Sono 1.500 i partecipanti in presenza dell’edizione 2023 di Appian World che torna a San Diego dopo quattro anni che hanno rivoluzionato il modo in cui lavoriamo, alti e bassi, che hanno visto aziende rivedere parte dei loro processi grazie alla tecnologia e a concentrarsi sulla produttività, per far fronte a crisi economica e inflazione.
Quattro anni in cui anche Appian è cambiata, ha duplicato i propri dipendenti a livello mondiale, e si è concentrata su tecnologie di automazione, sviluppo low-code, gestione dei dati, fino al Data Fabric (presentato lo scorso inverno) e i nuovi tool di intelligenza artificiale. “Questa convention ci dà l’opportunità di tenere insieme una comunità di innovatori, focalizzandoci su business e clienti. Siamo cresciuti in questi anni e abbiamo cercato di aiutare le aziende ad aumentare la loro produttività con un’unica piattaforma low-code, per la gestione end to end di dati e processi. Dati e intelligenza artificiale sono gli argomenti principali della nostra strategia” esordisce Matt Calkins, Ceo e fondatore di Appian, dal palco del convention center.

L’intelligenza artificiale messa nella gestione dei processi e dei dati è il leit motiv attorno al quale ruotano agli annunci e i keynote di questa tre giorni californiana. Una AI pervasiva, “è ovunque nelle nostre soluzioni” precisa Calkins, porta benefici allo sviluppo low-code e alle gestione di dati nel Data Fabric, garantendo maggiore potenza e minore complessità.

Appian World 2023 a San Diego - Matt Calkins, Ceo di Appian
Appian World 2023 a San Diego – Matt Calkins, Ceo di Appian

L’attenzione di Appian sull’AI, per il mondo enterprise, non è una novità ma è stata accelerata dal moto scatenato dall’ultima versione di ChatGpt che ha sdoganato l’intelligenza artificiale nell’immaginario collettivo, a fine 2022. “L’AI sta rivoluzionando il modo in cui lavoriamo, impatta su persone, processi e tecnologia – precisa il Ceo – ma non possiamo prescindere dalla consapevolezza che deve esistere una forte collaborazione tra uomini e AI. L’AI è un partner, suona in band, non come solista. La collaborazione tra AI e persone per lo sviluppo di nuove applicazioni parte dai dati in possesso delle aziende”.

Per questo all’Appian Europe di novembre, l’azienda aveva messo l’accento sulla nuova offerta di Data Fabric: “L’approccio per noi è strategico perché il nostro Data Fabric unifica i dati provenienti da più sistemi per consentire un accesso sicuro e semplice ai dati aziendali, offrendo una visione a 360 gradi dell’organizzazione. Il 94% dei nostri clienti ha già adottato il Data Fabric, nonostante sia opzionale, e questo si è tradotto in una crescita della loro produttività”.

Uno studio condotto da Forrester sull’impatto economico delle soluzioni low code dimostra quanto la tecnologia di casa sia un acceleratore per il business dei clienti: “La piattaforma unificata riduce del 90% il tempo di sviluppo, garantisce il ritorno degli investimenti in mendo di 6 mesi, accelera del 95% i processi di business – sostiene Calkins -. Data Fabric, process automation e total experience sono i tre ambiti che seguiamo” dove per Appian il Data Fabric è una architettura moderna che permette di gestire i dati dove risiedono in modo intelligente e efficiente, “è un layer semantico, un database virtuale”, che agisce su quattro task: unifica i dati in un unico database (unify), estrapola in modo automatizzato le informazioni (discover), le gestisce in sicurezza in base alle normative in vigore (secure) e ottimizza le performance delle applicazioni realizzate (optimize). “L’alternativa al Data Fabric è un buco nero che inghiotte i dati – scherza Calkins -: uno scenario in cui un’azienda cede una grande quantità di dati a un singolo operatore, perdendo il controllo sul proprio flusso di informazioni, come se cadessero in un buco nero. Il valore dell’intelligenza artificiale viene dai dati e crediamo che le aziende debbano conservare i propri dati senza cederli all’esterno per addestrare delle intelligenze artificiali pubbliche, come è ChatGpt”. Ma quale AI Appian predilige?

