I pareri degli addetti ai lavori, trasversali per industry e categoria di esperti (analisti, Ceo e Cio), convergono quando si tratta di tentare previsioni sul futuro del cloud. Avvalora la tesi il report di Nutanix, Enterprise Cloud Index, che conferma e anzi rafforza la lettura del trend, tra il 2018 e oggi, nella nuova edizione della ricerca, ma evidenzia anche disillusioni e attese.
Enterprise Cloud Index Report 2019 valuta i piani di adozione delle diverse tipologie di cloud (privato, ibrido e pubblico) nei diversi mercati. Il campione dell’analisi prevede una base di intervistati da aziende eterogenee per settore, dimensione e area geografica coinvolgendo tutti i continenti.
Così, a metà 2019, sono stati intervistati 2.650 decisori IT in tutto il mondo ed è stato chiesto loro dove venissero eseguite le applicazioni della loro realtà, dove avessero intenzione di eseguirle in futuro, quali fossero le sfide nel cloud e in che modo le iniziative cloud influenzassero gli altri progetti e le priorità IT. Ecco i risultati.
Senza entrare ancora nello specifico dell’ambito retail, dalla lettura generale del report catturiamo almeno un paio di dati importanti. Il primo riguarda un’interessante spostamento: circa il 75% degli intervistati decide di riportare almeno un tot di applicazioni dal cloud pubblico on-premise (circa il 20% ne riporta almeno 5, o più di 5), e questo determina un incremento nell’utilizzo dei data center. Tuttavia cresce in modo costante e sostanziale la pianificazione di implementazioni ibride, e questa tendenza sarà confermata per i prossimi cinque anni.
L’85% degli intervistati, sceglie il cloud ibrido come modello operativo ideale, con circa la metà di decisori che identifica questo modello come in grado di soddisfare praticamente tutte le esigenze. Un altro specifico trend riguarda la crescita dell’adozione di modelli multicloud (da qui a 24 mesi, dal 10% a circa il 22%) ma anche una successiva stabilizzazione. Sicurezza e costi sono i primi due driver che indirizzano le strategie.
I numeri portano l’attenzione su un tema. Il cloud pubblico è ancora in pieno sviluppo, e tuttavia proprio la sua maturità contribuisce ad aprire gli occhi e a introdurre a una forma di parziale “disillusione” per cui non risultano essere state soddisfatte ancora tutte le aspettative (risponde così circa il 63% del campione).
Il cloud nel mondo retail
Questi fenomeni sono condivisi anche dal mondo retail, almeno in parte. Certo, la sicurezza influisce sempre in modo significativo nelle scelte. Così circa il 63% del campione dichiara di essere condizionato proprio dalla cybersecurity. Al momento però sembra importante, ma non sorprende, che comunque appena il 32% di esso identifichi il cloud ibrido come il più sicuro, segno di un processo ancora in divenire.
Allo stesso tempo i retailer superano la media delle industry per l’utilizzo di cloud pubblico quando si tratta di eseguire applicazioni IoT, e applicazioni aziendali con una percentuale di penetrazione del 19% su un singolo cloud, ma un’importante scelta di più cloud pubblici per l’11% del campione.
E’ questo un ambito in cui i retailer mostrano di riuscire a gestire meglio la spesa, rispetto ad altri comparti, ma soprattutto – in controtendenza – i retailer sottolineano i benefici della scelta di un cloud pubblico anche in relazione ai problemi di data security e compliance.
Il comparto specifico, si badi, vuole gestire in modo efficiente i dati dei clienti, tanto più a fronte della normativa sulla privacy e trova nel cloud ibrido le migliori possibilità per farlo. Queste regolamentazioni, che da poco hanno iniziato a dettare effettivamente le agende, sono per i retailer indirizzabili anche nell’utilizzo di soluzioni di public cloud più che per altre industry.
Si tratta di scelte, quelle verso il cloud, dettate dal bisogno di agilità, dalla possibilità di velocizzare le implementazioni IT (per circa il 54% del campione) e questo con il fine ultimo di adattarsi rapidamente alle esigenze dei clienti in uno scenario sempre più multicanale, che prevede l’utilizzo di diverse piattaforme ed infiniti punti di contatto con il cliente finale.
Variano le percentuali sull’utilizzo del modello multicloud (circa il 10% nei prossimi cinque anni), più basse rispetto alla media, con il 43% deciso ad incrementare l’utilizzo di architetture di cloud ibrido. Il modello ibrido è per l‘87% dei decisori IT in ambito retail ideale, una percentuale leggermente più alta, rispetto a quella complessiva riportata dal Report.
In sintesi quindi, pur con un sostanziale allineamento del comparto ai trend generali, il retail evidenzia un utilizzo superiore di public cloud rispetto ad altri verticali, ma in controtendenza sulle scelte multicloud.
Una realtà diversa dalle attese
Soprattutto è importante evidenziare come il Report, pur confermando la volontà anno su anno di ridurre drasticamente l’utilizzo dei data center, ci mette di fronte ad una situazione diversa in cui il confronto delle previsioni tra il 2018 e il 2019, con i dati oggettivi, indica oggi una realtà fattuale in contrapposizione rispetto ad alcuni luoghi comuni.
La realizzazione “facile” di uno scenario cloud è tutt’altro che scontata. Secondo la ricerca la causa del ritmo rallentato verso il cambiamento (quando non invertito) è da ricercare in una richiesta di effettiva mobilità delle app non soddisfatta, e nell’insufficienza (reale) delle possibilità di gestione cross-cloud per semplificare effettivamente i carichi di lavoro. Lasciamo parlare i numeri.
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