Alla base di tutti i progetti di trasformazione digitale c’è la capacità di valorizzare dati e informazioni disponibili in prospettiva di business, puntando sull’efficienza. Vale per le aziende, vale anche per le pubbliche amministrazioni e le organizzazioni che operano nell’ambito della ricerca, così come per tutto il mondo della sanità.
La capacità di valorizzare i dati però dipende non solo dalla disponibilità di soluzioni software e di servizi, ma anche dall’architettura stessa scelta per elaborare, conservare e condividere le informazioni. Ed è facile allora intuire l’importanza dei data center, come della gestione delle risorse energetiche e di tutte le componenti, anche di rete, funzionali all’interscambio in sicurezza dei dati. Ne parliamo con Andrea Faeti, Sales Director Enterprise Accounts di Vertiv per l’Italia con un focus tanto interessante quanto specifico, legato al ruolo dell’azienda nel supportare le pubbliche amministrazioni nello sviluppo di infrastrutture moderne in linea con i requisiti indicati dal Pnrr.

“Abbiamo cominciato a lavorare seriamente sul tema Pnrr già più di due anni fa – esordisce Faeti –, creando una task force composta da responsabili commerciali e da risorse della struttura di Application Engineering impegnate a dar seguito ai programmi di sviluppo dei progetti, alle attività di business development, e pronte a mettere in comune esperienze maturate negli stessi ambiti”. 
Ricordiamo che il Pnrr prevede un piano di investimenti complessivo di circa 200 miliardi in tre anni. Di questi circa il 40% fa di fatto riferimento al tema della digitalizzazione e, nello specifico, oltre 6 miliardi sono destinati alla digitalizzazione della PA. Oltre a questi si aggiungono le risorse collegate ai progetti di partenariato pubblico/privato, le varie sovvenzioni, etc. “Per Vertiv questo significa attivarsi concretamente nel supportare la progettualità infrastrutturale di data center, sistemi di trasmissione e sistemi di elaborazione dati, ed i fondi Pnrr senza dubbio aiutano la realizzazione dei progetti e offrono una serie importante di opportunità da cogliere, in modo trasversale alle sei missioni in cui è strutturato

Vertiv, impegno trasversale sulle Missioni Pnrr

Digitalizzazione e Innovazione (Missione 1) vede Vertiv impegnata quasi ‘naturalmente’ considerato l’ambito entro cui l’azienda opera, ma è facilmente comprensibile come interessanti opportunità si siano aperte anche sui progetti della Missione 3 (Infrastrutture per una Mobilità sostenibile) Missione 4 (Istruzione e Ricerca) e Missione 6 (Salute). Spiega Faeti“Come Vertiv ci attiviamo non solo nella realizzazione di grandi data center enterprise da decine e decine di megawatt, ma anche sullo sviluppo dei data center sul territorio. Questo ci avvicina ulteriormente a una serie di interlocutori come le università, i centri di ricerca – quindi enti quali CnrInfn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) – e tutte le PA proprio per ragionare con loro di nuove iniziative di digitalizzazione”. E negli ultimi due anni Vertiv ha già completato diversi progetti legati al Pnrr in queste direzioni. 

“Per esempio, abbiamo recentemente inaugurato il progetto di espansione del data center dell’Università di Pisa nell’ambito di un’iniziativa Pnrr”. Il data center dell’università di Pisa è una delle realizzazioni più importanti in Italia in ambito accademico. In questa ultima implementazione abbiamo reso disponibile una infrastruttura di potenza nell’ordine dei 400 kilowatt in aggiunta al plesso esistente. “In queste iniziative spesso il ruolo di Vertiv comprende certo anche la consulenza, aspetto che rappresenta una componente sempre molto importante perché le organizzazioni devono riuscire a istruire gare, a elaborare progetti, etc., tutte attività complesse e da portare a termine in tempi stabiliti”. Alla fase iniziale di supporto alla progettualità – sia direttamente con il cliente finale o con studio di progettazione – seguono poi l’implementazione sul campo, quindi l’impegno di post-vendita e quello di supporto nell’operatività.

