Matura velocemente tra le imprese europee la consapevolezza che l’intelligenza artificiale sia in grado di potenziare l’efficienza dei loro processi e di aumentare la loro competitività. Cresce di conseguenza il numero di aziende che in ogni settore incorporano progetti di AI generativa nelle proprie strategie. Un trend che vede risaltare il nostro Paese, in prima linea sia sul fronte degli investimenti in GenAI ed edge computing sia a livello di preparazione e capitale umano. L’Italia, insieme all’Olanda, registra infatti il maggiore tasso di investimenti in AI generativa già pianificati, al 68%, contro una media Emea del 56%, con una previsione di crescita della spesa in edge computing del 40%, contro una media del 38% a livello europeo. Il nostro Paese sembra inoltre quello che fatica meno ad assumere personale con competenze AI, con un  tasso di difficoltà del 34% rispetto alla media europea, al 55,3%. I dati emergono dall’ultima ricerca di Lenovo “Cio PlayBook 2024: It’s all About Smarter AI”, un lavoro a quattro mani realizzato con Idc indagando 600 decisori IT e dirigenti di organizzazioni presenti in vari settori presenti in tutta l’area Emea, incluse 50 aziende italiane.

Commenta i risultati Alessandro de Bartolo, country general manager, Infrastructure Solutions Group di Lenovo in Italia“Questa ricerca ci ritorna un’immagine di altissima attenzione sul tema dell’artificial intelligence a livello europeo e in particolare del nostro Paese, tra i mercati più proattivi e preparati in termini di competenze”, esordisce il manager, che spiega: “A livello europeo solo il 10% delle aziende (per l’Italia il dato scende al 2%) sottovaluta il tema dell’AI considerandolo una distrazione, mentre per il restante 90% delle imprese l’AI è ormai una questione di sopravvivenza che oscilla tra un “game changer”, ovvero un punto di svolta per trasformare il modo di gestire le attività, o un “hygiene factor”, qualcosa di necessario per stare al passo con la concorrenza”.

Alessandro de Bartolo, country general manager, Infrastructure Solutions Group di Lenovo in Italia
Alessandro de Bartolo, country general manager, Infrastructure Solutions Group di Lenovo in Italia

AI – trend, sfide e strategie

Tuttavia, “l’AI pone diverse sfide alle aziende nello sviluppo dei progetti, affinché questi siano personalizzati ed efficaci”, sottolinea de Bartolo. Gran parte dei reparti IT (45%) sono sotto pressione nel supportare i progetti di AI, anche a fronte del fatto che l’esigenza di implementarli non coinvolge solo i dipartimenti tecnologici ma proviene spesso anche da altri reparti dell’azienda. Il tema della regolamentazione e della protezione dei dati aggiunge poi un ulteriore livello di criticità. Parallelamente, proprio a fronte delle rigorose normative sulla privacy dei dati, in particolare nell’Europa continentale, l’AI sarà sempre più una spinta a ripensare l’evoluzione del cloud – evidenzia il manager – con una maggiore prevalenza sull’aspetto privato o misto del cloud, un trend probabilmente legato alla consapevolezza che implementare un progetto di AI non vuol dire soltanto mettere i dati in cloud, ma significa anche metterci i kpi e le metriche aziendali, la logica più che i dati”. Solo il 17% delle aziende pensa infatti che i progetti di intelligenza artificiale saranno implementati in public cloud provider, mentre rispettivamente il 48% e il 24% predilige il cloud privato o il cloud ibrido. 

Guardando ai trend di sviluppo e agli approcci prevalenti, la spesa in AI delle aziende nella regione Emea è prevista crescere del 61% nel 2024, con il 97% delle organizzazioni che investe in AI generativa o pianifica di farlo. Per il 40% degli interpellati l’intelligenza artificiale rappresenta un “punto di svolta. “I Cio stanno abbracciando il potenziale dell’intelligenza artificiale in tutte le sue forme”, spiega de Bartolo. Infatti, una percentuale uguale di investimenti è destinata all’AI generativa (25%) come all’AI interpretativa (25%) e al machine learning (25%). Il 57% delle aziende ha già investito in AI e un ulteriore 40% prevede di farlo nel corso dell’anno, mentre solo il 3% non ha intenzione di attivare progetti di AI. 

