E’ un momento davvero favorevole, quello attuale “post-pandemia” per le aziende insurtech che sono riuscite a superare il momento di incertezza ed attraggono investimenti crescenti. Il rapporto Insurtech Global Outlook 2021 di Ntt Data li quantifica in complessivi 7 miliardi di dollari (considerando anche le società quotate in borsa durante l’anno tra cui Lemonade e Root, valutate un miliardo di dollari), con ben sei contratti che nelle trimestrali hanno pesato per 1,5 miliardi di dollari, principalmente grazie agli investimenti da super deal in Europa e Nord America.

Da una parte la crisi sembra non aver impedito alle assicurazioni di continuare il loro percorso di digitalizzazione, e sembra essere stata del tutto confermata la visione delle compagnie su come l‘insurtech guidi la trasformazione digitale e l’innovazione per il settore; basta segnalare che l’anno scorso le compagnie assicurative hanno versato quasi 1,6 miliardi di dollari in modelli di startup, aumentando gli investimenti rispetto al 2019 del 61% sull’intero anno 2020, di cui 445 milioni di dollari diretti all’insurtech

E’ vero, la pandemia ha cambiato i modelli di consumo, e nel settore assicurativo non è stato diverso. I clienti cercano maggiori possibilità di personalizzazione, e si è registrata una chiara accelerazione di nuovi modelli: crescono il pay-per-use, telemedicina, strumenti diagnostici o la digitalizzazione della distribuzione e si aggiungono (ad attirare anche i relativi investimenti) le piattaforme di brokeraggio e la cyberassicurazione, che hanno ricevuto nel 2020 importanti investimenti e annunci di entrate.

Le compagnie assicurative accentrano la maggior parte delle loro capitalizzazioni su startup in crescita, con una media di 23 milioni per round nel 2020. E si concentra la selezione su aziende che lavorano in tecnologie come cloud, mobile e applicazioni, oltre alle loro preferenze in modelli di business incentrati sulla personalizzazione dell’assicurazione, aggregatori, piattaforme e comparatori. Così il settore assicurativo vive la sua fase di transizione dai modelli “protettivi” a quelli “preventivi.

insurtech Global Outlook 2021
Insurtech Global Outlook 2021 (fonte: Ntt Data)

Da una parte vengono utilizzati set di dati unici e l’AI per ridurre e gestire i costi dei sinistri, dall’altro – anche grazie alla crescita del comparto IoT che impatta tutte le linee di business – cresce la proposizione di prodotti assicurativi per auto basati sull’utilizzo, polizze salute e vita che prevedono l’utilizzo dei wearable, ma anche in casa con dispositivi di rilevamento perdite, allagamenti, o nel commerciale con polizze parametriche per trasporto e rischi speciali.

Di fatto l’incertezza e l’aumento dei rischi hanno incoraggiato gli investimenti in insurtech ed i risultati rivelano come il 2020 sia stato un anno in cui sia le assicurazioni che l’insurtech sono riusciti a mitigare le conseguenze di Covid-19 in modo molto agile, e indicano come queste aziende abbiano trasformato la situazione in un ulteriore acceleratore nei loro processi di digitalizzazione.
Tutto bene quindi? Non proprio. Il reale impatto delle aziende insurtech sul mercato rimane in discussione per vari motivi, quali quota di mercato, risultati economici o conquista del mercato. Nonostante le cifre record degli investimenti.

Diverse organizzazioni che adottano modelli di lavoro più agili devono ancora affermarsi sui mercati, generando la disruption promessa a chi scommette su questo modello e che, in un contesto come quello attuale, dovrebbe essere stabilito in modo più profondo. Sottolinea bene il report: “C’è ancora molta strada da fare per raggiungere un livello ottimale di disruption. Un riflesso di questo è che le aziende con una crescita sostenuta non entrano nel mercato con una quota di grande rilevanza”. Qualche esempio: nemmeno i casi esposti quotati in borsa – proprio Lemonade e Root – con una crescita sostenuta del 100% e diventati pubblici recentemente, sono riusciti ad aumentare la loro quota di mercato più dello 0,1-0,2%.

Sergio Dizza, responsabile Industry Insurance, NTT Data
Sergio Dizza, responsabile Industry Insurance, Ntt Data Italia

“Il report – commenta Sergio Dizza, head of Insurance Ntt Data Italia – evidenzia che nel 2020 si è assistito a livello globale a una trasformazione dei processi delle compagnie assicurative, che sono diventati più dinamici e data driven. Cambiamenti accelerati dalla pandemia per quanto riguarda la trasformazione tecnologica, digitalizzazione, adozione di nuove soluzioni e guidati dai nuovi bisogni dei clienti finali. Evidenze che ritroviamo anche nel mercato italiano in cui le compagnie si propongono ai propri clienti con un approccio sempre più ecosistemico”.

Alla base di ogni tipo di evoluzione ci sono ancora una volta i dati quindi. La capacità di automazione delle informazioni in tempo reale con la tecnologia di analisi dei dati, che integra un repository con informazioni dettagliate sull’attività delle startup assicurative in tutto il mondo, aiuta ad aggiornare e analizzare costantemente le informazioni chiave e ad avere una visione più accurata e precisa.

Per quanto riguarda invece una fotografia più dettagliata, il rilievo sui criteri di scelta degli investimenti indica che la concentrazione degli investimenti avviene nelle startup con round più avanzati e modelli più consolidati (i cosiddetti outlier) con operazioni di più di 100 milioni di dollari (soprattutto negli Usa e in Asia). Ma il numero più elevato di operazioni è su aziende giovani che stanno iniziando a guidare i loro modelli (i cosiddetti standard) e che completano l’offerta di valore, oltre a trasformare parte della loro catena del valore: si tratta soprattutto di aziende europee con operazioni intorno ai 5 milioni di dollari.

A caratterizzare lo sviluppo insurtech nel vantaggioso contesto asiatico, invece, è la presenza di tre fattori: popolazioni numerose, alta adozione della tecnologia e bassa penetrazione assicurativa nei suoi modelli classici (anche appena 1%). Per esempio in questi mercati esiste un alto livello di digitalizzazione da parte degli utenti  ed è più facile assistere alla formazione di ecosistemi connessi, articolati, che producono anche altri tipi di miglioramenti, come la generazione di una migliore customer experience, o l’accesso diretto ai dati del cliente finale.

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