La strategia mondiale di Appian, declinata in Italia, fa i conti con un mercato dove partner e clienti sono alle prese con progetti legati all’arrivo impattante dell’AI generativa e al Pnrr che, seppure con ritardi, sta avviando investimenti importanti nella pubblica amministrazione. Un’area quella della PA che Silvia Speranza, regional vice president Appian, osserva con maggiore attenzione, perché tassello di una strategia che ha preso corpo negli anni, facendo della PA una delle industry che Appian ha iniziato a seguire con attenzione.

“In Italia, la crescita di Appian anno su anno del 25% in termini di fatturato, distribuito sia in ambito software sia servizi, si deve a due fattori –  esordisce Speranza in una chiacchierata a valle degli annunci di Londra lo scorso novembre -. A un team interno coeso che porta avanti una strategia comune sul mercato e un canale di partner che dal 2023 ha incrementato il proprio valore, sul quale Appian rimarrà focalizzata nel 2024, spingendo la valorizzazione dei key partner”. A partire dai grandi system integrator – Ey, Deloitte, Kpmg e Pwc – con cui Appian ha realizzato progetti in primarie aziende enterprise di diversi verticial, come Iccrea Cooperative Banking Group (sviluppate 13 applicazioni bancarie in un anno grazie alla piattaforma low-code) o Poste Italiane (efficientata la produttività del 70%, riducendo i tempi di gestione di pratiche da 30 a 8 giorni).

Silvia Speranza, Regional vice president di Appian Italia
Silvia Speranza, Regional vice president di Appian Italia

Ma grande attenzione avrà quest’anno il tema dell’AI, in uno scenario che vede da una parte l’adozione di una AI pubblica, aperta (che addestra i propri algoritmi con i dati degli utenti, e che alza questioni come privacy e trasparenza) e dall’altra di una AI privata che consente ai clienti di avere il controllo completo dei propri dati in un cloud privato sicuro.  “Complessivamente in Italia, il mercato dell’AI nel 2022 ha raggiunto i 500 milioni di euro, con una crescita del 32% in un solo anno, di cui il 73% commissionato da aziende italiane – motiva Speranza -. Ad oggi il 61% delle grandi aziende italiane ha già avviato almeno un progetto AI, il 10% in più rispetto a cinque anni fa, e tra queste il 42% ne ha già avviato più di uno. Una onda che non può lasciarci indifferenti”. 

Partiamo dalla tecnologia

L’evoluzione del mercato spinto dall’AI ha motivato Appian ad integrare l’intelligenza artificiale nella Appian AI Process Platform, in un modello che mette insieme dati, processi e persone, spingendo il concetto di Private AI. Presentata all’Appian World di San Diego e ribadita a Appian Europe di Londra,la nostra Private AI è il punto chiave della strategia – spiega Lorenzo Alegnani, Area VP Southern Europe di Appian Corporation – . Mette insieme le informazioni che stanno nel nostro cloud (data fabric) con le domande dell’utente in linguaggio naturale, eliminando la complessità di dover istruire dei modelli di intelligenza artificiale. E’ una private AI in cui domande e risposte sono profilate in base a chi sta facendo query all’interno della nostra data fabric” continua Alegnani sottolineando come l’evoluzione dell’azienda, nei 25 anni di vita, è cresciuta dal “puro” business process management, attraverso Rpa, process mining e automazione, fino ad approcciare una strategia di AI alimentata dai dati e dai processi per creare nuove applicazioni.

“Efficienza operativa e servizi migliori sono da sempre alla base della nostra strategia – precisa Speranza -. Tutto quello che facciamo si ricollega a questa impostazione ed è funzionale a dare valore al cliente”. Nuove funzionalità, basate sull’IA generativa, facilitano il compito degli utenti, oltre a casi d’uso di IA che spingono la sua fruizione.

Ma accanto alla Private AI rimane l’apertura verso gli altri provider. “Nel 2024 la nostra Private AI non vuol dire preclusione alle altre forme di AI che sono sul mercato – continua Speranza -. La nostra tecnologia è nativa per una determinata esigenza e questo non evita che siamo aperti al  mercato, ad OpenAI per esempio, per chi è interessato a automatizzare i processi aziendali con questa tecnologia. Ma a differenza ad esempio di Meta, che vive sulla profilazione come modello di business, Appian non lo fa, agisce in modo diverso. La nostra Private AI cerca di dare una risposta alle aziende che vogliono essere protette e non vogliono dare in pasto i propri dati a ChatGpt, rimanendo all’interno del cloud di Appian, dove nulla è condiviso tra i vari clienti. Una strategia che indirizza esigenze di aziende enterprise e business critici in modo sicuro”.