Se la Mission 4 ha visto Vertiv impegnata nel maggior numero dei progetti, di cui molti sono ancora in corso, l’azienda è comunque operativa anche in progetti Pnrr di Missione 6, in quanto il tema Salute è strettamente legato alla digitalizzazione del sistema sanitario nazionale e questo, ovviamente, ci chiama in gioco”. In questi progetti è preponderante la componente software delle soluzioni, piuttosto che non gli investimenti in nuove infrastrutture. È importante anche sottolineare l’impegno di Vertiv nella realizzazione di applicazioni di tipo ferroviario, con focus sui sistemi di segnalamento, che rientrano nell’ambito delle grandi opere a livello nazionale sulle infrastrutture (Missione 3). Un ambito, quello dei sistemi di comunicazione ed elaborazione dati ai fini della sicurezza, in cui è richiesta elevata affidabilità dell’infrastruttura, riconosciuta a Vertiv così come nello sviluppo applicativo per i data center anche nei progetti di sviluppo infrastrutturale. “Tratto comune nell’ambito dei progetti Pnrr, è quello dei tempi di execution. Si parla comunque di un piano a tempo entro il quale gli investimenti devono essere messi a terra”. E l’esempio del data center per l’Università di Pisa è emblematico.

Prosegue Faeti: “Siamo riusciti a contenere i tempi di realizzazione e, dalla firma del contratto, arrivare all’inaugurazione in un anno. Ottime tempistiche per un’implementazione completa del data center includendo le attività di riqualificazione del sito.

Andrea Faeti Vertiv
Andrea Faeti Vertiv

Per realizzare progetti di questo tipo è evidente quindi il bisogno di poter contare su un team competente, proprio per le esigenze di realizzazione in tempi rapidissimi e per la rendicontazione dei progetti con scadenze precise. “Aspetti, questi, che richiedono e favoriscono un approccio come quello di Vertiv di tipo modulare” che ha riguardato anche la realizzazione di Pisa. Spiega Faeti“Benché il data center fosse effettivamente all’interno di un building, si sarebbe dovuta sacrificare un’area interna per ampliare il Power Center – cioè la parte Ups e dei quadri elettrici– che invece è stata realizzata esternamente e con un approccio modulare, proprio per non occupare spazi da dedicare alla componente tecnologica”. Le soluzioni modulari permettono poi di evitare impegnativi investimenti di tipo immobiliare, che allungano sensibilmente i tempi.

“Un’altra caratteristica dei progetti Pnrr è il rispetto di certe condizioni dal punto di vista della sostenibilità – prosegue Faeti – “e torna ad essere premiante mettere a fattor comune l’incremento di esperienze consolidate dai team”. Il rispetto dei criteri DNSH (Do Not Significant Harm), su cui Vertiv ha una maturato solide competenze, consente all’azienda di portare un valido contributo, proprio a partire dal primo step progettuale, oltre che nell’implementazione, disponendo di tutte le tecnologie necessarie compatibili con questi criteri. Non si parla solo di sostenibilità nella realizzazione dei nuovi impianti, ma anche del refurbishment degli impianti esistenti. “Si può fare molto – spiega Faeti – sia dal punto di vista dell’efficientamento elettrico indiretto sia di quello diretto; nel dimensionamento dei consumi – per esempio di condizionamento – così come utilizzando tecnologie a maggiore efficienza (per esempio con l’utilizzo di Ups ad alta efficenza). Tutti approcci che assicurano guadagni di diversi punti in efficienza, così come l’ottimizzazione della parte di gestione termica all’interno del data center, a partire dalla gestione dei cablaggi, dal posizionamento relativo dei rack, fino al corretto orientamento dei flussi d’aria”. Anche con ritorni immediati calcolati in un orizzonte temporale di pochi mesi. Progetti Vertiv significativi sono stati realizzati in questa direzione anche per la PA e anche sfruttando le risorse Pnrr. Ancora, sempre seguendo la declinazione dei progetti Pnrr, per Missione 1 è possibile segnalare i vantaggi di tool come la Vertiv XR app utili per far capire al cliente, in questo caso alla PA, come la realtà virtuale possa favorire la comprensione di come nuove macchine o apparati si possono adattare al sito.

