Pubblicato oggi, l’Osservatorio Trimestrale del settore Ict dà un quadro globale dell’andamento delle aziende Ict in Italia, includendo tutte le realtà, dalle grandi imprese Ict alle startup, fino alle Pmi innovative.
Un report alla sua prima edizione – frutto della collaborazione tra Anitec-Assinform e InfoCamere – che fornisce una fotografia puntuale.
Tre evidenze su tutte.
1 – Nel 2024 il settore Ict ha registrato una crescita del numero di aziende Ict del +2,1% (132mila di cui 7.708 classificate come startup e Pmi innovative), portando anche alla crescita dell’occupazione del +3,4% (631.500 addetti), con tassi superiori agli altri ambiti economici.

2 – Ma – ed è questo l’elemento preoccupante – il 2024, per la prima volta dal 2020, ha registrato un saldo demografico negativo del settore Ict. Un fenomeno che si deve da una parte al trend in atto dei fenomeni di consolidamento delle microimprese (accorpamenti e acquisizioni tra aziende dal mondo del software a quello della system integration o della distribuzione) dall’altra alle dinamiche delle grandi aziende Ict, che hanno portato avanti progetti interni di razionalizzazione grazie anche all’utilizzo di nuove tecnologie.
3 – La crescita è frammentata e disomogenea nelle varie regioni, confermandosi forte laddove si è stati in grado di creare un ecosistema tra pubblico e privato, università e aziende. “L’incremento continuo delle imprese e dell’occupazione conferma il ruolo fondamentale del nostro settore per la trasformazione digitale del Paese – commenta Daniele Lombardo, consigliere con delega alle Politiche per la Trasformazione Digitale delle Pmi di Anitec-Assinform -. Ma i dati mostrano anche come, a fronte della crescita demografica, esistano sfide significative per il nostro settore a partire dall’eccessiva frammentazione, la disomogenea distribuzione nel territorio inclusa la necessità di un maggiore sostegno alla crescita delle Pmi e delle startup innovative”.

Ambiti trainanti
La maggior parte delle realtà è attiva nel mondo del software e della consulenza IT (56.707 imprese e 379.607 addetti) tallonato a vista dal mondo dei servizi IT (55.292 imprese con un numero di addetti decisamente inferiore, 125.430), due ambiti che insieme registrano un aumento del 3,5% del numero di imprese e un incredibile +27,6% in termini di addetti. Un andamento che rimarca la propensione verso servizi ad alto valore aggiunto e a soluzioni software legate alla domanda di digitalizzazione delle aziende italiane, in particolare delle grandi realtà. In calo invece il settore delle telecomunicazioni, con una diminuzione delle imprese attive rispetto all’anno precedente, rispecchiando sia il consolidamento in corso tra aziende Tlc sia la maturità del comparto.
Ma sono le startup e le Pmi innovative Ict a rappresentare la componente più dinamica, anche se per la prima volta dopo la crescita innescata dal 2020 (anno della pandemia) registrano un leggero rallentamento. La ricerca ci mostra come sia limitata la presenza di imprese di medie e grandi dimensioni nel panorama delle startup e Pmi innovative Ict, indice di una difficoltà a fare scalare le startup dalla loro fase iniziale. Del 7.708 aziende, solo 261 imprese Ict contano più di 250 addetti, e solo 216 superano i 50 milioni di euro di fatturato.
Territori disomogenei
“Il futuro del Paese dipende in modo strettissimo dalla forza del settore Ict, sia in termini di dinamiche imprenditoriali sia in termini di crescita di un’occupazione di elevata qualificazione” precisa Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere. Ma se si sposta l’analisi a livello territoriale, la concentrazione delle imprese è racchiusa in poche aree e frammentata.
Le due regioni che contano il più alto quoziente di locazione in ambito Ict (rapporto tra numero di imprese Ict sul totale delle imprese regionali e le imprese del settore Ict nazionale sul totale di tutte le imprese italiane) sono Lombardia, con 30.017 imprese che ruotano attorno a Milano, e Lazio con 16.255 realtà, regione che ha visto quest’anno significativi investimenti sia nella pubblica amministrazione centrale sia nelle infrastrutture con investimenti ingenti di aziende private attorno a Roma (tra cui il potenziamento della rete data center). Seguite da Friuli-Venezia Giulia e Veneto, a conferma del ruolo crescente del Nord-Est nel comparto Ict.
Ma è l’Emilia-Romagna, in particolare la provincia di Bologna, che si rivela il vero hub emergente dell’Ict con 9.966 imprese (per 49.259 addetti) e 737 startup e Pmi innovative Ict (4.226 addetti) e, nonostante ci sia un generale calo demografico nel settore rispecchiando l’andamento nazionale, si osserva una crescita dinamica nei segmenti del software e della consulenza IT. Una regione interessante, che vede un aumento degli addetti Ict in tutti i settori con tasso di crescita superiore rispetto alle imprese non Ict, ad eccezione dei servizi di telecomunicazione già maturi.

“L’Osservatorio, insieme al nostro rapporto sul mercato Digitale in Italia, ha il merito di fornire fotografia aggiornata e completa delle dinamiche di sviluppo del nostro comparto – precisa Lombardo -. Una solida base di dati da cui partire per definire politiche industriali “data driven” per il settore, così da consolidarne il contributo presente e futuro alla crescita economica alla competitività del nostro Paese”. Primo risultato di un progetto di analisi continuativa sulle performance e sulla struttura delle imprese Ict italiane.
È evidente come la distribuzione non uniforme delle aziende sia legata allo sviluppo di poli tecnologici che possano accelerare lo sviluppo del settore. I casi di Milano, Roma e Bologna che sono riuscite a dare vita a un ecosistema tra università, centri di ricerca e imprese supportate da politiche regionali, si conferma motore di sviluppo anche per il 2025.
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