Con le sue soluzioni, Intesa, a Kyndryl Company, copre lo spettro completo dei processi legati alla supply chain del pharma, a partire dall’industria, comprendendo tutti gli attori della relativa supply chain. Lo fa grazie alle competenze acquisite nel tempo che permettono di beneficiare di una piattaforma basata su una struttura modulare che consente la scelta delle componenti più adeguate a seconda dei diversi bisogni, per esempio per la gestione di ordini e forniture, la digitalizzazione dei Ddt, l’analisi dei Kpi. Nello specifico, la soluzione EDI (Electronic Data Interchange) di Intesa rappresenta una tecnologia consolidata in grado di consentire la dematerializzazione e lo scambio di documenti tipici delle relazioni tra operatori di business (listini, ordini d’acquisto, fatture, ecc.) Un servizio fondamentale sia per le grandi che per le piccole aziende. La soluzione EDI consente di normalizzare i documenti digitali per lo scambio elettronico senza errori ed in modo automatico tra i diversi attori, grazie all’impiego di un linguaggio comune, in modo da permettere il dialogo con sistemi informativi e l’integrazione con le altre applicazioni aziendali (in primis gli Erp).
Per esempio è così possibile automatizzare la registrazione, la verifica e la riconciliazione tra bolle e fatture, ridurre i costi di gestione, facilitare il reperimento dei documenti, e in fase successiva la loro conservazione, favorendo l’efficienza del business e collegando con modalità sicure fornitori e partner. Ne parliamo con Luigi Traverso, Head of Supply Chain Solutions di Intesa, che delinea la proposizione dell’azienda per indirizzare proprio i bisogni del pharma.
“L’attività di Intesa nell’ambito farmaceutico – esordisce Traverso – ed in particolare per il Consorzio Dafne, – il consorzio più importante che comprende produttori e distributori di aziende farmaceutiche italiane – fa leva proprio sull’expertise maturate nel tempo dalla nostra azienda in ambito EDI, a partire dall’automotive circa 30 anni fa (Intesa nasce come azienda Fiat/Ibm), poi per la grande distribuzione e quindi in diversi altri settori”.
Lo scambio elettronico dei documenti di carattere universale (ordini, bolle di consegna, fatture, ecc.) all’interno delle supply chain aziendali, mappato in formato digitale, prevede lo scambio di file in formato strutturato (con tutte le informazioni prima contenute nei documenti di carta), e i relativi successivi interscambi tra gli attori della filiera. I documenti quindi condividono formati strutturati e definiti per ogni settore e ambito, pharma compreso, secondo tracciati condivisi dalla comunità delle aziende.
“In questo modo sono semplificate le procedure di onboarding dei trading partner della specifica comunità aziendale di appartenenza. Significa per le aziende parlare ‘un linguaggio documentale’ comune e quindi poter definire i tracciati in forma condivisa”. Il Consorzio Dafne, per esempio, fa EDI da diversi anni tra i suoi consorziati e con i relativi distributori e ha scelto Intesa dopo una lunga esperienza con altri fornitori.
Intesa ha quindi “acquisito” il progetto EDI già in corso portandolo sulla propria piattaforma. “Nel tempo il progetto è evoluto, sono stati inseriti altri servizi, per esempio la conservazione sostitutiva dei documenti, il Nodo Smistamento Ordini, la stessa fatturazione b2b, ecc.”
I dati “viaggiano sulla rete Intesa che è in grado di tradurli per le aziende non in grado di fare EDI – perché per esempio in grado di produrre solo tracciati proprietari dai sistemi gestionali” -. In questi casi Intesa acquisisce i dati nella forma disponibile presso l’azienda di origine ed esegue la traduzione nel formato EDI standard richiesto dalla comunità non limitandosi quindi alla veicolazione del messaggio già predisposto. Traverso: “E’ proprio la filosofia del provider EDI, che non si limita a trasferire il documento da una parte all’altra ma aiuta i clienti nella gestione e nella conversione dei documenti richiesti dalla comunità, sia in andata sia in ritorno per garantire di nuovo la metabolizzazione nel gestionale di origine”. Per esempio, all’invio di un ordine ed alla ricezione di una conferma di ordine l’azienda è in grado di trasformare la conferma d’ordine, in formato EDI, nel formato che il gestionale è in grado di gestire.
“Questo è il concetto di capillarità dell’EDI. La piattaforma Intesa opera quindi come una sorta di “centro stella” con i satelliti trading partner di comunità che lavorano sul centro stella mandando e ricevendo dati attraverso la piattaforma”. Nel caso di operazioni con altri VAN (Value Added Network) l’attività ovviamente non è più compiuta direttamente verso il trading partner ma verso il provider EDI dello specifico trading partner.
Nel caso specifico del Consorzio Dafne, Intesa di fatto è il centro stella unico, questo permette che la supply chain delle aziende farmaceutiche (produttori e distributori) sia di fatto gestita in digitale e interamente con un’unica piattaforma che permette trasporto, conversione, consultazione e monitoraggio degli stati dei documenti in modo da comprendere praticamente in tempo reale lo “stato” di ordini. Significa risparmiare tempo e risorse anche in caso di eventuali contestazioni (su ordini, ricezioni, ecc.) Il provider EDI fornisce, infatti, un cruscotto di monitoraggio dove è sempre visualizzabile lo stato documentale e le informazioni del caso con un evidente guadagno in termini di trasparenza.
