Che il cloud sia stata la parte trainante da semestri del fatturato di Oracle conferma lo spostamento fatto in questo ultimi anni. Ma anche le strategie future ventilate da tempo, come l’apertura della cloud region italiana attesa entro l’anno, scivolata dalla stagione primaverile.
Se nel trimestre precedente la crescita si era attestata all’8% (con la componente legate alle app cloud cresciute del +46%), nel trimestre appena chiuso, il primo nell’anno fiscale 2022, i ricavi complessivi sono aumentati del +4% su base annua (9,7 miliardi di dollari). Lo spaccato mondiale dice che il fatturato dei servizi cloud e del supporto licenze è aumentato del +6% (7,4 miliardi di dollari), mentre sono diminuiti i ricavi delle licenze cloud e on-premise del -8% (813 milioni di dollari) con un utile operativo Gaap del primo trimestre cresciuto del +7% (3,4 miliardi di dollari) e un margine operativo del 35%.
Il commento di Safra Catz, Ceo di Oracle, anticipa la nostra chiacchierata con Alessandro Ippolito, vice president technology e da pochi mesi a capo della filiale italiana di Oracle, invitato al nostro Ceo Cafè. “I due nuovi business cloud di Oracle, IaaS e SaaS – commenta Catz – costituiscono ormai il 25% delle nostre entrate totali, con un ‘run rate’ annuale di 10 miliardi di dollari. Insieme, IaaS e SaaS sono le due nuove attività di Oracle in più rapido aumento e con il margine più elevato. Man mano che questi due business cloud crescono, contribuiscono a espandere i nostri margini di profitto complessivi e a spingere verso l’alto gli utili per azione”.
L’impegno in Italia
Ma guardiamo all’Italia oltre ai risultati commentati da Ippolito (“Il primo trimestre è stato di soddisfazione su tutti i fronti: sia su quello tecnologico – licenze, sistemi e cloud infrastrutturale – sia su quello del cloud applicativo, con l’adozione delle nostre soluzioni Fusion Cloud Erp e CX da parte di aziende importanti nel mondo dei trasporti e delle telecomunicazioni”) per capire la strategia che l’azienda californiana sta portando avanti in un Paese che si sta interrogando su come mettere a terra gli investimenti e le strategia legate al Pnrr.
Una molla che ha spinto molte aziende e gran parte degli operatori del mondo digital a mettere in piedi team di lavoro per capire quali opportunità di business possono cogliere. “Anche per Oracle l’attenzione sui temi legati al Pnrr è alta. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro interno di una decina di persone dedicate a mappare le nostre tecnologie con le missioni proposte dal piano per affiancare i nostri clienti nel capire quali opportunità costruire. Con l’avvio del Pnrr abbiamo riscontrato una maggiore attenzione e spinta alla trasformazione digitale data driven da parte di aziende e pubbliche amministrazioni centrali e locali, e posizioniamo la nostra tecnologia e consulenza a supporto di questi progetti”.
E continua: “Abbiamo la maturità, la tecnologia, la capacità di far fruire i dati da pubblico e privato. Ora dobbiamo aiutare le aziende a capire come spendere nel modo corretto i fondi a disposizione. Ma non è semplice, perché le aziende devono integrare o indirizzare la loro strategia verso le missioni del Pnrr: non è banale mappare esigenze, tecnologie e fondi”.
L’opportunità oltre ai fondi è legata alla velocità con la quale le aziende rispondono, al tempo impiegato per decidere. Il team dedicato in Oracle governa più aspetti: il portafoglio applicativo (“le app in ambito cloud sono il fiore all’occhiello di un approccio cloud first”) e le competenze delle singole linee di business che possono innescare consulenze specifiche ritagliate sui singoli casi (“ci stiamo attrezzando per essere pronti il prima possibile”).
Maturità dentro e fuori
Ippolito parla di “maturità raggiunta da Oracle nel cloud” grazie anche all'”eredità portata in dote dai clienti che utilizzano i nostri prodotti nei loro data center” che hanno deciso di migrare in cloud le applicazioni salvaguardando gli investimenti fatti in passato.
“Abbiamo ancora molte realtà con le soluzioni on premise in Italia ma molti ci stanno chiedendo di avviare la migrazione. Si tratta di applicazioni core per le aziende e il tema tocca inevitabilmente la tematica della sicurezza. Osservo oggi una maggiore consapevolezza, sia lato applicativo sia infrastrutturale, supportata dalla maturità tecnologica raggiunta dall’Oracle Cloud, ormai di seconda generazione“.
