Quando si parla di Internet veloce disponibile a tutti, le buone notizie in Italia trovano oramai un’accoglienza fredda venata da giustificato scetticismo. Perché la banda ultralarga, in tutte le case, più passa il tempo, più sembra diventare un obiettivo irrealizzabile. Le occasioni perse non si contano, i buoni propositi nemmeno. Anche per questo, il lancio del bando del Piano Italia a 1 Giga, voluto dal ministero per l’Innovazione tecnologia e la Transizione digitale, con la disponibilità dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per quasi 3,7 miliardi di euro, oggi sembra rappresentare di fatto l’ultima spiaggia, l’ultima possibilità per realizzare un obiettivo di cui in Italia si parla da almeno 15 anni e mai nemmeno lontanamente raggiunto.

Questa volta, invece, se il progetto andasse in porto, potremmo riuscire addirittura ad anticipare gli obiettivi previsti dall’Unione Europea (fissati al 2030). Il bando è tra gli interventi previsti dalla Strategia nazionale per la Banda Ultra Larga che comprende anche i piani per connettere scuole ed infrastrutture sanitarie e per promuovere lo sviluppo delle reti 5G previsti in successione nei prossimi tre mesi.

In questa fase si tratta di portare Internet veloce ad altri 7 milioni di indirizzi (numeri civici) di tutta Italia, oltre a quelli già raggiunti. Si tratta in particolare di dover garantire da qui al 2026 una velocità di connessione delle reti fisse di almeno 1 Gigabit al secondo in download e 200 Megabit al secondo in upload su tutto il territorio nazionale completando i lavori entro il 30 giugno 2026.

Vittorio Colao
Vittorio Colao

Le tappe del percorso di Piano Italia a 1 Giga, hanno visto un’evidente accelerazione negli ultimi mesi. Ripercorriamo le più importanti: a maggio 2021 il Comitato interministeriale per la Transizione Digitale (Citd) ha approvato la Strategia italiana per la Banda Ultra Larga, a luglio è arrivata invece l’approvazione il Piano di intervento Italia a 1 Giga che nella strategia del governo intende appunto colmare la carenza di infrastrutture di rete a banda ultralarga che ancora permangono in Italia. Si è poi conclusa al 15 novembre 2021 la mappatura di tutto il territorio nazionale per identificare il numero dei civici che al 2026 non sarebbero stati coperti da investimenti privati di operatori in grado di garantire una velocità di connessione di almeno 300Mbit/s in download. E tra novembre e dicembre si è conclusa la consultazione pubblica sulla bozza del Piano Italia a 1 Giga, cui hanno partecipato più di 70 soggetti interessati.

Intanto, il Piano Italia a 1 Giga è stato notificato alla Commissione Europea, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha inviato il suo parere al riguardo e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha adottato la delibera Linee Guida per le Condizioni di Accesso Wholesale alle Reti a Banda Ultralarga Destinatarie di Contributi Pubblici. Infine il 10 gennaio la Commissione Europea ha inviato la Comfort Letter con cui autorizza la pubblicazione del bando relativo al Piano Italia a 1 Giga rilevando come la misura non appaia in contrasto con la disciplina degli aiuti di Stato.

Per partecipare alla gara gestita da Infratel Italia sulla base della convenzione stipulata con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e Invitalia, è necessario accedere e registrarsi alla piattaforma telematica predisposta. Il bando esplicita inoltre i termini di verifica sugli obiettivi di copertura da raggiungere, che sono a cadenza semestrale, e prevede un sistema di penali in caso di mancata copertura o di ritardi nella realizzazione dei lavori. Mentre i criteri di assegnazione saranno uguali per tutti i lotti e comprenderanno l’offerta economica, le caratteristiche delle reti impiegate (tra cui architettura e  dimensionamento della rete), qualità dei piani di assunzione e formazione del personale e di gestione del progetto, nonché impegni relativi a inclusione, diversità di genere, persone con disabilità e sostegno a categorie svantaggiate ed eventuali miglioramenti rispetto alle performance richieste e alle condizioni tecniche ed economiche regolatorie minime previste.

Dai dettagli del Piano si evince che i civici coinvolti nella misura sono suddivisi in 15 aree geografiche, i cosiddetti lotti, che saranno oggetto di intervento da parte degli operatori vincitori dei finanziamenti. Gli operatori interessati, spiega il bando “possono presentare le offerte entro il 16 marzo 2022, destinate a uno solo, alcuni o tutti i lotti posti a gara e potranno aggiudicarsi un massimo di 8 lotti”.

Non solo, “il contributo pubblico coprirà fino al 70% delle spese sostenute mentre una quota non inferiore al 30% rimarrà a carico del beneficiario. Il vincitore della gara dovrà garantire a tutti gli operatori di mercato l’accesso all’ingrosso – cosiddetto wholesale – alle infrastrutture finanziate, sulla base di quanto stabilito dalle linee guida dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e dal bando di gara”. Sono Sardegna, Puglia, Abruzzo, Molise, Marche e Umbria (lotti 1-2-3) le regioni con il numero complessivi di civici maggiore e più interessate dal Piano, per un valore economico massimo del contributo che supera il miliardo di euro. 

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