Entra nel vivo, a San Francisco, Vmworld 2019. A novembre l’evento annuale di Vmware per clienti, partner e sviluppatori arriverà anche in Europa, a Barcellona, ma intanto nell’edizione americana – 20mila i partecipanti tra clienti, partner e sviluppatori – l’azienda conferma e rinnova la propria strategia per il cloud ibrido volta ad offrire l’ambiente più adeguato per le applicazioni, secondo le esigenze aziendali.
L‘hybrid cloud è la scelta di circa due terzi delle aziende che sposano il cloud e lo fanno dal data center all’edge. Si tratta di riuscire a gestire i carichi dove è opportuno, potendoli spostare in modo flessibile, e di attingere alle risorse migliori senza dover rimettere mano alle applicazioni.
Se si prova a tracciare nel tempo il percorso seguito da Vmware è possibile individuare il punto di partenza e quanto fatto fino ad oggi.
“Solo cinque anni fa – ripercorre Pat Gelsinger, Ceo di Vmware – l’obiettivo era rendere semplice per le organizzazioni accedere alle applicazioni da qualsiasi dispositivo, poi abbiamo puntato a consentire l’esecuzione di qualsiasi applicazione su qualsiasi cloud”. Una scelta ibrida allora significava poter far girare un’applicazione ovunque con infrastrutture e operazioni coerenti.
Oggi Vmware alza l’asticella ed è pronta ad offrire prodotti e servizi che aiutino le aziende a sfruttare al meglio i servizi cloud, multicloud e nativi preferiti. E negli ultimi mesi l’azienda ha accelerato ulteriormente il viaggio nel cloud dei clienti, anche con una serie di acquisizioni concluse e in divenire (Heptio, Pivotal e Carbon Black).
Da qui gli ultimi annunci di Vmware che estendono le potenzialità di una piattaforma hybrid cloud coerente per tutti i cloud pubblici: Aws, Azure, Google e Ibm cloud.
Vmware vSphere e vSan sono gli elementi costitutivi della Vmware Cloud Foundation, vista come soluzione che amplia la definizione di Hci unificando le capacità essenziali dell’infrastruttura cloud di computing, storage, networking e la gestione integrata.
Il cloud per ogni applicazione
Gli annunci di punta a Vmworld 2019 sono relativi a Hybrid Cloud Platform e a Kubernetes. Il primo riguarda l’introduzione di Vmware Hybrid Cloud Platform per indirizzare il bisogno di eseguire e gestire ogni applicazione su più cloud con strumenti di pianificazione, implementazione e gestione delle operations automatizzate. Mentre con Vmware Cloud on Aws, l’azienda mostra i vantaggi offerti dalla modernizzazione e dalla migrazione delle applicazioni sul cloud di Amazon.
Quest’ultimo è un servizio frutto del lavoro congiunto di Vmware con Amazon che porta le funzionalità enterprise del software-defined data center di Vmware su Amazon Web Services, con accesso ottimizzato ad Aws. Il servizio offre possibilità di migrazione veloce in cloud (con Vmware Hcx e vMotion), combinata con un’infrastruttura cloud ibrida e operation coerenti (annunciati vRealize Operations e vRealize Automation 8.0).
In questa fase, Vmware mette a frutto la sua neutralità rispetto alle piattaforme e quindi la possibilità di indirizzare qualsiasi esigenza in cloud, da una parte per chi inizia i propri progetti di trasformazione con la migrazione del data center on-premise, dall’altra con una serie di partnership rispetto alle offerte di public cloud.
Forrester Consulting al riguardo documenta possibilità di risparmio quasi del 60% sui costi operativi di una scelta cloud di questo tipo rispetto a quelli legati a scelte di capacità equivalente on-premise. Per le aziende clienti infatti resta importante spremere valore dal cloud in modo veloce, mano a mano che un numero crescente di carichi di lavoro viene spostato sulla nuvola.
Vmware per Kubernetes
E’ interessante complemento di una strategia ora volta ad abbracciare tutte le esigenze (virtualizzazione e containerizzazione) l’annuncio di Vmware Tanzu che comprende un portafoglio di soluzioni per le aziende che decidono di costruire applicazioni containerizzate e basate su Kubernetes, pronte a lavorare in un ambiente multicloud, con tutti i cluster facilmente governabili da un unico punto.
Pat Gelsinger sottolinea la focalizzazione su Kubernetes e spiega i vantaggi di “un’infrastruttura importante e critica che deve essere onnipresente per permettere a sviluppatori e operatori IT di sostenere le sfide comuni”.
Da qui Project Pacific, evoluzione importante dell’architettura di virtualizzazione server vSphere che lo piega anche al servizio di Kubernetes: le applicazioni virtualizzate e quelle containerizzate non avranno bisogno quindi di risorse differenti ma potranno sfruttare vSphere.
L’idea di Vmware, fresca dell’acquisizione di Heptio, in questo ambito, è quello di allineare lo sviluppo del software alle logiche delle moderne supply chain, e di farlo sostanzialmente procedendo su tre binari: attraverso l’accordo definitivo di acquisizione di Pivotal (di recente annuncio) per mettere a valore soluzioni come Spring Initializr e Spring Boot; con Bitnami (un catalogo per cluster Kubernetes di applicazioni pre testate e valide) e con l’ecosistema Isv per l’offerta di servizi a valore aggiunto proprio legati alle applicazioni Kubernetes.
Workspace One potenziato da Watson
I vantaggi dati dalle applicazioni in cloud devono poi essere messi a terra anche negli ambienti di lavoro. Per distribuire e gestire in modo semplice queste applicazioni sugli strumenti di lavoro Vmware da tempo offre Workspace One.
E’ la piattaforma di digital workspace che integra funzionalità di controllo dell’accesso, gestione delle applicazioni e gestione degli endpoint multipiattaforma, erogata come servizio cloud oppure onpremise.
Workspace One include ora un assistente virtuale gestito da Ibm Watson e il servizio di concierge digitale Intelligent Hub Virtual Assistant, per agevolare lo svolgimento di una serie di attività come la registrazione dei nuovi dispositivi, la gestione dei problemi dei profili wifi, l’accesso a risorse specifiche come le policy, la mappa delle postazione e altro ancora.
Tentiamo una sintesi. Vmware si muove per semplificare la vita a tutti gli attori della catena Devops.
Secondo l’azienda, app legacy, app virtualizzate e container possono lavorare in un unico ecosistema. Si tratta evidentemente di un allargamento di orizzonte necessario per sostenere il paradigma di un cloud non solo cardine dell’evoluzione infrastrutturale aziendale, quanto piuttosto del business tout court.
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