Il nostro sistema sanitario è sotto pressione ma l’utilizzo delle tecnologie digitali oggi disponibili potrebbe aiutare a risolvere, almeno in parte, anche le criticità che impattano direttamente sulla possibilità di usufruire in modo più efficiente dei servizi.
Oltre che nell’ambito delle soluzioni di diagnostica e di ricerca, per esempio, l’intelligenza artificiale si sta affermando come uno strumento essenziale per affrontare le criticità strutturali e migliorare l’accesso alle cure. A dirlo è la nuova edizione del Future Health Index 2025, il rapporto annuale promosso da Philips che fotografa, attraverso il contributo di oltre 2mila professionisti sanitari e pazienti a livello globale, i trend emergenti in ambito healthtech. Tra questi, la crescente fiducia nel potenziale dell’AI per affrontare problemi come le lunghe liste d’attesa, la carenza di personale e l’eccessiva burocratizzazione dei processi clinici.
Le sfide del sistema sanitario, liste d’attesa e carenza di operatori
Secondo i dati raccolti dal rapporto, i pazienti in media – nello scenario globale – attendono oltre 70 giorni per un consulto specialistico. Una cifra che, in un contesto di aggravamento delle patologie e urgenza di interventi tempestivi, si traduce in conseguenze significative per la salute. Il 33% dei pazienti afferma di aver visto peggiorare le proprie condizioni cliniche a causa dell’attesa e uno su quattro è stato ricoverato prima ancora di aver avuto accesso a una visita. Uno scenario che si rispecchia pienamente anche in Italia. Secondo il Rapporto annuale 2025 di Istat, nel solo 2024 quasi 6 milioni di italiani – circa il 10% della popolazione – hanno rinunciato a una visita specialistica o a un esame diagnostico a causa delle lunghe liste d’attesa. Un dato in crescita del 2,4% rispetto all’anno precedente, che conferma come la lentezza del sistema possa tradursi in un vero e proprio ostacolo all’accesso equo alla sanità.
AI come acceleratore nei percorsi di cura
Nel contesto descritto, l’intelligenza artificiale si configura come uno strumento determinante per snellire i processi, ridurre i tempi e ottimizzare le risorse. Secondo il Future Health Index 2025, il 46% dei professionisti sanitari considera l’AI una risorsa indispensabile per evitare ritardi diagnostici e per interventi precoci. Un altro 46% ne legge il potenziale come leva per ridurre il burnout, legato principalmente alla mole di compiti amministrativi, mentre il 42% la ritiene uno strumento chiave per gestire l’aumento delle visite arretrate. Tra le applicazioni già in uso, l’AI è in grado di triplicare la velocità di imaging diagnostico nella risonanza magnetica, contribuendo in modo diretto alla riduzione delle liste d’attesa.

Non solo: grazie all’automazione nella refertazione, consente ai clinici di risparmiare tempo prezioso e di concentrarsi maggiormente sulla componente decisionale e sulla relazione con i pazienti. Riprende i numeri e commenta così commenta Andrea Celli, managing director Philips Italia, Israele e Grecia: “I recenti dati Istat evidenziano la rinuncia a visite o esami a causa delle lunghe liste d’attesa. Un problema che non riguarda solo il nostro Paese, come emerge dallo studio promosso da Philips. Senza un’azione urgente e di fronte alla carenza prevista nel mondo di undici milioni di operatori sanitari entro il 2030, milioni di persone potrebbero non ricevere cure tempestive. È tempo di cogliere le enormi opportunità che la tecnologia e l’AI ci offrono, continuando a investire in innovazione”.
Tra triage, gestione dati e ottimizzazione risorse
Secondo i professionisti coinvolti nello studio, le aree più promettenti per l’impiego dell’AI riguardano il triage, la gestione dei flussi di pazienti e l’organizzazione delle attività diagnostiche.

Il 78% ritiene che l’adozione dell’intelligenza artificiale aumenti la capacità di gestire più pazienti, il 76% la considera utile per ridurre i tempi d’attesa e il 77% per gestire meglio le priorità cliniche nei casi urgenti. Ancora più significativo è il dato sull’automazione dei compiti ripetitivi: l’84% degli operatori sanitari afferma che l’AI può contribuire a snellire processi burocratici che oggi saturano le agende e compromettono l’efficienza del sistema.
Un altro tema chiave è la gestione dei dati: secondo il 34% dei professionisti, la frammentazione delle informazioni cliniche e l’accesso limitato ai dati del paziente fanno perdere fino a quattro settimane all’anno, tempo che potrebbe essere dedicato ad attività cliniche.
Percezione pazienti, serve costruire fiducia
Se tra i clinici l’adozione dell’AI trova consenso, la fiducia dei pazienti rimane ancora da conquistare. Solo il 59% dei pazienti intervistati si dichiara fiducioso nell’uso dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario.

Una delle principali preoccupazioni è legata alla percezione che l’uso pervasivo della tecnologia possa compromettere la relazione personale con il medico. Temono un’assistenza più “fredda”, con meno interazioni umane.
Lo stesso Future Health Index evidenzia come, nonostante l’ottimismo generalizzato da parte degli operatori (79%), la costruzione di un rapporto di fiducia tra pazienti e tecnologie digitali resti un aspetto imprescindibile. “Per realizzare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale, è necessario che i quadri normativi evolvano, trovando un equilibrio tra rapida innovazione e solide garanzie, per garantire la sicurezza dei pazienti e favorire la fiducia tra i professionisti”, sottolinea Shez Partovi, chief innovation officer di Philips.
Un modello centrato sulla persona
La chiave per una transizione efficace e sostenibile verso una sanità digitale potenziata dall’AI è l’adozione di un modello centrato sulla persona. Secondo Partovi, l’AI deve essere sviluppata in stretta collaborazione con i professionisti della salute, per assicurare sicurezza, rappresentatività dei dati e inclusività. In altre parole, l’innovazione deve essere al servizio della cura, non un ostacolo alla relazione umana. Entro il 2030, l’AI così contribuirebbe a raddoppiare la capacità di assistenza del sistema sanitario globale, automatizzando attività amministrative e supportando i clinici attraverso agenti intelligenti in grado di apprendere e adattarsi. Tuttavia, per cogliere appieno questo potenziale, è necessario un ecosistema normativo e formativo in grado di accompagnare il cambiamento, promuovendo trasparenza, interoperabilità e cultura digitale.
La prospettiva tracciata dal Future Health Index 2025 richiede interventi rapidi e coordinati, altrimenti la pressione sui sistemi sanitari rischia di diventare insostenibile. I trend demografici – invecchiamento della popolazione e crescita delle cronicità – si intrecciano con la carenza di risorse e la necessità di migliorare l’efficienza del sistema. Per attivare il potenziale dell’AI è indispensabile agire su più fronti: dalla formazione dei professionisti alla revisione dei processi organizzativi, fino all’integrazione intelligente delle tecnologie nei percorsi clinici.
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