risparmio nel capital budgeting, i responsabili IT si avvalgono dell’ITaaS per spostare il proprio modello di finanziamento dell’IT verso una serie di costi operativi più facili da prevedere e da gestire nel budget. Si potrebbe pensare ad un innalzamento dei costi, invece i decision maker indicano una riduzione media del 20% del Tco. Certo che invece i costi restano più elevati rispetto a chi invece decide di scaricarli, fino a che può, sul dipendente (parliamo della gestione degli endpoint). Infine, in un contesto in cui si prevede che l’ITaaS crescerà non solo per le singole soluzioni, ma anche per l’insieme delle varie categorie di infrastrutture il 56% degli intervistati afferma di utilizzare oggi l’ITaaS per tutta l’infrastruttura primaria, mentre in proiezione la stima arriva addirittura all’86% da qui a tre anni.
ITaaS rappresenta un cambio di modello che allo stesso tempo richiede di valutare con attenzione il partner tecnologico con cui indirizzarlo, per tenere sotto controllo le prospettive di innovazione, sicurezza, ma anche i costi e l’efficienza. Con una nota che la ricerca vuole evidenziare: “al di là dei prezzi, i decision maker valutano con attenzione altri elementi quali la competenza del partner nel supportare strategie ibride e multicloud, mettere a disposizione la propria expertise e favorire una più rapida innovazione attraverso una integrazione fluida dei servizi tecnologici”.
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