“Un polo di innovazione in grado di proporsi come nodo per dare slancio concreto alla trasformazione digitale nel mondo dei trasporti, delle infrastrutture e dei servizi e disegnare la mobilità del futuro basata non solo sulla sostenibilità ambientale, ma anche su quella economica e sociale, sulla sicurezza, l’accessibilità e con al centro gli utenti, la loro esperienza di viaggio, l’efficienza”. E’ su questi presupposti che nasce il Polo di Eccellenza Smart Mobility & Logistics. L’iniziativa è basata sulla collaborazione tra l’Università degli Studi di Napoli Federico II e l’esperienza di Almaviva. Grazie all’intesa aperta alla cooperazione di operatori del settore, associazioni, realtà accademiche e di ricerca, come alla pubblica amministrazione, il progetto si pone obiettivi di integrazione dei saperi, rafforzamento dei processi di trasferimento tecnologico, e di sviluppo di nuove competenze e nuove opportunità per la filiera produttiva.
“L’ecosistema della mobilità e delle attività legate al turismo è stato penalizzato dalla pandemia, ma proprio grazie alla lezione appresa durante questa esperienza è possibile rimettersi in moto sulla base di nuovi presupposti” – così introduce il tema Gennaro Nicola Bifulco, professore ordinario di Ingegneria dei trasporti, Università degli Studi di Napoli Federico II – “Il Polo, che nasce come accordo quadro di collaborazione tra università e azienda, vuole rappresentare un punto di riferimento nel processo di transizione digitale dei sistemi di trasporto e mobilità. L’iniziativa prende vita senza dubbio in un momento critico per la mobilità e la logistica, che ha evidenziato come la resilienza nei trasporti non deve essere solo infrastrutturale ma riguardare anche reti e servizi (trasporti locali come a lunga percorrenza) e richieda un’azione continua e coordinata per sviluppare innovazione fruibile con effetti sul lungo periodo”. Per questo si può parlare di innovazione digitale nel dominio della logisticanel suo senso più ampio e di nuovi paradigmi di gestione dinamica dei servizi intermodali, con al centro l’utente.
“Il mondo dei trasporti – prosegue Bifulco – è sulla soglia di una rivoluzione su un arco temporale di cinque anni“. Tre i fattori di cambiamento: la decarbonizzazione, con la transizione green (sostenibilità) e le relative questioni sull’utilizzo delle energie alternative (1); un’idea di mobilità connessa, operativa ed automatizzata con al centro utente, gestibile in modo adattivo, dinamica e più sicura (2); nuovi paradigmi e servizi per la mobilità e la logistica basati sulla condivisione e integrazione, sulla multimodalità, con nuovi servizi e operatori, anche sulla scorta dell’idea di una Mobility as a Service, come anche di una Logistica as a Service (3).
Declinare una nuova mobilità all’intersezione di questi cambiamenti sarà obiettivo del Polo. Da qui la centralità dei progetti sulla connettività, su terminali e hub di trasporto smart sostenibili, sui “servizi di bordo intelligenti”. Temi da calare ovviamente nell’ecosistema del Paese, per contribuire a “creare una via italiana che permetta di affrontare la rivoluzione dei trasporti in modo sostenibile e che sia anche esportabile”.
Non a caso l’accordo di collaborazione si basa sulle eccellenze del Mezzogiorno con una visione nazionale e internazionale che guarda al tessuto sociale e territoriale. Prevede sei aree tematiche di azione individuate come filoni di ricerca e sviluppo.
Smart Road è dedicata a soluzioni di mobilità connessa, in modo da garantire una migliore gestione delle strade e del traffico, in ottica di sicurezza e comfort. Con il Polo a supportare startup e Pmi. L’area Smart Terminal Hub sarà focalizzata invece sui percorsi di trasformazione digitale di porti, aeroporti e stazioni, secondo requisiti di sicurezza, efficienza e sostenibilità ambientale (l’area di Napoli dispone di hub di importanza nazionale ed internazionale per tutti questi ambiti della mobilità).
