Il tema della sostenibilità, sempre più integrato nelle strategie e nei processi aziendali, poggia oggi sui pillar Esg – environment, social e governance – legati agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e agli accordi sul clima di Parigi. Tre fattori di valutazione delle aziende che guardano alla sostenibilità, non solo come attenzione all’ambiente, ma come impatto a livello sociale e di governance.
InfoCert supporta le imprese e i cittadini nell’adozione di modelli più sostenibili, in linea con gli standard normativi, ma anche nel rendere concreto questo nuovo approccio. Lo spiega Pasquale Chiaro, Head of Marketing di InfoCert – Tinexta Group approfondendo una tematica che sempre più coinvolge anche la sfera del business, diventandone un vero e proprio asset.
“Oggi i criteri Esg di misurazione della sostenibilità non rappresentano più solo un concetto di conformità o di approccio ambientale ma possono rappresentare una vera e propria risorsa economica per le imprese, con una risonanza di tipo capitalistico-finanziaria – esordisce Chiaro –. A confermarlo sono diverse ricerche che attestano come i fondi di private equity preferiscano di gran lunga puntare su aziende con rating sull’Esg più elevati invece che su realtà meno attente al tema. Ne è prova il fatto che i fondi e gli Etf (Exchange traded fund) che investono in società promotrici della sostenibilità abbiano visto incrementare del +18% il patrimonio globale nel 2021 sul 2020 arrivando a valere oltre 2.000 miliardi di dollari nel solo primo quarter. È di rilievo notare che l’80% di questo patrimonio globale si sviluppa nell’Unione europea – sottolinea Chiaro –. Ciò che si evidenzia da un’analisi di Borsa è inoltre che il rendimento delle società che si pongono con un maggior rating sui tre pillar dell’Esg risulta mediamente del 10-20% più alto a parità di settore rispetto alle altre società. Si può dunque affermare che l’Esg non sia più solamente un tema di corporate social responsibility, ma si trasformi sempre più in un asset aziendale da mostrare al mercato. Non a caso le più grandi aziende, in primis quelle del settore energetico, redigono oggi i cosiddetti bilanci di sostenibilità, ormai un trend sempre più perseguito”.
Esg, il 4° pillar della strategia InfoCert
InfoCert ha costruito il proprio percorso concentrandosi storicamente sul mondo del trust e della compliance per poi aggiungere negli ultimi anni il terzo pillar della security.
“I servizi di digital trust offrono affidabilità e rispettano la compliance normativa consentendo ai clienti di trasformare gli obblighi in opportunità – dichiara Chiaro -. Facciamo sì che queste soluzioni garantiscano una maggior sicurezza alle transazioni aziendali. La soluzione Legalmail, con il servizio di protezione Legalmail Security Premium basato sulla sandbox Yomi di Yoroi, va ad esempio in questa direzione”.
Da oggi, come importante novità strategica, InfoCert si concentra anche sulla sostenibilità, che diventa il suo quarto pillar. “Un modello in arrivo nel 2022 ma già in fase di implementazione – annuncia Chiaro –. Il che va al di là del solo lavoro interno che ci vede coinvolti in diversi progetti, come quello che dal calcolo dei consumi del nostro data center di Padova ha attivato un’equivalente compensazione in riforestazione. Il nostro impegno si concentra oggi nell’agire per contribuire a migliorare il rating Esg dei nostri clienti. L’idea ci è stata suggerita proprio da uno di loro, che ha segnalato come l’uso congiunto delle soluzioni InfoCert – da InfoCert TOP per l’onboarding dei clienti, a GoSign per la digitalizzazione delle transazioni, alla Pec e alla Conservazione Digitale – abbia consentito all’azienda di mostrare dei risultati tangibili su tutti e tre i pillar dell’Esg“.
Chiaro spiega come si concretizza questo tipo di modello: “Da un punto di vista ambientale, il concetto di dematerializzazione porta con sé una diminuzione della CO2. In grandi aziende in cui le transazioni e il numero di documenti sono decine di milioni l’anno, la riduzione di carbon footprint, di carta e di acqua ma anche di spostamenti, con un conseguente minor impatto sull’inquinamento, rappresentano sicuramente un grande valore. Ma oltre a questo, le nostre soluzioni consentono ai clienti di migliorare il proprio rating Esg anche lato social e governance. Nel primo caso perché migliorano la customer experience nell’uso di servizi pubblici e privati, grazie a soluzioni come la Pec e lo Spid, che favoriscono i clienti anche in termini di accessibilità, per esempio quando impossibilitati agli spostamenti. In secondo luogo si riduce il digital divide. Infine la governance; tutti i processi che passano tramite le nostre applicazioni garantiscono più trasparenza, sicurezza e privacy. Trasparenza perché tutto è verificabile, sicurezza perché le nostre applicazioni consentono di secolizzare determinate transazioni in applicazioni solide sia da un punto di vista informatico sia di processo. Sul fronte della privacy, tutti i dati veicolati con InfoCert non solo rispettano il Gdpr ma puntano a preservare la riservatezza dell’utente e in nessun caso sono usati per scopi diversi rispetto a quelli del servizio che offriamo tramite i nostri clienti enterprise. Qualunque informazione fornita ad InfoCert ha infatti un forte consenso precedente che l’utente può gestire in modo trasparente. È per tutte queste ragioni che possiamo assolutamente aiutare i nostri clienti a migliorare il proprio Esg”.
Non solo InfoCert si focalizza sul quarto pillar dell’Esg, ma dal prossimo anno punta a certificarsi in questo ambito, afferma Chiaro con un’anticipazione: “Stiamo coinvolgendo operatori specializzati per creare un meccanismo attraverso cui i nostri clienti possano richiedere una certificazione nell’utilizzo delle nostre soluzioni con un processo consolidato. Un framework di misurazione dei risultati dati dall’uso dei servizi InfoCert, a livello statistico o andando a contare ad esempio le transazioni o la quantità di utilizzo delle soluzioni, per valutare l’impatto reale sui tre pillar e dar modo ai clienti di poter scrivere nel loro bilancio di sostenibilità un dato puntuale, certificato e con un impatto reale”, conclude.
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