Per quanto riguarda Missione 6 (Salute), Vertiv registra invece una maggior prudenza da parte di aziende e PA, anche in considerazione di specifiche limitazioni legate al tema della privacy dei dati. “In questo momento le iniziative sono in proporzione poche, rispetto alle opportunità, e il problema privacy sembra effettivamente limitante in questa fase, mentre non mancano iniziative di sviluppo ma nell’ambito più tradizionale. Così, per esempio, mentre per quanto riguarda il supporto alla diagnostica per immagini con l’AI – abilitatore digitale avanzato – non vediamo muoversi molto, non mancano diversi progetti di espansione degli impianti già in uso presso le realtà ospedaliere, per quanto riguarda l’estensione delle infrastrutture per la continuità elettrica, come per la gestione termica e lo sviluppo di data center e gestione dati. Non sembra siano ancora in fase avanzata di sviluppo viva applicazioni, per esempio in relazione alla telemedicina e alla remotizzazione“.

Vertiv, sicurezza fisica e logica

Centrale e trasversale resta per Vertiv anche il tema della sicurezza, ma con una prospettiva specifica. Vertiv non è impegnata direttamente nel tema della cybersecurity, ma certo in quello della sicurezza fisica nella realizzazione dei data center (così come della sicurezza nei controlli degli accessi, delle telecamere a circuito chiuso etc.). E’ ingaggiata ovviamente quando si parla della parte di sicurezza dei protocolli utilizzati dalle risorse per la comunicazione dei dati che devono rispettare una serie di specifiche per poter essere rese operative all’interno di strutture critiche e reti interoperate come sono tante di quelle pubbliche”. In questo ambito Vertiv si mette in gioco anche con i propri Life Services che consentono di intervenire in modo proattivo al verificarsi di malfunzionamenti. “Si parla in particolare di servizi di diagnostica e manutenzione da remoto, garantiti dal punto di vista della sicurezza cyber e quindi soggetti a tutta una serie di restrizioni ma comunque applicabili – con l’intelligente collaborazione delle parti – anche ai workload della PA“.

L’impatto dell’AI sui data center

Il mercato dei data center è destinato a subire profonde trasformazioni per l’introduzione dei workload che sfruttano lintelligenza artificiale. Faeti“Vedo su questo punto due principali filoni di cambiamento: da una parte i grandi player costruiscono enormi data center per i workload basati sui Large Language Model, per fornire servizi di intelligenza artificiale via cloud ai loro clienti, ma vi sono anche implementazioni dedicate, sul territorio, che prendono piede poco alla volta”. E anche in questo caso l’Università di Pisa è un esempio. Sono già state implementate in quel data center nuove tecnologie che vanno proprio a supporto di sistemi di elaborazione Hpc dedicati. “Sostanzialmente i nuovi sistemi di elaborazione dedicati all’AI concentrano la potenza: se un data center standard di co-location oggi ha consumi più vicini ai 5 che ai 10 kilowatt per rack, quelli dedicati all’AI supereranno i 100 kilowatt e necessariamente richiedono sistemi di raffreddamento a liquido. Proprio a Pisa, Vertiv ha già installato tre unità di liquid cooling (Vertiv Liebert Xdu, in grado di smaltire il calore generato da rack ad altissima densità), implementando, con un approccio che abbiamo definito “ibrido” queste soluzioni all’interno di un data center che utilizza soluzioni tradizionali di raffreddamento, benché a elevatissima efficienza”. Non solo, Vertiv registra già oggi l’impegno delle aziende che desiderano utilizzare i Llm “on-premise”, piuttosto che sulle piattaforme dei grandi player e quindi lavora con esse su progetti specifici in questo ambito. “Certo il punto di contatto dell’AI con i progetti Pnrr è oggi tema prevalentemente appannaggio delle iniziative in ambito accademico/ricerca e sviluppo, come tante di quelle che abbiamo seguito”, specifica Faeti.

Valorizzare il partenariato

Merita infine un cenno a parte il tema del partenariato pubblico privato, che in Italia è un approccio di cui si parla tanto che non conta però ancora tantissimi progetti, pur essendo estremamente interessante. Chiude Faeti“Parliamo di iniziative relative allo sviluppo di nuovi data center anche per applicazioni di co-location, quindi applicazioni commerciali, che partono proprio dal partenariato pubblico privato e che all’interno di questo partenariato possono utilizzare fondi del Pnrr. E’ un’area interessante e dal mio punto di vista direi assolutamente sottoutilizzata rispetto alle potenzialità”. Anche perché consente di superare la difficoltà attuale delle organizzazioni nella messa a terra dei progetti in tempi ristrettissimi, in particolare quando si parla di progetti infrastrutturali vitali perché riverberano importanti vantaggi per i decenni successivi.

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