Cresce il numero delle applicazioni utilizzate in azienda, non in egual modo l’integrazione delle stesse nei processi e con i dati aziendali. Questo determina ritardi nella realizzazione dei progetti digitali, una criticità che costa 9,5 milioni di dollaro l’anno con un aumento significativo rispetto alla stima dello scorso anno di 6,8 milioni di dollari. Lo dice il Connectivity Benchamark Report di Mulesoft. L’azienda, acquisita quasi cinque anni fa da Salesforce, ha intervistato oltre 1.000 tra Cio e responsabili IT per comprendere queste sfide e come possano agire le aziende per fare bene in un contesto di incertezza come quello attuale. Arriviamo ai numeri.
Il 70% delle applicazioni aziendali non è integrato, mentre – solo nell’ultimo anno – è comunque cresciuto del 10% il loro numero. In media ogni azienda dispone di oltre 1.000 applicazioni (1.061). Erano 976 quelle identificate nella precedente edizione del report. Solo meno di un terzo delle applicazioni è integrato.
Un aspetto che determina la formazione di silos di dati ed il relativo incremento dei costi, oltre alle disfunzionalità tipiche generate da colli di bottiglia ed esperienze non connesse, tanto che il 36% degli intervistati individua nell’integrazione di app e dati isolati la sfida più grande per la trasformazione digitale. Ed in questa direzione è cresciuta la spesa, per integrazioni su misura che lievitano da 3,7 milioni riportati nel report del 2022, ai 4,7 milioni del 2023. Non procedere in questa direzione, per l’80% degli intervistati significherebbe rallentare iniziative di trasformazione, incrementare i rischi ed i problemi infrastrutturali ma allo stesso tempo questo è un periodo di verifica e contrazione per i budget IT, comunque sotto controllo e conciliare tutte le esigenze è complesso.
Ne mette a fuoco le difficoltà così Davide Andreoni, senior regional VP e head of Italy di Mulesoft “Le aziende continuano a investire in progetti di trasformazione digitale nonostante l’incertezza delle condizioni economiche. In alcuni casi si sta addirittura accelerando. Tuttavia, gli sforzi di integrazione sono in ritardo; le aziende non riescono a sfruttare appieno il valore dei loro portafogli di dati e applicazioni. Gli strumenti di integrazione e l’automazione contribuiranno a colmare questo divario, facendo aumentare i tassi di produttività, efficienza e innovazione che permetteranno alle aziende di avere successo“.
L’automazione rappresenta la chiave di volta in relazione all’utilizzo delle potenzialità delle Api. Sono utilizzate dal 99% del campione per integrare applicazioni e dati e generare esperienze cliente di valore, insieme a nuovi ricavi. Per esempio, il report fotografa come esse contribuiscano a generare il 38% dei ricavi (un anno fa era il 35%), con il il 75% delle aziende che dispone di una strategia top-down di integrazione. Non solo, la partita si gioca nel consentire anche al personale con expertise non squisitamente tecniche di integrare applicazioni e fonti di dati utilizzando le Api.
Chiaro il ruolo degli strumenti low-code con il 68% delle aziende più all’avanguardia nella trasformazione digitale che può contare su una strategia consolidata in questa direzione.
Integrazione e automazione, insieme, sono quindi game changer. Perché, oltre all’integrazione di fonti dati e applicazioni, è ancora alto il volume delle lavorazioni senza valore aggiunto che potrebbero essere automatizzate. Il 33% del campione investe già nelle tecnologie che consentono di farlo. A fronte di un’esigenza espressa che è davvero diffusa: vale per il 64% dei dipartimenti di data science, il 62% dei dipartimenti prodotto il 61% del comparto business analysis ed a seguire per l’assistenza clienti (58%), il finance (57%), marketing (56%), engineering (56%) e HR (52%).
Tuttavia, portare automazione resta appannaggio dei dipartimenti IT, degli sviluppatori in quasi tre casi su quattro, delle operations in oltre sei su dieci, e degli amministratori nella metà del campione, che hanno maggiori probabilità di essere responsabili dell’automazione dei processi aziendali.
Non mancano sia i riscontri positivi, sull’adozione delle strategie di integrazione ed automazione, sia un’analisi confortante sui risultati ottenuti/ottenibili.
Intanto, il 92% delle aziende dichiara che in almeno un dipartimento sono richieste sia integrazione che automazione. Mentre cresce il volume dei progetti IT (+ 41% sul 2022), quasi sette aziende su dieci sono in anticipo sui progressi della DT grazie al miglioramento delle infrastrutture (ma crescono anche i progetti non completati, mettendo a rischio i profitti delle aziende). In un caso su due le aziende dichiarano di aver completato tutti i progetti IT richiesti lo scorso anno, in crescita, rispetto al 44% del 2022. Diminuiscono i ritardi sui progetti dal 52% al 30% rispetto all’anno precedente, da legare all’incremento degli investimenti delle aziende nei team IT, con un valore medio di 11,7 milioni di dollari. Oggi solo il 54% delle aziende lamenta difficoltà ad apportare modifiche a un particolare sistema o applicazione a causa dell’infrastruttura IT. Un anno fa era un problema di tre aziende su quattro.
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