Nel vivo di una transizione digitale senza precedenti, l’individuo, così come la società, è oggi di fronte all’opportunità di ridisegnare il proprio futuro. La curiosità rappresenta una leva decisiva per concretizzare questo passo, per creare una cultura in grado di guidare il cambiamento e portare a galla i diversi potenziali, privati e di business, in un percorso di esplorazione continua. È questo il tema che anima il dibattito a Be Curious. Be Innovative, l’evento di Sas nel quale si studia l’uso degli analytics e dell’intelligenza artificiale come strumenti essenziali per l’open innovation. A confronto, il mondo delle imprese tecnologiche che digitalizzano i propri process e gli “innovatori” al di fuori del contesto tecnologico che contribuiscono a dare spunti vitali.
Chi domanda comanda
A partire da Nicoletta Romanazzi, mental coach di professionisti e atleti, il cui lavoro ha contribuito ad alcuni dei successi sportivi alle ultime Olimpiadi di Tokyo (tre ori e un bronzo), uno tra tutti, la medaglia d’oro italiana conquistata da Marcell Jacobs. “Il compito di un mental coach – spiega Romanazzi nel keynote – è in primo luogo quello di fare domande. Le domande servono a cercare il potenziale che è in ognuno di noi e che spesso non sappiamo di possedere. “Chi domanda comanda” è il motto. Fare domande ci permette di trovare nuove consapevolezze, di scoprire il nuovo dentro di noi, in capacità e risorse. E la chiave che sta dietro alle domande è la curiosità e la voglia di comprendere meglio i meccanismi interni che portano ai risultati. Fare domande, dunque, quelle giuste, ma anche saper ascoltare, soprattutto le paure, che nascono spesso da obiettivi vaghi e poco chiari, e infine convincere, perché spesso la soluzione è implicita nel problema”.
I più grandi innovatori sono dunque coloro in grado di farsi continue domande; un principio applicabile ad ogni contesto e soprattutto a quello del mondo digitale, come evidenziano le storie di innovazione raccontate nel corso dell’evento.
Data analysis, preziosa per tutti i settori
“Applicare alla ricerca la curiosità per portare in superficie nuove idee e trasformarle in soluzioni”. Interviene così Sergio Dompé, presidente di Dompé Farmaceutici: “Nel digitale, le decisioni si prendono in base ai dati, ma conta anche l’elemento umano, porsi le giuste domande. Oggi, in un momento in cui sembra tornare la voglia di fare impresa, la curiosità può rappresentare una molla. Per le organizzazioni di ricerca oggi è sempre più necessario avere una sistematica organizzazione del lavoro che non può essere affrontata se non con sistemi di artificial intelligence e dati estremamente raffinati da elaborare.
Noi in Dompé Farmaceutici – prosegue -, insieme al partner Sas e ad un ecosistema di imprese del mondo pubblico, privato, accademico e associativo, abbiamo messo in piedi Excalate4CoV, un progetto di open innovation sostenuto dal programma H2020 della Commissione Europea che sfrutta le migliori risorse di supercalcolo, AI e chimica computazionale per fare ricerca sui dati e combattere il coronavirus con strutture sperimentali attraverso la convalida clinica. Abbiamo in pratica elaborato decine di miliardi di dati di farmaci differenti per vedere quali tra quelli esistenti potessero funzionare meglio come cura. Un esempio di rete aperta di ricerca costituita anche da Pmi a livello globale che, con idee giuste, riescono poi ad intercettare nel proprio percorso anche grossi partner, come Eni ad esempio, che ci offre la propria capacità di calcolo”.
Il cambiamento parte oggi dal dato: “Lavorando con i nostri cellulari, agende, green pass, certificati, ecc., tutti noi stiamo andando verso una società data-driven e allora bisogna avere la capacità di seguire quella direzione, altrimenti si è destinati a diventare obsoleti; bisogna cavalcare l’onda prima di esserne travolti”, conclude Dompé.
“La curiosità ci aiuta a innovare, il prodotto, il servizio e l’esperienza del cliente – dichiara Carlo Carli, direttore generale di Fratelli Carli –. I dati ci permettono di capire qual è il modo migliore di comunicare e interagire con loro. 110 anni fa, in azienda abbiamo inventato un modello di business oggi molto attuale, l’home delivery dell’olio, mettendo in comunicazione azienda e cliente in modo diretto, senza intermediari, colmando un gap del momento. Sfidante è stato mantenere questo stimolo nel tempo. Oggi, senza barriere territoriali, la possibilità di scelta del consumatore è quasi infinita. Bisogna dare un motivo al cliente per esser scelti. Il nostro mantra è dare sempre qualcosa in più in termini di prodotto e servizio e oggi l’uso del dato è essenziale per capire qual è il modo migliore di comunicare. Noi vogliamo essere un’azienda “simpatica”, che non invade lo spazio personale del cliente e gli sottopone solo ciò che per lui è rilevante, senza adottare il “bombardamento” mediatico adottato da molti”.
In relazione all’uso dei dati, aggiunge: “Il segreto è abbattere i silos, è rendere traversali i dati, far sì che qualunque persona in qualunque reparto sia in grado di creare il proprio cruscotto con i dati disponibili, perché è lì che ognuno può portare il proprio valore aggiunto”.
Roberto Parazzini, Ceo di Deutsche Bank racconta come dall’analisi delle informazioni sui prodotti e servizi offerti alla clientela si possa oggi capire in anticipo i cambiamenti in atto e le esigenze delle persone. “Oggi la banca, grazie all’analisi del dato, alla tecnologia cloud e all’elaborazione delle informazioni guarda al futuro per scoprire nuovi servizi. Deutsche Bank attraversa oggi un momento particolare perché sta trasformando il modello di business a 360° pianificando operazioni strategiche con un approccio a lungo termine. Analisi e previsioni giocano un ruolo rilevante. Per identificare le aree su cui investire abbiamo analizzato tantissime informazioni – dal modificato comportamento della clientela alla richiesta di maggiore sofisticazione nei prodotti, o ancora alla penetrazione dei prodotti nel Paese -, e trasformato le informazioni in trend sui quali abbiamo costruito il nostro posizionamento strategico. Un esercizio che non finisce qui ma continua, coltivando non soltanto gli strumenti di cui disponiamo ma anche le competenze, le inclinazioni e le vere e proprie professionalità che andranno sempre di più costruite attorno al concetto di dato e scienza del dato“, sottolinea Parazzini.
Sul tema delle competenze interviene Mirella Cerutti, regional vice president di Sas. “Il tema del reskilling è un problema sociale ed una delle sfide più rilevanti del nostro secolo. Adeguare rapidamente le competenze digitali per adattarsi alla velocità dei cambiamenti. Un modello che sarà sempre più centrale e sul quale stiamo lavorando insieme a Talent Garden e Fideuram Intesa Sanpaolo sul progetto Digital Restart per formare persone tra i 45 ed i 55 anni con due anni di disoccupazione alle spalle, che dovrebbe poi essere esteso al sistema Paese”.
E a proposito dell’esplorazione del dato, dichiara: “Usare i dati come leva di crescita economica, per prendere decisioni migliori: questa la nuova sfida per l’Italia, come Paese, e per le imprese. Diffondere il dato, la sua esplorazione ed il valore che ne emerge in termini di conoscenza e informazione, a tutta l’azienda e non tenere i dati confinati in silos progettuali“.
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