La conferenza delle Nazioni Unite Cop 28, tenutasi a Dubai lo scorso dicembre e così le più recenti normative dell’Unione Europea hanno messo in evidenza come gli obiettivi di sostenibilità e gli impegni per la riduzione dell’impronta ambientale non siano solo una priorità per tutte le aziende, ma anche occasione per cercare (e trovare) nell’utilizzo delle tecnologie più avanzate la via per operare meglio. E’ una prospettiva che emerge anche dalla ricerca The State of Data Infrastructure Sustainability di Hitachi Vantara.
Condotto su un campione di mille aziende, a livello globale, lo studio evidenza che le organizzazioni si stanno muovendo in quattro direzioni principali legate in forma diversa alle tecnologia che può offrire, essa stessa, soluzioni per ridurre l’impatto ambientale (1), consentire la transizione verso fonti energetiche alternative (2), efficientare impianti e strutture dal punto di vista energetico (3) e la decarbonizzazione del data center (4).
Tra le evidenze più importanti c’è la percentuale dell’80% corrispondente ai responsabili IT che hanno sviluppato programmi per raggiungere l’obiettivo di annullare le emissioni di carbonio. Con il 60% di essi che ritiene già oggi essere una priorità assoluta la creazione di data center ecosostenibili.
E’ quest’ultimo un tema ben evidente a diverse realtà. I consumi elevati ed in crescita per i workload legati all’AI, l’archiviazione dei dati, ma anche semplicemente il traffico IP contribuiscono in modo sensibile all’incremento dei consumi, basterebbe anche solo pensare all’energia necessaria per l’alimentazione dei sistemi di raffreddamento e di ventilazione che da soli rappresentano circa il 30% del consumo energetico. L’Iea (International Energy Agency) stima tra l’1 e l’1,5% il peso dei data center sul consumo globale di energia elettrica ma “comprendere” cosa fare e come non è affatto scontato.
Per questo la ricerca di Hitachi Vantara mette a fuoco gli eco-data leader, in una sorta di classifica stilata in base ai progressi compiuti dalle aziende nella realizzazione e nell’implementazione di un data center ecosostenibile. E ne delinea l’identikit: essi sono più propensi ad associare la sostenibilità alla creazione di valore piuttosto che alla mera conformità normativa e la costruzione di data center sostenibili porta loro maggiori opportunità di crescita, legata anche alla capacità di attrarre investimenti, di soddisfare le aspettative dei clienti e di ottimizzare i costi. In cifre: le aziende con fatturati superiori ai 10 miliardi ottengono risparmi significativi scegliendo di diventare eco-data leader, con costi operativi per DC di circa 9,8 milioni di dollari, mentre le imprese di dimensioni simili devono spendere più del doppio (circa 20,2 milioni di dollari).
Il tema della migrazione e dell’utilizzo del cloud computing è pure tutt’altro che estraneo a quello della carbonizzazione. Sono circa il 45% le realtà che approcciano il cloud tra quelle partecipanti alla ricerca di Hitachi Vantara. Evidenti i vantaggi ma l’approccio hybrid cloud non è scontato contribuisca in modo adeguato ad un futuro sostenibile. Anche in questo caso serve una strategia ragionata e partire subito ponendosi il problema di come monitorare le emissioni di carbonio. E’ infatti importante pensare subito a pratiche di gestione dei dati con il supporto del cloud ottimizzate, prevedere di eliminare hot-spot e uso eccessivo di energia, ottimizzare i sistemi di raffreddamento e il corretto smaltimento dei rifiuti elettrici ed elettronici. La gestione ottimizzata dei carichi di lavoro nella fase stessa di configurazione del cloud ibrido, contribuisce a fare la differenza.
Lavoro di squadra e desiderio di innovare sono ulteriori aspetti chiave per operare bene su questi obiettivi, evidenzia la ricerca. Si tratta, per il primo aspetto, di condividere la responsabilità della sostenibilità con tutti i C-level chiamati a fornire il proprio contributo alla strategia; lo stesso vale per gli esperti esterni, nel supporto a mappare le opzioni disponibili utilizzando le moderne tecnologie ibride.
Sul secondo punto, l‘innovazione, la ricerca evidenzia che le aziende che sanno guardare “oltre” le richieste delle normative ottengono risultati migliori. Nel caso delle migrazioni in cloud, per esempio, occorre anche pensare a come monitorare le emissioni e a come si possono attuare i miglioramenti on-premise. Un approccio smart per rendere i sistemi di raffreddamento più efficienti e ridurre gli hot-spot può fare la differenza, così come sistemi Nas ad alte prestazioni che consentono di archiviare e recuperare i dati da una posizione centrale.
Le aziende dovrebbero comprendere che la trasformazione rappresenta un’opportunità per migliorare l’impresa, ma anche prepararsi a un futuro che sarà sempre più trasformato dalla tecnologia. Intendiamoci, non esiste l’idea di sostenibilità come task che una volta completato è possibile accantonare e guardarvi in prospettiva come ad un obiettivo ‘raggiunto’. Essere sostenibili è idea che evolve insieme alle aziende ed un approccio operativo flessibile per ambienti complessi è di primaria importanza. L’agilità favorisce l’innovazione e al tempo stesso può soddisfare le esigenze immediate di un consumo flessibile capace di supportare gli obiettivi di sostenibilità.
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