Ora che il decreto “Semplificazione e innovazione digitale” è legge, la normativa sulla quale si poggerà l’intero processo di trasformazione digitale del Paese non dà adito a perdere tempo.
Perché entro il 28 febbraio 2021 le amministrazioni pubbliche sono tenute ad avviare i loro processi di trasformazione digitale (data flessibile per i comuni con meno di 5.000 abitanti) rendendo i servizi pubblici fruibili in digitale, o detto meglio, attraverso lo smartphone. “Abbiamo ora un insieme di norme che ci permette di accelerare lo sviluppo migliorando la qualità della vita dei cittadini e agevolando il lavoro delle imprese. Con questo provvedimento dimostriamo all’Europa che ci stiamo già muovendo nella direzione indicata dal Recovery Fund” precisa Paola Pisano, Ministra dell’Innovazione tecnologica e della Digitalizzazione, che spinge per “velocizzare” il processo di trasformazione digitale del Paese.
Per farlo le strutture della PA potranno beneficiare di procedure semplificate per dialogare con imprese, startup, centri di ricerca, un processo che richiede cambiamento culturale di una PA che si è messa in discussione anche durante la pandemia e che ha dato prova di poter cambiare con la decisione di mantenere in smart working il 50% dei dipendenti pubblici fino alla fine dell’anno (compatibilmente con il lavoro svolto).
Nulla è facile, entrano in gioco sfide su competenze, svecchiamento della macchina burocratica, accelerazione della trasformazione, non banali per una macchina pubblica grande e complicata. Anche interfacciarsi con i giusti interlocutori, in grado di avviare e accompagnare la PA nei nuovi processi, richiede chiarezza. In primo luogo sui tempi. Appunto non banale, teniamo presente questa data a calendario, 28 febbraio 2021, e guardiamo cosa dovrà essere predisposto per allora.
Semplificazioni entro il 28 febbraio 2021
1 – Spid e Cie – cioè il Sistema pubblico di identità digitale e la Carta d’identità elettronica – saranno le sole credenziali per accedere ai servizi digitali della PA, centrale e locale. In questo modo i cittadini avranno un accesso semplificato e le amministrazioni non dovranno farsi carico di gestire sviluppo e manutenzione dei servizi tecnologici. Inoltre Spid e Cie, valide come documenti di identità, permetteranno lo svolgimento di pratiche amministrative online, senza allegare fotocopie di documenti di identità.
2 – L’App IO, consultabile da smartphone, sarà l’unico canale per accedere ai servizi digitali messi a disposizione delle varie PA. Permetterà di fare autocertificazioni, dichiarazioni, pratiche, pagamenti (tramite la piattaforma PagoPA integrata nell’app) in pratica, gestendo tutti i servizi digitali al cittadino, ne semplificherà la relazione con la pubblica amministrazione.
3 – Sarà creata un’unica piattaforma digitale per la notifica degli atti della Pubblica amministrazione che ridurrà tempi di recapito e spese postali. In pratica, una comunicazione digitale sostituirà la raccomandata per gli atti della PA, decretando la morte della raccomandata cartacea (continuerà ad esistere solo per chi non ha un domicilio digitale). Sulla stessa piattaforma il cittadino o l’impresa potrà “aprire” in qualsiasi momento il proprio “cassetto notifiche” per “ritirare” direttamente l’atto ed effettuare eventuali pagamenti.
4 – Saranno resi maggiormente accessibili a persone con disabilità l’uso di servizi pubblici informatici, sia da parte della PA sia da parte di aziende private, che offrono servizi attraverso app o siti internet (aziende da 500 milioni di euro).
5 – Sarà istituita una piattaforma digitale, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che permetterà alle persone con disabilità di avere un unico permesso di circolazione valido in tutta Italia, dopo aver acquisito il parere del Garante per la privacy. La piattaforma consentirà di verificare le targhe associate ai permessi di circolazione dei titolari di contrassegni.
6 – Sarà introdotto un codice di condotta tecnologica per la pubblica amministrazione che dovrà progettare e sviluppare i propri servizi digitali basandosi su regole omogenee, valide su tutto il territorio nazionale, semplificando il processo di trasformazione digitale del Paese, avvalendosi anche della consulenza di esperti.
7 – Sarà creata una piattaforma nazionale per i dati della Pubblica amministrazione resi immediatamente interrogabili, disponibili e fruibili rendendo più facile la modalità di condivisione dei dati tra i diversi uffici, aggregando dati in passato custoditi in “compartimenti stagni” e aumentano la fruibilità tra diverse amministrazioni. Lo studio dei dati aggregati potrà poi portare le amministrazioni a scelte più mirate sulle esigenze della collettività.
8 – Anche i gestori di concessioni pubbliche, che utilizzano dati dei cittadini in grande quantità per la gestione di servizi in concessione, dovranno mettere i dati a disposizione della PA in un formato aperto e riutilizzabile a fini statistici e di ricerca da istituzioni e uffici. Lo scopo è permettere di elaborare scelte amministrative, gestionali e anche normative sempre più aggiornate sulle necessità dei cittadini.
9 – La PA avrà l’obbligo di migrare i propri centri elaborazione dati (Ced) che non hanno i requisiti di sicurezza fissati da Agid in una infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata in Italia. In alternativa i vari rami della pubblica amministrazione potranno far migrare i loro servizi verso soluzioni cloud che rispettano le caratteristiche di sicurezza, qualità e livello delle prestazioni definite dall’Agid. Ma la spinta è verso la creazione di una infrastruttura di cloud pubblici nazionali affidabili e sicuri.
10 – La PA stessa deve diventare più digitale nel modo di lavorare e di comunicare tra uffici. Una modalità alla base dell’adozione dello smart working con la possibilità di accedere da remoto a beni e servizi (nel rispetto dello Statuto dei lavoratori e delle disposizioni in materia di sicurezza delle reti e dei dati). Lo stesso decreto legge “Cura Italia” aveva introdotto disposizioni per aiutare la Pubblica amministrazione nel dotarsi di tecnologie innovative, con l’intento di agevolare le attività da remoto come il lavoro agile e la didattica a distanza.
11 – Sarà agevolata l’autorizzazione a sperimentare progetti innovativi con imprese, startup, università ed enti di ricerca. Se l’iniziativa promossa dimostrerà di avere un impatto sociale positivo, si attiverà una procedura volta a promuovere eventuali modifiche normative per consentire all’attività sperimentata di essere svolta anche in futuro.
Tanta carne al fuoco. La legge c’è e il 28 febbraio 2021 sarà la vera prima cartina di tornasole. Non è fra molto.
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