Ne è conseguita una nuova organizzazione in Oracle, decisa a livello corporate ma declinata anche a livello italiano, per seguire questa evoluzione della domanda. “Sicurezza e scalabilità sono le principali caratteristiche richieste dai clienti alle quali rispondiamo con la Oracle Cloud Infrastructure. Vedo un grande fermento nei vertical dell’industria, nelle utility e nei servizi. Una maggiore attenzione rispetto al passato anche da parte delle aziende nel manufacturing e finance“. Continua per questo l’investimento in nuove risorse, non solo per indirizzare il portafoglio di soluzioni Saas in ambito Erp cloud, Cx e Hcm, ma anche per cogliere le sfide della PA. In Italia sono 1.200 i dipendenti, cresciuti nell’ultimo anno sia nella parte tecnica sia applicativa. La nomina di Giovanni Ravasio, nuovo VP e country leader per le applicazioni cloud (Erpm, CX e Hcm) e Paolo Sivo, nuovo country leader in ambito Customer experience, rientrano in questo disegno.
Attenzione al cloud nazionale
Il dibattito aperto a livello Paese sul cloud nazionale ha alzato l’attenzione sulle alleanze e sulle strategie che la PA vorrà definire per spingere la strategia cloud first dettagliata nelle missioni del Pnrr. Con il rischio che i grandi vendor internazionali possano vedersi penalizzati a vantaggio degli operatori italiani. Ma qui entra in gioco il ruolo delle allenze anche per i vendor stranieri. “Vogliamo definire un nostro contributo nella Strategia Cloud Italia, inserendoci all’interno del cloud nazionale con partnership con gli operatori candidati, nel rispetto delle regole Eu, facendo tesoro delle nostre competenze e tecnologie”.
Ma oltre la razionalizzazione della rete dei data center che va efficientata e resa sicura, il tema del cloud nazionale non prescinde da quello dei dati nazionali (altro pillar della strategia governativa) ed è qui che Ippolito si sente confidente. “Il tema dei dati nazionali implica che le diverse PA debbano mettere in comune i dati, pronti all’uso e leggibili da tutte le amministrazioni. In questo scenario potremmo giocare il nostro ruolo strategico perché i dati delle pubbliche amministrazioni sono per la maggior parte su nostri database. La capacità di dare valore aggiunto nel data management è parte della nostra strategie. Troveremo in un secondo momento come definire il tutto: Data Hub? Approccio federato? Non importa la forma, importa non perdere questa occasione”.
E arriviamo ora alla cloud region di Oracle, attesa in Italia per fine primavera e poi slittata a fine anno: “E’ fortemente voluta entro il 2021, la percezione di questo investimento da parte dei nostri clienti è alta. Dovremmo davvero aprirla per Natale. Sarà punto di riferimento per i clienti che vogliono il public cloud e che oggi sono operativi nel data center di Francoforte. Il 60% ha già manifestato l’interesse di spostarsi in Italia per ragioni tra loro diverse, ma con a cuore la residenza dei dati entro i confini italiani. Stiamo mettendo anche in cantiere la proposizione delle dedicated region, con la gestione del cloud dentro il data center del cliente, con una spinta altrettanto forte a quella data alla cloud region italiana. Al momento siamo impegnati in un progetto con una realtà italiana strategica nel mondo dei servizi con una presenza forte nel loro data center“.
Per gli “aficionados” quest’anno è “in forse” l’appuntamento storico di Oracle, quell’Oracle Openworld che con Larry Ellison dettava le strategie per l’intero anno dal Moscone Center di San Francisco. “Una cosa è vivere l’evento e respirare l’innovazione insieme a clienti e partner e costruire nell’arco di una settimana quella fiducia reciproca. Ma oggi con la pandemia sono cambiate le modalità di relazione. Facciamo eventi molto più intimi tutto l’anno, trasformando Oracle Openworld in un Oracle Live continuo con testimonianze di clienti locali e internazionali”. Anche in Italia la logica rimane la stessa. Vedremo gli sviluppi entro Natale degli impegni presi nel nostro Paese, tra apertura della cloud region e alleanze per il cloud nazionale. Il cloud torna sempre.
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