Private AI vs Public AI

Il punto di vista del Ceo sottolinea la contrapposizione tra AI pubblica e AI privata per gestire due fenomeni che impattano le aziende. Il primo è legato alla richiesta crescente di produttività  (process execution) il secondo al ridisegno dei processi (process design), “due ambiti in cui l’intelligenza artificiale di Appian può fare la differenza già oggi”, precisa Calkins.

Appian World 2023 a San Diego - Matt Calkins, Ceo di Appian
Appian World 2023 a San Diego – Matt Calkins, fondatore e Ceo di Appian

Se l’AI pubblica fa sì che le aziende condividano informazioni e dati, senza poter tutelare privacy e strategie (“usare un’intelligenza artificiale generativa con dataset pubblici produce risultati non sempre accurati, e soprattutto non basati sulla specificità di ogni singola organizzazione”), l’AI privata – quella che Appian spinge – permette di tenere i propri dati sotto controllo, senza condividere modelli che rimangono unici per ogni azienda che deve fare training sui propri dati, in un ambiente che genera una AI sicura.

Vogliamo tenere i dati dentro le organizzazioni, questa è la nostra strategia. Il Data Fabric è la chiave per facilitare la Private AI – continua Malcolm Ross, Senior VP Product strategy di Appian -. Molti clienti hanno grandi database e sono leader nei loro settori. Se mettessero i loro dati in una AI pubblica, darebbero algoritmi sensibili ai propri competitor facilitandone il business. I dati sono l’asset principale di ogni azienda e non è bene condividerli. Solo con la Private AI è possibile avere un vantaggio esclusivo dai propri asset”.

Appian World 2023 a San Diego
Appian World 2023 a San Diego – I rischi delle Public AI

Nella strategia di Appian, l’AI sarà un partner non un sostituto del lavoro umano, e va pensata in modo concreto. “Ad oggi la sua introduzione è legata molto all’immaginazione. Ma sarebbe bene che le aziende sostituissero l’immaginazione con l’esperienza auspica il Ceo.
La Private AI non è creare la generazione futura di ChatGpt” incalza Ross, ma si indirizza alle aziende che dispongono di grandi database, gelose dei propri dati che non vogliano condividere. “L’intelligenza artificiale privata è una situazione in cui ogni azienda può addestrare la propria intelligenza artificiale internamente in modo da mantenere privati tutti i vantaggi della sua adozione”. Si innesta qui il  nuovo annuncio, Appian AI Skill Designer.

L’apprendimento automatico di Appian AI Skill Designer 

Appian AI Skill Designer è uno strumento semplice per le aziende, che non richiede competenze specifiche di data science, e che aiuta a creare modelli di apprendimento automatico personalizzati. Un software che consente di sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale che al momento si concentra sull’automazione di tre attività: la classificazione automatica delle comunicazioni via email, ottimizzando le comunicazioni via posta elettronica (1); la classificazione dei documenti capendo i contenuti e la loro gestione (2); l’estrazione di informazioni dai documenti, riducendo attività di inserimento manuale dei dati e garantendo l’accuratezza (3). “Ciò consente ai dipendenti di concentrare il proprio tempo su attività di maggior valore”, precisa Mike Beckley, founder e Cto di Appian.

Appian World 2023 a San Diego
Mike Beckley, fondatore e Cto, Appian

Oggi nel marketplace di Appian (AppMarket) sono disponibili diverse funzionalità di AI generativa, grazie all’integrazione  con OpenAI, utilizzate per incrementare l’automazione, con particolare attenzione al miglioramento della produttività degli sviluppatori nelle attività ripetitive, quotidiane. “Le aziende si stanno impegnando per incorporare l’intelligenza artificiale nelle loro operazioni, ma la tecnologia è troppo complessa e richiede molte risorse – conclude Beckley -.  Con la nuova soluzione e l’integrazione di OpenAI nella piattaforma gli sviluppatori possono capire i benefici legati all’intelligenza artificiale”.

Di fondo la soluzione Appian AI Skill Designer permetterà di identificare schemi simili tra oggetti diversi (per aumentare la riutilizzabilità degli oggetti di progettazione) o di interpretare i dati e fornire automaticamente la documentazione. Grazie a un chatbot gli utenti possono porre domande su come sviluppare in Appian, ricevendo una risposta in linguaggio naturale. Può generare in automatico tabelle decisionali e creare un’applicazione completa: grazie al contesto disponibile nei Large Language Models (Llm), gli utenti possono indicare quale nuova applicazione vogliono costruire, selezionando il blueprint dell’applicazione da seguire, e la piattaforma costruisce automaticamente un’applicazione completamente funzionale.

