Gestire i processi aziendali sfruttando dati e intelligence è la strategia dell’attività di Celonis che proprio sul process mining basa la propria offerta, evoluta oggi verso la proposta di un Execution Management System. Di che si tratta.

Partiamo dalle radici, con Ezio Russo, vice president & country leader Italy di Celonis, ripercorrendo la storia di una azienda nata in Germania nel 2011 da un’iniziativa di tre ingegneri neo laureati della Technical University di Monaco (Alex Rinke, Bastian Nominacher e Martin Klenk) che, sposato il concetto di process mining, lo hanno tradotto in software. Cresciuta negli anni grazie all’acceleratore Sap Startup Focus Program, oggi Celonis conta 2.800 dipendenti e circa 2.500 clienti enterprise a livello mondiale, pur mantenendo l’entusiasmo e l’importanza della ricerca universitaria come asset per lo sviluppo dell’azienda.

Un lavoro automatizzato

Al di là delle semplici definizioni il process mining (la disciplina analitica che consente di scoprire, monitorare e migliorare i processi aziendali a partire da come sono in realtà, e non da come si pensa che potrebbero essere) è oggi riconosciuto “oltre le mura del mondo accademico” e rappresenta uno strumento per ottenere un’immagine reale e viva dei processi. “Rappresenta un ponte tra la data science – include l’utilizzo degli algoritmi, del machine learning, l’analisi predittiva ed il data mining – e la scienza dei processi, che comprende la gestione delle operation, il miglioramento e la piena governance dei processi, la loro automazione ed il controllo sui flussi di lavoro per ottimizzarli” sintetizza Russo come punto di partenza per spiegare l’evoluzione della risposta al mercato.

Ezio Russo, vice president & country leader Italy di Celonis
Ezio Russo, vice president & country leader Italy di Celonis

Ed è proprio il process mining la tecnica al centro della piattaforma Celonis Execution Management System, che permette ai clienti di comprendere nel dettaglio come funzionano i processi aziendali e di individuare le priorità e le inefficienze, per poi intraprendere azioni intelligenti e automatizzate per aumentare la produttività, migliorare la compliance, indirizzare le iniziative strategiche. “Siamo gli unici a proporre una suite di execution management system (Ems) creando così una nuova categoria di software, perché i nostri competitor non hanno una soluzione completa dedicata all’interno del loro approccio al process mining”.

Il modello di ingaggio

“In passato il process mining era una attività che veniva svolta dai consulenti che si stanziavano all’interno delle aziende per fare le canoniche interviste, e il risultato dell’analisi era il frutto delle interviste stesse  – spiega Russo -. Invece oggi, la soluzione Ems da noi proposta vive di dati presenti all’interno delle aziende, intercettati in qualsiasi sistema e in qualsiasi business unit per mostrare ai clienti lo stato di salute dell’azienda e come stanno performando i loro processi”. La metafora utilizzata è medica: Celonis fa l’analisi del sangue del sistema (process mining) e scoperto un valore fuori posto stila l’elenco dei passaggi per sanarlo, illustrando le ragioni che hanno portato all’anomalia e mettendo a disposizione le competenze per risolvere le cause. 

I clienti dell’azienda sono oggi realtà enterprise (cross industry), grandi corporation a livello mondiale, ma nei progetti di espansione di Celonis saranno presenti anche grandi e medie aziende locali. Dalla Germania l’azienda ha iniziato la sua espansione. “Oltre il 50% delle large enterprise tedesche sono nostre clienti e nel giugno 2021 abbiamo ottenuto un miliardo di finanziamenti da aziende private che ci hanno permesso di aprire filiali in più paesi, tra cui l’Italia – precisa -. A livello mondiale la crescita a triple digit anno su anno si è registrata lo scorso anno e se si confermerà anche nel 2022 saremo l’azienda software con la crescita più rapida della storia e l’Italia contribuirà per la sua fetta nel business mondiale”.