L’evoluzione della proposta Intesa
Intorno a EDI, Intesa propone diversi altri servizi evolutivi. In un contesto in cui i dati sono fondamentali, infatti, più informazioni sono digitalizzate più è possibile lavorare sui processi per ricavare valore. E la disponibilità delle informazioni EDI può consentire quindi analisi veloci e real-time. Un ambito in cui il Pharma è partito un po’ dopo rispetto ad Automotive e Gdo, con un ritardo che il Consorzio Dafne ora sta ampiamento contribuendo a colmare, proprio grazie alla capacità di “mettere insieme produttori e distributori, tra cui le principali aziende farmaceutiche e di attivarsi su iniziative condivise dall’intero sistema”.
Tra i servizi evolutivi su cui Intesa lavora ora vi sono proprio i progetti di “analisi dei dati”. Oltre a trasmettere e convertire i dati, Intesa riesce a supplire al problema della raccolta di dati da sistemi eterogenei, disomogenei e “collezionati” da più fonti, riuscendo invece a valorizzarli in tempi rapidissimi, in un contesto – quello attuale – in cui le supply chain sono decisamente sotto pressione e a rischio e si sono rivelate in tanti casi inefficaci. “La visibilità realtime di quanto sta accadendo o potrebbe accadere a breve – spiega Traverso – è oggi fondamentale e spesso rappresenta ‘il vero problema delle aziende’ che devono invece poter valutare anche la qualità e la credibilità dei partner e dei fornitori. E proprio questo è il tipo di evidenza ‘catturabile’ all’interno della catena EDI”.
C’è tutta una serie di dati scambiati, infatti, che è in grado di documentare come il fornitore si sta muovendo in relazione ad un determinato ordine. E’ possibile quindi creare Kpi, con algoritmi di calcolo, in grado di dare indicazioni precise e realtime (l’oggi sull’oggi, ma anche 2/3 volte al giorno) per mappare la supply chain e definire quindi i livelli qualitativi e di puntualità del fornitore e gli impatti sul business.
Come collettore di dati, Intesa, che vede passare sui propri sistemi milioni di documenti ogni anno (conta più di 2.500 clienti nei diversi verticali, per quanto riguarda la proposta EDI), si sta concentrando oggi “oltre che sull’offerta di servizi di ‘transito’ anche sull’offerta di ‘analisi’ che è elemento discriminante fondamentale per l’evoluzione del modello supply chain in un Paese come il nostro in cui le piccole e medie, che da sole non sarebbero in grado di investire milioni di euro per adottare control tower e piattaforme impegnative di analisi, apprezzano invece una proposta di control tower ‘light’ sia a livello di costi che di gestione, ma anche molto adattabile alla singola realtà”.
I punti di forza della proposta Intesa
Tra i punti di forza della proposta, quella di una piattaforma Intesa al 100% è tra i più importanti. “E’ totalmente sviluppata, gestita, tenuta e presidiata da Intesa, non è sul cloud pubblico ma su private cloud. Intesa dispone di server farm proprietarie, nei data center Kyndryl, nell’hinterland milanese (Pero e Settimo Milanese)”. Cloud ridondati e garantiti, protetti e non esposti, come potrebbero essere i dati in un public cloud. Intesa ha scelto quindi di far transitare i dati su infrastruttura proprietaria, “con i più alti livelli di security (adotta database Oracle e Data Guard per la loro protezione), con l’infrastruttura sempre presidiata da personale Intesa ed ovviamente potendo contare sulle competenze degli esperti Kyndryl“.
Un altro elemento differenziante della proposta Intesa è la numerosità dei trading partner che in trenta anni di storia sono entrati nella rete Intesa (4/5mila trading partner complessivamente), mentre l’azienda conta alcune centinaia di aziende clienti nel pharma. “Un sistema capillare e diffuso presenta quindi evidenti vantaggi nel trovare già a bordo della piattaforma i partner conosciuti, per un avvio più veloce dei progetti”, spiega Traverso.
In apertura abbiamo accennato alla lunga esperienza di Intesa nei progetti EDI, cui si aggiunge la disponibilità di soluzioni variegate. Non solo “EDI to EDI”, ma anche portali EDI “per consentire l’accesso ai clienti più piccoli che possono ugualmente lavorare con i più grandi senza dover acquistare una soluzione EDI completa”. In questi casi, attraverso semplici procedure di data entry, di upload e download di file proprietari, “anche le realtà più piccole possono beneficiare dei servizi di trasformazione, invio e ricezione, da e verso gli altri clienti”. Un approccio che consente alle grandi realtà di lavorare anche con partner che hanno volumi di business minori.
Oggi Intesa, in ambito EDI, è la prima realtà italiana per numero di trading partner, in un contesto in cui i bisogni di “trasformazione e conversione” sono in forte crescita, anche semplicemente a guardare le richieste nell’ambito della fatturazione B2B, con tanti contribuenti non in grado di sviluppare da soli anche solo un formato comune di Xml b2b e richiedono al provider anche questo tipo di trasformazioni. Conclude Traverso: “Quando, come accade nell’EDI, i documenti sono tantissimi e differenziati come standard, è chiaro che la possibilità di tradurre in casa è praticamente nulla e il modello dell’outsourcing proposto da Intesa si rivela vincente“.
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