Il ruolo della community Appian

L’idea di disegnare, automatizzare e ottimizzare le applicazioni rimane sempre al centro della strategia, in un processo di miglioramento continuo. “Appian parla di Data Fabric automation, in termini di orchestrazione e integrazione di AI, total experience e process mining  – riepiloga Beckley –. Ma, ognuno di questi ambiti dipende dalla capacità di raccogliere i dati necessari da elaborare. L’intelligent automation rende questo processo più facile e a mio avviso non è mai stato cosi semplice migliorare il process mining perché l’intelligenza artificiale potenzia l’automazione dei processi e grazie al design low-code, Appian riduce la complessità nello sviluppo dell’IA, democratizzando l’accesso alla tecnologia e consentendo alle aziende di beneficiare di una maggiore efficienza, ottimizzare il risparmio economico e migliorare il processo decisionale”.

La riflessione si rivolge in particolare modo alla comunità Appian (“il posto giusto per creare applicazioni enterprise, cosa che non sa fare ChatGpt“, precisa Beckley). Negli ultimi due mesi l’azienda ha impostato modelli che permettono di ridurre la attività manuali, facendo training sui modelli linguistici per interrogare documenti complessi. Perché la collaborazione tra uomo e AI è anche la capacità di sapere interrogare in modo corretto i dati. Oggi le AI generative sono molto costose ma permettono di far risparmiare tempo per lo sviluppo di app, innalzando la produttività della comunità degli sviluppatori e allargando il tema dello sviluppo dal basso, spingendo il citizen development.

Ma la questione aperta è se la comunità degli sviluppatori è pronta per AI.
 “Penso di si – risponde Beckley – ma dobbiamo fare cultura, per questo spendiamo molto tempo  nel parlare con i clienti che devono capire le nuove tecnologie. Lo stesso che è successo in in passato quando abbiamo introdotto il drag&drop nello sviluppo applicativo: questo ha scosso inizialmente gli sviluppatori, prima che lo accettassero. L’AI facilita anche l’apprendimento e la collaborazione tra le persone. Se inizialmente non riuscivamo a fare previsioni accurate, in questi anni abbiamo creato le condizioni per una AI accurata e precisa. La nostra missione è fare collaborare AI con le persone, con molta precisione. Non possiamo permetterci  una AI non accurata perché quando l’AI scansiona un documento sanitario deve dare al medico tutte le informazioni corrette sui dati per prescrivere la giusta terapia”.

Non si posiziona Appian come un competitor diretto di Aws o Microsoft nelle parole di Beckley (“non c’è sovrapposizione delle rispettive tecnologie, abbiamo differenti target, differente audience” precisa) considerate essenzialmente delle cloud company, che gestiscono i dati dei clienti. “L’approccio nostro è quello del Data Fabric, dove il cliente ha il controllo dei propri dati, soprattutto in alcuni vertical in cui difficilmente ama condividere i propri dati, come nel finance o in sanità. Il Data Fabric è la nostra missione, e vogliamo rendere più semplice i processi dei clienti, aumentando la loro customer experienceribadisce.

In questo contesto le partnership diventano fondamentali soprattutto per allargare il raggio di azione verso aziende non esclusivamente di fascia enterprise. Ma anche medie realtà.

L’annuncio del nuovo Partner Program qui a San Diego spinge nuova formazione, oltre che incentivi finanziari per far fronte all’incertezza del quadro macroeconomico. “Il 2023 è l’anno in cui Appian diventerà partner-driven”, precisa Chris Jones, chief revenue officer di Appian. “Il nostro obiettivo principale è l’incremento delle vendite attraverso i partner e le alleanze: crediamo  che quando si lavora insieme in una partnership concreta si possa offrire ai clienti un’esperienza unica”.

Il programma ridisegnato include una maggiore attenzione alla co-creazione con partner e aziende, opportunità di lead-generation, fondi di co-marketing, corsi online e contenuti interattivi sviluppati da esperti per aggiornare i partner sulle funzionalità e sulle best practice anche nel mondo dell’intelligenza artificiale. L’Appian Partner Community potrà così accedere più facilmente ad approfondimenti, risorse e strumenti per comprendere che l’AI è un partner, non un competitor.

Appian World 2023 a San Diego
Appian World 2023 a San Diego

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