Cresce costantemente l’ecosistema delle startup italiane ed europee nello scenario globale, dando vita a partnership con l’imprenditorialità in un rapporto win-win. Le grandi aziende possono infatti attingere a un serbatoio di talenti e idee delle realtà più innovative, che a loro volta sono in grado di ottenere maggiori finanziamenti, accelerare l’ingresso nel mercato degli utenti finali e godere di un ritorno d’immagine positivo.

Tra le startup italiane non mancano però le criticità, dovute a molteplici fattori, come la frammentazione del mercato e la relativa complessità nella gestione delle normative; la difficoltà di accesso ai finanziamenti o la scarsa disponibilità di talenti.

È questo lo scenario analizzato da McKinsey & Company in collaborazione con B Heroes nel report “Quando Davide si allea con Golia. Collaborare per innovare” realizzato sondando il punto di vista di 80 startup italiane b2b e b2c attive in diversi settori e di un panel rilevante di manager di grandi aziende nazionali e internazionali.

I numeri, tra crescita e criticità

Nell’ultimo decennio il 36% delle startup attive a livello mondiale è nato in Europa; un dato rilevante se confrontato con gli Stati Uniti, che contano il 45% delle startup attive. Ma in Europa le startup che nel breve periodo raggiungono un valore di mercato superiore a 1 miliardo di dollari, i cosiddetti unicorni, rappresentano soltanto il 14% rispetto al 50% degli Usa.

A dispetto degli indiscussi vantaggi delle partnership, in Italia solo il 41% delle startup collabora attualmente con più di due aziende, il 35% delle startup non ha instaurato alcun tipo di partnership, mentre il 24% ha avviato le prime collaborazioni con una o due aziende.

Startup - analisi Mckinsey - Fig. 1
McKinsey & Company e B Heroes – Report “Quando Davide si allea con Golia. Collaborare per innovare”

I principali ostacoli allo sviluppo delle startup italiane si riscontrano soprattutto nella frammentazione del mercato, nella difficoltà di accedere ai finanziamenti e nella scarsa disponibilità di personale con competenze adeguate, poiché lavorare in una startup è ritenuto ancora oggi una scelta professionale rischiosa e meno allettante rispetto ad altre opportunità di carriera. Per poter entrare in un mercato delle stesse dimensioni di quello statunitense, una delle nostre startup deve essere presente in 28 diversi paesi europei, il che implica dover spesso affrontare tematiche complesse relative alla difficoltà di conciliare la gestione di una molteplicità di normative, lingue e culture. Sul fronte dei finanziamenti, si sottolinea che, in Europa, gli investimenti nelle startup provengono principalmente dai governi e dalle grandi aziende, mentre negli Usa una gran parte degli investimenti proviene da fondi pensione, fondi sovrani e dal mercato finanziario

Accanto a questi fattori critici, nell’ecosistema europeo, spiccano alcuni segnali positivi: già oggi infatti, soprattutto nel mercato b2b, le startup europee generano ricavi dalle 2 alle 4 volte superiori ai lori livelli di finanziamento e vengono valutate dai mercati azionari più positivamente rispetto alle startup americane.

A fronte delle criticità del settore, lo sviluppo di partnership con le grandi aziende risulta una strategia efficace. Lo conferma il fatto che le realtà che si muovono in questa direzione ottengono benefici fondamentali per la crescita e l’innovazione. In oltre l’80% dei casi le startup e le grandi aziende italiane si dichiarano infatti soddisfatte delle esperienze di partnership. In particolare, il 75% di esse vedono nelle grandi aziende dei partner in grado di facilitare l’accesso ai finanziamenti, di accelerare l’ingresso nel mercato degli utenti finali (88%) e di garantire un ritorno d’immagine positivo (90%).

Dati i vantaggi derivanti dalla relazione con le grandi aziende, le startup su impegnano in prima fila nella ricerca di nuovi partner aziendali, tanto che nel 70% dei casi sono le stesse startup ad avere ricercato proattivamente il sostegno di una grande società e, solo nel 30% dei casi, rivelano di aver adottato un approccio reattivo dopo essere state contattate da venture capital, aziende o centri di innovazione interessati alla loro idea o modello di business.

Alessio Botta, senior partner di McKinsey
Alessio Botta, senior partner di McKinsey

Le startup rappresentano un punto di forza per tutto il tessuto industriale europeo, uno strumento strategico per lo sviluppo economico in un’area che, naturalmente e storicamente, è incline alla collaborazione, alla contaminazione di idee e all’innovazione tecnologica – commenta Alessio Botta, senior partner di McKinsey e autore dello studio -. Crediamo che una partnership efficace tra mondo corporate e startup, soprattutto quelle attive nel settore b2b, rappresenti un’occasione unica per la creazione di unicorni a livello globale che possano competere con le realtà provenienti dagli Stati Uniti e dall’Asia”.

Startup, partnership virtuose

Lo studio di McKinsey identifica un percorso condiviso attraverso cui startup e grandi aziende possono instaurare un modello di interazione efficace traendo reciproco beneficio dalla partnership e superare i suddetti ostacoli alla crescita. I fattori determinanti sono da ricercare nel ruolo della leadership; nell’innovazione trasversale all’organizzazione e integrata nella cultura aziendale; in un approccio che consenta di sperimentare, testare e cambiare in corso d’opera; nella rapidità nel costituire collaborazioni; nel rispetto dell’identità delle startup.

Partendo dal ruolo della leadership, questo risulta l’elemento indispensabile per assicurare una collaborazione proficua, a partire dal top management che deve agire da traino dell’innovazione per attrarre startup e, allo stesso tempo, trasmettere a tutti i livelli dell’organizzazione il valore della trasformazione e della digitalizzazione. È altresì importante che l’innovazione diventi trasversale a tutte le funzioni aziendali e integrata nell’approccio di lavoro e nella cultura aziendale, sottolinea lo studio. Non tutte le innovazioni sono però destinate al successo e per questo è necessario adottare un approccio che consenta di sperimentare, testare e cambiare in corso d’opera. Serve inoltre che lo sviluppo delle collaborazioni avvenga in modo rapido, con la creazione di percorsi che consentano di fare scouting e selezionare le idee più promettenti in funzione degli obiettivi aziendali. Infine, determinante è il rispetto dell’identità delle startup, gestendo l’innovazione in modo che queste realtà rispondano alle esigenze specifiche dell’azienda, ma non perdano la propria value proposition e il proprio target di mercato.

Laura Prinzi, managing director di B Heroes
Laura Prinzi, managing director di B Heroes

“Collaborare è la chiave per lo sviluppo effettivo di soluzioni innovative e per guardare al futuro – interviene Laura Prinzi, managing director di B Heroes: la strada verso l’innovazione è il risultato di un mix efficace di realtà, culture, competenze e risorse diverse. Le partnership tra aziende e startup sono portatrici di vantaggi per entrambe le parti, ma è necessario lavorare sui fattori culturali, promuovendo contaminazioni positive che riconoscano e siano rispettose delle diverse identità: da un lato, le imprese devono allineare il proprio contesto organizzativo, in termini di processi e tempi, per lavorare con le startup; dall’altro, le startup devono imparare a comprendere il linguaggio del business e dei loro interlocutori, i processi decisionali e di governance”.

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