Metto in fila alcuni fatti della settimana a valle del nuovo corso che gli Stati Uniti, con il neo presidente Trump, stanno imboccando. Non parlo dei più manifesti (la parata dei multimiliardari delle big tech alla corte di Trump con tutte le conseguenze che il connubio tra potenze tecnologica e politica comporterà) ma di alcuni passaggi meno chiacchierati che dettagli non sono.

1 – Il cambio della strategia in materia di intelligenza artificiale ufficializzata da Trump, con l’annullamento delle regole AI definite dal predecessore Biden un anno fa (ottobre 2023) contenute nell’Executive Order on the Safe, Secure, and Trustworthy Development and Use of Artificial Intelligence, un documento governativo caposaldo per lo sviluppo e la diffusione di una AI responsabile negli Usa.

Una mossa che può essere letta come un “tana libera tutti”, in un momento cruciale per gli investimenti miliardari in AI che definiscono la nuova ondata di sviluppo tecnologico che cambierà la società, i modelli di lavoro e produzione, la ricerca.
Una mossa in barba alla definizione di una regolamentazione chiara dell’AI che ragioni in un confronto aperto su quale sia il modello migliore di regolamentazione, il bilanciamento tra innovazione ed etica, tra vantaggi e rischi, interessi pubblici e privati.
Ma anche in barba all’Europa che si è data, prima al mondo, l’AI Act per regolamentare l’intelligenza artificiale partendo da un approccio basato sul rischio, consapevole dell’innovazione irreversibile che porta ma che va gestita nel rispetto delle leggi europee (tra queste il Gdpr a tutela della protezione dei dati personali).

I dati del mercato dell’AI in crescita – visti la scorsa settimana grazie alla ricerca di Anitec-Assinform e all’AI Index Report 2024 di Stanford) – confermano che l’AI è passata dai laboratori alle imprese, alzando il livello di attenzione nel dibattito legislativo sull’AI in 49 Paesi al mondo. Per cui la prima decisione di Trump di annullare l’Executive Order on the Safe, Secure, and Trustworthy Development and Use of Artificial Intelligence ribalta il tavolo americano. Come reagirà l’Europa?

2 – L’annuncio di un investimento plurimiliardario da parte della Casa Bianca per lo sviluppo dell’AI negli Usa. La nuova joint venture battezzata Stargate Project investirà complessivamente 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni (100 miliardi inizialmente) per costruire la più grande infrastruttura per sviluppare l’intelligenza artificiale di OpenAI, a partire dalla costruzione di un polo di data center in Texas per poi valutare altri potenziali siti in tutta l’America. “Questa infrastruttura garantirà la leadership americana nell’intelligenza artificiale (marcando il divario con la Cina, ndr), creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro americani e genererà enormi benefici economici per il mondo intero – recita il comunicato stampa di OpenAI che rilancia l’annuncio -. Questo progetto non solo sosterrà la reindustrializzazione degli Stati Uniti, ma fornirà anche una capacità strategica per proteggere la sicurezza nazionale dell’America e dei suoi alleati”.  Perché la Cina rimane il grande rivale, con una crescente competitività nel settore dell’intelligenza artificiale, come sta dimostrando lo scossone in borsa dato alle big tech dalla startup cinese DeepSeek (nata nel 2023), con il lancio del chatbot economico e open source che integra un nuovo Llm (R1).  Secondo l’Università di Berkeley è più performante rispetto ai modelli di Meta, OpenAI e Anthropic; è il primo nell’App Store iOS in America, superando ChatGpt. 

Tornando a Stargate i finanziatori iniziali del progetto sono SoftBank (che avrà la responsabilità finanziaria), OpenAI (che terrà la responsabilità operativa), il fondo mediorientale Mcx e Oracle , sotto la presidenza di Masayoshi Son (Ceo di SoftBank). “Arm, Microsoft, Nvidia, Oracle e OpenAI sono i principali partner tecnologici ad oggi – continua il comunicato -. Oracle, Nvidia e OpenAI collaboreranno strettamente per costruire e gestire questa infrastruttura di data center, grazie alla profonda collaborazione tra OpenAI e Nvidia che risale al 2016 e alla partnership più recente tra OpenAI e Oracle” ricordando anche lo stretto legame tra OpenAI e Microsoft (che ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI ed è nel board) per addestrare e sviluppare l’AI del futuro. “Tutti noi non vediamo l’ora di continuare a costruire e sviluppare l’AI, e in particolare l’Agi (intelligenza artificiale generale, ndr), a beneficio di tutta l’umanità. Crediamo che questo nuovo passo sia fondamentale lungo il percorso e consentirà alle persone creative di capire come usare l’AI per elevare l’umanità”

Come reagirà a questo investimento Elon Musk (a capo del Dipartimento per l’efficienza governativa del nuovo governo Trump) acerrimo nemico di OpenAI? Ma soprattutto come reagirà l’Europa?

Vedremo le risposte strada facendo, ma queste mosse indicano la direzione.

La via americana all’AI passa da investimenti miliardari, senza leggi generali o regole valoriali condivise tra i vari stati (anche se sono in crescita regolamenti per specifici ambiti di utilizzo o settori, secondo il report di Stanford).

La via europea all’AI passa da insufficienti investimenti tecnologici in AI (c’è molto da fare) ma da un AI Act forte che imprime un approccio normativo ed etico condiviso all’interno dell’Unione, rispettoso dei diritti umani e delle libertà fondamentali, per tutti i settori. Oggi questo regolamento rimane l’unico modello di regole valoriali di cui l’AI non può fare a meno, non un freno allo sviluppo ma una condizione necessaria, può fare scuola oltreoceano. Anche se sul piatto ci sono 500 miliardi di dollari di investimenti.

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