La tecnologia di Private AI rende più efficienti le query, guarda a self service analytics come strumenti prossimi per i clienti. “Sempre più parliamo di total experience, evolvendo dal back office per il btob, alla creazione di strumenti per l’end user, per il b2b2c – precisa Alegnani –. Abbiamo clienti che ci chiedono di portare il processo fino all’utente finale, con un design semplice che sposa la rapidità di implementazione e dà spazio alle idee dei clienti, spingendo quello che da sempre definiamo il modello di citizen development.

Dove si va in Italia con i partner

“La crescita di quest’anno si deve a due motivi – commenta Speranza -. Il Pnrr e la compliance con la genAI. Noi supportiamo i clienti nel processo di compliance e introduzione dell’AI e l’implementazione di progetti legati al Pnrr con focus particolare sul mondo trasporti che sta avendo una accelerazione. Ci muoviamo con un pool di partner che lavorano con la pubblica amministrazione”, una rosa di boutique partner che collaborano tra di loro, con ruoli e in momenti diversi, per realizzare progetti complessi nel mondo della PA. “Cerchiamo noi stessi di facilitare la collaborazione tra partner, mettendo in relazione le due divisioni – customer success e partner success” quest’ultima erede della struttura di servizi professionali che ha cambiato nome negli ultimi anni. “I nostri servizi garantiscono la riuscita dei progetti e i partner è come se fossero nostri clienti: abbiamo la struttura di prevendita dedicata a loro”.

In Italia sono 15 i partner (dei 700 a livello globale) con maturità diversa, alcuni focalizzati per industry e practice consolidate altri più recenti legati al mondo della PA. “I partner più nuovi sono attenti al tema del Pnrr ma altri più storici, come Kpmg, ci permettono di essere anche pionieri su alcuni processi che poi noi riportiamo a beneficio di tutto il canale” precisa Speranza.

Alegnani Appian
Lorenzo Alegnani, Area VP Southern Europe di Appian Corporation

Se guardiamo a vertical di mercato, fino a due anni fa banking (Iccrea) ed energy e utility (Eni) erano componenti importanti del business, affiancati ora anche da insurance e PA, dove il progetto fatto con il Comune di Milano fa scuola (sviluppata in due mesi una app per ottenere permessi di sosta dal cellulare). “In Italia abbiamo una buona componente di clienti anche nel mondo pharma (Angelini, Sanofi, Novartis) ma dobbiamo ancora affrancarci. Localmente proviamo a muoverci e ad affrontare non tutti i vertical, perché preferiamo agire laddove riusciamo a portare valore. Ad esempio, il mercato telco ha problematiche complesse e sta vivendo un momento difficile”
Obiettivo 2024 è crescere nel mondo dei trasporti. “Il nostro approccio è quello di lavorare su un mercato in modo strutturato, poi una volta consolidato con case, passare ad un altro. Dare valore al cliente, proporre la soluzione migliore in base alle sue esigenze anche con soluzioni di terze parti presenti nel nostro marketplace”, conclude Alegnani.

Oggi nel marketplace di Appian ci sono un centinaio di soluzioni italiane e con i quattro centri di ricerca e sviluppo – in Usa, India, Siviglia e Berlino – rimane aperto un canale tra filiali e ingegneria del software, in modo che si possano tradurre le esigenze dei clienti in nuove funzionalità della piattaforma. Le release nascono anche dagli input dei clienti, e ogni tre mesi vengono rilasciati gli aggiornamenti.

Nel Sud Europa, l’Italia conferma il ritmo di crescita del +25% come la corporate, che punta a chiudere questo anno fiscale con un fatturato totale compreso tra 538 milioni di dollari e 543 milioni di dollari, con un aumento però del 15%-16% rispetto all’anno precedente (che aveva chiuso a 468 milioni nel 2022). A metà strada (ma ancora lontana) dal raggiungere l’obiettivo ambizioso a medio termine di diventare una one billion company, partendo dalle crescita delle varie aree geografiche. Europa e Italia incluse. 

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