L’obiettivo dichiarato dal Ceo di Celonis è di raggiungere 1 miliardo di euro di fatturato nel giro di 18-24 mesi, a fronte di un giro d’affari 2021 di 330 milioni di euro, che quest’anno crescerà a 600 milioni per puntare ad essere una 1 billion company entro il 2024-2025. “Una crescita esponenziale, un effetto moltiplicatore che si basa sul passaparola anche se oggi manca la conoscenza del nostro brand: la grande maggioranza del mercato italiano non ci conosce e dobbiamo portare avanti un lavoro di evangelizzazione, con un approccio con i clienti molto umile”.

“Il nostro modello di business sta evolvendo: non vogliamo più essere percepiti come un software vendor, ma come un value partner che genera valore nelle aziende. Per questo costruiamo progetti partendo da piccole nicchie e, se l’appetito viene mangiando, dopo che il cliente ha misurato il Roi, amplierà ad altre aree l’impiego della nostra soluzione. Ragioniamo a step: per prima cosa abbattere le barriere di chi non ci conosce e far capire loro che nel giro di 4-5 mesi possono ripagarsi l’investimento iniziale. In secondo luogo entrare in azienda in piccoli ambiti per poi scalare. Terzo passaggio far capire bene alle aziende che il nostro modo di operare è completamente diverso dai consulenti di vecchia maniera che mappavano i processi con interviste, perdendosi il 30% dei casi reali. Noi analizziamo il 100% dei dati”.

Come stanare le inefficienze

La soluzione è in grado di lavorare con le principali piattaforme cloud (Aws, Azure, Google Cloud) e le enterprise platform aziendali (ServiceNow, Salesforce, Sap) perché Celonis non sostituisce nessun applicativo software esistente, non fa altro che leggere la storia dei dati già presenti in casa dei clienti e analizzare il processo. “Il problema non è come stato designato il processo, la sua esecuzione, ma capire quello che avviene nella vita reale perché ci sono delle variabili, degli errori, che allontanano dal processo ideale disegnato. Non mettiamo in discussione come è stato disegnato il processo ma come l’azienda lo sta gestendo. La logica è quella di stanare, anche nelle aziende più profittevoli, le sacche di inefficienza liberando dollari intrappolati nei meandri dei processi”. 

Ma tiene a precisare: “Non siamo uno strumento di controllo, non facciamo finanza, noi ci poniamo al fianco di ogni singolo utente come assistente digitale per svolgere al meglio la sua attività. Se ci sono attività che non riesco a fare, Celonis notifica, e attraverso l’automazione suggerisce le migliori azioni per stanare ritardi, errori, male interpretazioni di dati perché talvolta il problema in un ambito (ritardo pagamento fatture ad esempio) inanella una serie di inefficienze come la mancata consegna di merci o impatto negativo sul ciclo produttivo o sulla catena di approvvigionamento, con ritardi per l’intera azienda”.

Celonis ti restituisce quello che non sai” conclude Russo e solleva una questione anche di scarse competenze. “Purtroppo, non piace dirlo, spesso ci sono top management poco interessati a scoperchiare le inefficienze. Chi vuole efficientare i processi sono i nostri migliori sponsor”. La soluzione viene implementata da system integrator, dai grandi ai partner di boutique, e si sta lavorando sullo sviluppo dell’ecosistema di partner. Tra questi la relazione con Accenture che crede nella practice Celonis a livello mondiale.

Nell’evento a inizio estate, che aveva come target incontrare 100 aziende italiane, si è sfiorato l’obiettivo con una presenza di 250 realtà interessate alla strategia. “Questa risposta forte del mercato ci spinge ad auspicare il raddoppio nel prossimo anno” conclude Russo. Tra i clienti interessati Poste Italiane, Campari, Telecom Italia, Acea

Oggi, in Italia, Celonis ha un centinaio di clienti, seguiti da una struttura snella di 40 persone in crescita negli ultimi 14 mesi con figure dedicate alla vendite, alla gestione dei clienti e dei partner, per avere consapevolezza del pre e post-vendita. Il modello a subscription, tipico di una cloud company, permette di misurare il ritorno dell’investimento e di calibrarlo approcciando tutte le principali industry di mercato (telco, media, energy utility, manufacturing, retail). “Solo la PA in questo momento non è tra le priorità per le lungaggini che richiede aprire un mercato public sector” conclude Russo.

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