Il mondo delle startup occupa in questa edizione di Smau un posto di rilievo: numerose tra gli stand le realtà che fanno parte dell’ecosistema, mentre sul palco della plenaria si analizzano i trend sull’Open Innovation, filo conduttore della manifestazione.
“Abbiamo scoperto che anche in Italia oggi finalmente molte aziende dello small and medium business stanno ponendo attenzione al mondo delle startup, e le collaborazioni con le corporate sono ormai all’ordine del giorno – annuncia Pierantonio Macola, presidente di Smau -. Un processo che punta a colmare il gap con il resto d’Europa e il divario ancora più profondo rispetto alla concorrenza di Stati Uniti e a Israele”.
Insieme alla crescita dimensionale delle startup, la collaborazione con queste aiuta le grandi e medie aziende a innovare e a crescere. Lo conferma il fatto che le imprese innovative crescono due volte più rapidamente rispetto alle concorrenti.
E’ questo un trend significativo emergente dall’Open Innovation Outlook: Italy 2019, lo studio realizzato da Mind the Bridge, partner internazionale di Smau, illustrato nel corso dell’evento.
“In Italia, l’Open Innovation è partita ma il percorso è ancora lungo – commenta Alberto Onetti, chairman di Mind the Bridge -; fare Open Innovation non è semplice, date le differenze dimensionali e culturali tra aziende e startup”. Il segnale è la necessità di fare scouting e guardare all’esterno, andando fisicamente dove l’innovazione viene prodotta; vedi la Silicon Valley, dove l’Italia è comunque già oggi ben rappresentata. L’innovazione deve però arrivare anche dall’interno, si sottolinea.
Italia, si punta a colmare il gap
Dal confronto tra le 36 top aziende italiane per fatturato con le 36 Top europee e sulla base di indicatori di innovazione, emerge un sistema industriale appena affacciatosi all’Open Innovation e alla collaborazione con le startup.
In Italia oggi si registrano 208 scaleup con una raccolta capitali di 1,8 miliardi di dollari, valore che colloca l’ecosistema italiano al decimo posto nello “Scaleup Country Index”, indicatore di performance per l’innovazione tecnologica (il confronto è con gli 11,6 miliardi di dollari del Regno Unito, i 4 miliardi della Germania e i 3,6 miliardi della Francia).
La reattività cambia in base alle dimensioni delle imprese: in media, al crescere della dimensione aziendale aumenta la possibilità di strutturare azioni di Open Innovation efficaci. Molte grandi aziende italiane hanno infatti intrapreso questo percorso, mentre il mondo delle PMI è sostanzialmente ancora poco attivo. E dove si investe lo si fa perlopiù in azioni di marketing. Le aziende del settore energy e banking sono le nuove frontiere più coinvolte sul fronte nell’Open Innovation.
Percorsi avviati
“Abbiamo preso una specifica decisione verso l’innovazione e la sostenibilità, che sono a nostro avviso due facce dello stesso processo – dichiara Antonio Cammisecra, Ceo Enel Green Power -. Abbracciamo l’Open Innovation per rispondere rapidamente ai bisogni dell’azienda, ma non possiamo lavorare da soli; abbiamo per questo avviato centinaia di collaborazioni e creato dieci Innovation Hub, presenti non solo negli Usa e Asia ma anche in Italia, come L’Innovation Hub di Catania, all’avanguardia nello sviluppo di sonar satellitari”.
“Investiamo da sempre sul fronte dell’innovazione e sicurezza, e questo vale anche per l’Italia, dove abbiamo recentemente inaugurato a Roma il primo Laboratorio Italiano di cybersecurity – afferma Hu-Kun, Ceo ZTE Italia e Presidente ZTE Europa Occidentale -. La nostra strategia include programmi di valorizzazione dei giovani talenti italiani e la collaborazione con le startup, per studiare una serie di soluzioni pensate sia per le aziende che per il singolo consumatore, dove l’IoT e il 5G stimolano lo sviluppo e moltiplicano le opportunità”.
“Trasformare la cultura aziendale per essere “strong team people” e creare collaborazione tra le funzioni”. Parte da questa affermazione Agostino Santoni, Ceo Cisco, per raccontare il percorso di trasformazione (o meglio la “journey”) avviato da Cisco e basato sulla co-innovazione, che coinvolge oggi oltre 100 startup italiane. “Being simple, open, programmable, cybersecure” è il monito alle aziende che puntano all’open innovation. Indispensabile uscire dai propri confini e creare un ecosistema fatto di incubatori, startup, istituzioni, mondo accademico, ricerca, coinvolgendo i clienti, ed “essere presenti in tutte le aree sociali”, una mission che Cisco ha da tempo fatto propria.
“Eravamo noi stessi una startup”, dichiara Valerio Camerano, Ceo A2A descrivendo le strategie verso l’innovation: “Non si fa nulla da soli; bisogna creare alleanze (ad esempio, con Enel collaboriamo su processi di automazione con IoT), dimenticare il business model e lavorare sulla cultura, oltre che avere l’abilità di prendersi il rischio e creare un senso di urgenza per crescere realmente”.
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