L’Italia è particolarmente focalizzata sull’AI e, mentre nella regione Emea l’entusiasmo sull’adozione di tecnologie AI non è molto uniforme, in Italia come detto si registra la percentuale più bassa (2%) di responsabili IT che ritengono l’AI “una distrazione”. Per il 2024, nel nostro paese si prevede una crescita del 40% di investimenti in tecnologie edge, rispetto alla media Emea del 38%. I principali investimenti nel tech in Italia si indirizzano su progetti di AI generativa, modernizzazione delle infrastrutture e piattaforme di Hpc. Sette aziende su 10 hanno già pianificato investimenti in GenAI, il 30% lo farà nel 2024 e il 2% non prevede di farne.

Automotive, Vhit abbraccia l’AI con Lenovo

Se si guarda ai settori di mercato, il manufacturing è quello che dimostra la maggiore proattività verso l’uso dell’intelligenza artificiale, con il 47% delle imprese che vede l’AI come un “punto di svolta”. “Nel settore, i Cio stanno abbracciando il potenziale, non solo dell’intelligenza artificiale generativa ma anche dell’intelligenza artificiale predittiva e di quella interpretativa”, afferma de Bartolo. Tre capacità che si concentrano nel caso Vhit, produttore di pompe per vuoto e olio per il settore automobilistico, con cui Lenovo collabora sul fronte dell’AI con un progetto innovativo che vede protagoniste le soluzioni di edge computing e computer vision.

Fino allo scorso anno filiale del gruppo Bosch, oggi Vhit è stata acquisita da una delle principali società di ricambi auto in Cina, il che ne fa un’azienda indipendente che ha in Italia – a Offanengo, nei pressi di Milano – tutta la filiera dalla progettazione, ricerca e sviluppo, produzione e vendita. Con 600 dipendenti, un fatturato di 140 milioni di euro e 6 milioni di pezzi prodotti all’anno, Vhit si inserisce tra le molte Pmi che compongono il tessuto imprenditoriale italiano. Lo racconta Corrado La Forgia, Ceo di Vhit: “Operiamo nel mondo automotive, un contesto in trasformazione, dove i margini sono molto risicati e la competitività a carattere globale estremamente elevata”, esordisce inquadrando le sfide di business del comparto. 

Per mantenere le catene di fornitura automobilistiche costantemente provviste delle sue componenti, Vhit deve gestire le sue linee di produzione alla massima efficienza, evitando errori di produzione e malfunzionamenti delle apparecchiature, per non ritardare le consegne e perdere opportunità di business. Nel portare avanti questa sfida, la presenza di numerosi PC tradizionali autonomi, non progettati per l’ambiente di produzione rappresentava una grande criticità per Vhit, che ha quindi adottato soluzioni di edge computing Lenovo per il mondo della produzione intelligente – software Lynx Mosa.ic for Industrial – e soluzioni hardware ThinkSystem SE350, ThinkEdge SE50 e Nvidia T4 Gpu. “Con le nostre soluzioni Edge Lenovo, possiamo analizzare le riprese video proprio nel momento e nel luogo in cui vengono create, consentendo ai nostri dipendenti di indagare su possibili problemi di produzione prima che incidano sulle nostre linee di produzione”, commenta La Forgia.

Corrado La Forgia, Ceo di Vhit
Corrado La Forgia, Ceo di Vhit 

L’implementazione delle soluzioni industriali Lenovo aumenta oggi l’affidabilità dei sistemi di produzione di Vhit, migliorandone la disponibilità. L’azienda registra inoltre un incremento percentuale a due cifre nell’efficienza della gestione IT. Efficienza che significa ridurre i tempi di lavorazione e le operazioni ripetitive dell’uomo, afferma La Forgia, “perché l’utilizzo dell’AI deve avere come primo obiettivo quello di liberare l’uomo e regalargli del tempo per dare spazio alla creatività, per progettare, perché la realizzazione delle cose nuove la si fa solo con la risorsa fondamentale, la testa dell’uomo”.

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