Le piccole e medie imprese italiane non si fanno cogliere impreparate dalla pandemia ma al contrario fanno di necessità virtù e velocizzano i percorsi di digitalizzazione. Costrette a riflettere sul loro futuro, queste realtà abbracciano la tecnologia come strumento di sviluppo. Il nostro Paese raggiunge infatti un alto livello di digitalizzazione nell’ultimo anno posizionandosi ai primi posti a livello europeo, davanti a importanti economie come quelle di Francia e Germania. Va assottigliandosi così quel gap digitale che contraddistingue da tempo il nostro mercato.
Pmi, crescono gli asset digitali
Entrando nel dettaglio, lo studio Godaddy Digital Index evidenzia un livello di digitalizzazione delle Pmi italiane di 44/100, migliore rispetto al mercato tedesco (42/100) e a quello francese (37/100), e secondo solo a quello spagnolo (45/100).
Il digitale rappresenta in questa fase un’ancora di salvezza per molte imprese, spingendo forzatamente le Pmi verso le tecnologie digitali. Il 54% delle aziende italiane ritiene infatti di aver raggiunto un livello più alto di digitalizzazione durante il periodo Covid-19, di poco superiore a quello raggiunto dalla Spagna (53%), staccando nettamente Francia e Germania, rispettivamente al 41% e al 40%. Al contrario, il 57% delle aziende tedesche e il 46% di quelle francesi ritiene che la pandemia non abbia portato a cambiamenti significativi in termini di digitalizzazione per le loro aziende. Ad incidere su questo scenario, contribuisce sicuramente il gap tecnologico che l’Italia ha scontato ad oggi.
L’83% delle Pmi italiane ritiene che la digitalizzazione migliori il proprio livello di competitività e permetta di ottimizzare le vendite sia online che offline (per il 78% del campione) e di lavorare in modo più flessibile (77%). In Francia e Germania, meno del 60% delle aziende ritiene l‘uso dei social media importante per il business, e solo il 40% utilizza canali di vendita online per i propri prodotti, contro il 58% delle aziende italiane.
Il 46% delle imprese italiane modifica il proprio modo di fare business aprendo spesso nuove aree di attività e creando o ampliando il proprio canale e-commerce. Il 71% delle imprese usa il proprio sito web o i social media per attività di marketing. Aumenta la consapevolezza dell’importanza all’aspetto della sicurezza web e del sito internet aziendale, visto come vetrina e strumento di vendita. Il 59% delle imprese intende investire di più nelle vendite e nel marketing online perché convinto del ritorno sull’investimento.
Le piccole imprese nostrane si distinguono inoltre per un maggior utilizzo di strumenti come la fatturazione elettronica (68%) e i pagamenti digitali (50%). Questi ultimi sono usati solo dal 29% delle Pmi francesi, dal 37% delle tedesche, dal 45% da quello spagnole.
La spinta delle startup
L’osservatorio classifica le piccole imprese in quattro categorie in base alla loro attitudine alla digitalizzazione e al loro effettivo utilizzo di strumenti innovativi: i digital innovator, caratterizzati da un forte approccio innovativo e all’utilizzo abituale di strumenti digitali; i digital settled, aziende munite di dispositivi tecnologici, ma con una visione scettica sull’evoluzione della digitalizzazione; i digital starter, aziende convinte dei vantaggi della digitalizzazione, ma non attrezzate in termini di strumenti innovativi; e infine digital sceptic, realtà che non investono in attrezzature tecniche e hanno un basso impegno nelle questioni digitali.
Tra i mercati analizzati, l’Italia detiene la percentuale più alta, al pari con la Spagna, di digital starter (22%), aziende giovani, sul mercato da non più di quattro anni, che sebbene abbiano un livello di digitalizzazione leggermente sotto la media, hanno una grande predisposizione all’innovazione e credono fortemente che l’uso di strumenti digitali sia un driver fondamentale per la loro crescita. Si tratta in particolare di aziende che lavorano sia all’ingrosso che al dettaglio con un modello brick & mortar, nei settori marketing, pubblicità, pr e design.
“Come mostrano i risultati del nostro osservatorio, l’Italia ottiene un elevato punteggio nel Godaddy Digital Index e, sebbene questo evidenzi un buon livello di digitalizzazione, c’è ancora molto margine di miglioramento per le piccole imprese nell’incrementare l’utilizzo di questi strumenti per riprendersi dalla crisi – commenta Gianluca Stamerra, senior director, Southern Europe di Godaddy -. Sebbene la pandemia abbia colpito duramente molte imprese, allo stesso tempo ha accelerato l’adozione di strumenti e servizi digitali, spingendo le aziende ad utilizzare nuovi strumenti e piattaforme, indispensabili per crescere e realizzare nuove opportunità di business”.
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