I progetti in area Smart on Board Services impattano invece sulla qualità dei servizi durante il viaggio e le esperienze a bordo di vettori ferroviari di lunga percorrenza, sistemi di metropolitana, Tpl e micromobilità. Come già accennato l’area Mobility as a Service delinea come servizio e operatore, mobilità privata e collettiva, si integrino in ecosistemi di mobilità tecnologicamente assistiti e in nuovi modelli di business, così come avverrà nell’ambito della logistica (area Logistic & Freight) il cui sviluppo consentirà l’evoluzione delle piattaforme nella direzione del servizio. Infine, l’area Asset Management & Predictive Maintenance, con attenzione sulle infrastrutture come asset strategico e sui relativi processi manutentivi.
“L’accordo ben rappresenta la complementarietà delle due realtà: la capacità attuativa di Almaviva, insieme alle potenzialità della ricerca nelle università” – spiega Matteo Lorito, Rettore dell’Università Federico II -. L’Università degli Studi Federico II è tra i dieci maggiori atenei del Paese quello con la più ampia diffusione territoriale (oltre 20 sedi in diverse provincie campane), conta 26 dipartimenti, 3mila professori, 23mila neo-iscritti, quasi 80mila studenti. “E si trova ad affrontare tutte le sfide di una grande struttura: quella didattica, e di ricerca, ma anche proprio quella della mobilità. La collaborazione attraverso le academy, con diversi attori protagonisti che propongono soluzioni e servizi per la trasformazione digitale è un tratto caratterizzante e molto importante della proposta formativa – anche post laurea”, in uno scenario in cui i servizi – anche quelli legati alla logistica) che un ateneo deve essere in grado di considerare – rappresentano campo di competizione insieme ai percorsi formativi. “L’Università Federico II punta pertanto a diventare un grande laboratorio di innovazione tecnologica nel campo di smart mobility e della logistica, come della sostenibilità ambientale e green”.
“Più dei ‘protocolli di intesa’ poi, conteranno i fatti – sottolinea Alberto Tripi, Presidente di Almaviva – L’accordo quadro siglato oggi semplicemente inaugura un percorso di innovazione e crescita per lo sviluppo di un nuovo modello di mobilità e, in prospettiva, di turismo. Con l’ambizione di alimentare un polo di aggregazione, aperto alla partecipazione di realtà pubbliche e private, impegnato a valorizzare investimenti ed obiettivi di modernizzazione per un sistema strategico del Paese”.
Il passaggio dalla mobilità “tradizionale” a quella green non è possibile semplicemente pensando di “cambiare” la tecnologia dei mezzi (dall’auto a benzina, a quella elettrica, ai mezzi ad idrogeno). Serve invece un’organizzazione migliore del traffico, della logistica. Serve innestare efficienza. “E questo richiede – prosegue Tripi – la disponibilità di un ecosistema di ecosistemi per fare interagire i sistemi informativi e per ottimizzare il traffico, anche e soprattutto quello delle merci”.
Essere green di fatto richiede di “riuscire ad ottimizzare ciò che già ‘accade’ anche per migliorare la sicurezza, sfruttando il digitale e lavorando sulle competenze“.
E l’iniziativa con l’università ben si innesta in questi percorsi che offrono importanti ritorni anche all’azienda. L’università aiuta Almaviva perché lo stimolo accademico accelera l’apertura delle aziende all’adozione delle nuove tecnologie. In Italia non siamo certo gli ultimi in questo ambito: “All’estero – chiude Tripi – spesso viene scelta proprio la tecnologia italiana come eccellenza; non sarebbe così se fossimo solo bravi utilizzatori senza il know how necessario per lo sviluppo”.
Luigi Nicolais, consigliere per le politiche della ricerca del Ministro dell’Università e della Ricerca, offre così una sua lettura finale: “E’ impensabile continuare ad agire pensando che la mobilità e la logistica di domani saranno le stesse che abbiamo avuto fino a ieri; ma non basta introdurre nuove soluzioni se queste non sono interoperabili”.
Ed oggi più che in passato si tocca con mano come proprio l‘interoperabilità “rappresenti un problema per tutta la filiera”. Per questo Industria 4.0 non è semplicemente assimilabile ad una rivoluzione tecnologica e richiede profondi cambiamenti di mentalità e processo. “L’apertura allo scambio interdisciplinare, tipico delle università ed il confronto con le realtà di impresa – alla base della costituzione di questo nuovo polo – rappresenteranno occasione per lo sviluppo della conoscenza ma anche per accelerare il time to market dell’innovazione per dare nuovo impulso al Paese, in sinergia anche con i criteri del nuovo Pnrr“.
© RIPRODUZIONE RISERVATA