Conclusosi da pochi giorni, a Las Vegas, è tempo di bilanci per Oracle Cloudworld 2023. Tempo di conoscere ed approfondire le principali direttrici strategiche riflesse dalle novità e dagli annunci. Serve studiare il peso delle applicazioni che integrano AI generativa e machine learning destinate a cambiare il volto di imprese e organizzazioni e come l’AI generativa possa essere declinata per portare specifici vantaggi agli ecosistemi b2b grazie gli sviluppi delle tecnologie e delle applicazioni “orizzontali e verticali” di Oracle a supporto del cloud journey.
Lo facciamo, con una prospettiva focalizzata sull’Italia insieme ad Andrea Sinopoli, VP & country leader Cloud Tech – componente IaaS e PaaS – e Giovanni Ravasio, VP & country leader Cloud Applications – parliamo della componente SaaS, che comprende le applicazioni orizzontali in cloud e le industry cloud, così come le applicazioni verticalizzate sui layer specifici Erp, Hcm, CX, etc.-. Con un’ottica quindi rivolta sia alla platform, sia all’ambito applicativo.
E’ l’intelligenza artificiale generativa a prendersi il centro della scena. “Parliamo di un Cloudworld – esordisce Sinopoli – denso di annunci, ma soprattutto idonei a trasmettere la consistenza della strategia di Oracle sui mercati”.
Oracle Database Services su Oci in Microsoft Azure
Tra gli annunci di maggior risonanza, il significativo rafforzamento della partnership con Microsoft, già avviata nel 2019, segna un importante accelerazione di passo. In concreto Microsoft diventa l’unico hyperscaler che al momento può offrire Oracle Database Services su Oracle Cloud Infrastructure (Oci) così da semplificare la migrazione al cloud, la sua implementazione e la gestione multicloud.
“Il DB Oracle – l’Autonomous Database – e gli Exadata Cloud Services di fatto verranno ospitati anche sul cloud Azure perché, con l’esigenza di operare con l’AI generativa, i clienti manifestano il bisogno di annullare completamente la latenza e questo è possibile proprio con i database direttamente accessibili sul medesimo cloud già utilizzato per altri workload in azienda”, spiega Sinopoli. Per i clienti rappresenta una possibilità in più, virtuosa soprattutto per le realtà che già hanno intrapreso da anni percorsi di cloudification su Azure, prima quindi dell’arrivo in cloud di Oracle. Queste organizzazioni possono inserire soluzioni best of breed nell’ambito DB all’interno di un percorso cloud già cominciato, senza dover spostare i dati. Ma il secondo messaggio, dietro il rafforzamento della partnership, è legato al fatto che in un’ottica di open-technology, la disponibilità del DB Oracle aperto, indipendentemente dalla piattaforma che lo ospita, è prova ulteriore della volontà di Oracle di spingere in questa direzione. Bisogna poi ancora considerare la possibilità di accedere a capabilities enterprise in cloud a vantaggio anche delle aziende piccole.
I percorsi con l’AI generativa
Per quanto riguarda i temi legati all’AI generativa, il messaggio di cui fare tesoro è “l’aver in modo lungimirante pensato di reingegnerizzare Oracle Cloud Infrastructure, oramai più di cinque anni fa, così da poter disporre – oggi – di una piattaforma cloud che di fatto è lo stato dell’arte per ospitare nel modo più efficiente le funzionalità e le modalità di addestramento degli algoritmi di AI e di AI generativa nel miglior modo – insiste Sinopoli, riprendendo il pensiero di Ellison e spiegando che – i tre elementi distintivi di Oci si confermano essere la disponibilità di un network veloce nel cloud, la componente di automazione, e la sicurezza“.
Con l’automazione che si è rivelata abilitante anche per la crescita veloce delle cloud region Oracle nel mondo nel giro di due anni (64 region complessive, comprese quelle governative), facendo leva sulla possibilità di “replicare e rendere disponibili” in modo rapido le medesime tecnologie, allo stesso prezzo in tutte le geografie.
“Inoltre – prosegue Sinopoli – oggi Oracle dispone di una piattaforma, non solo di servizi DB ma anche in altri comparti realmente best of breed. E la strada è quindi portare i clienti ad apprezzare tutto lo stack disponibile all’interno di Oci” che si distingue anche perché si qualifica come l’infrastruttura migliore dove poter addestrare modelli di AI, per prestazioni, e in termini di efficienza-costi.
“L’AI generativa – si aggancia Ravasio – è conosciuta da tutti perché i modelli allenati sono modelli basati su quantità di dati elaborati enormi. Oggi la possibilità di indirizzare la memoria cross-cloud e l’alleanza con Nvidia, che consente di disporre di fatto di un super computer in cloud, pone Oracle in una precisa posizione di vantaggio”.
Ma vi sono ancora due elementi strategici chiave per quanto riguarda le evidenze infrastrutturali della strategia Oracle. Riprende Sinopoli: “Il primo riguarda la partnership con Ampere che fornisce core e capacità computazionale di nuova generazione utilizzata da Oracle per i servizi core cloud, per incrementare il livello delle performance ed ottimizzare i consumi di energia”. Ed il secondo è ancora focalizzato sul tema del database: “Il gap a nostro vantaggio con la competition ci vede impegnati a mantenere questo vantaggio. Sono state infatti annunciate due caratteristiche importanti, oltre a quelle già presenti nella versione 23c, l’ultima rilasciata”.
La prima è quella relativa Json-Relational Duality. Spieghiamo: Oracle ha investito tempo e risorse per rendere il suo DB relazionale un vero DB poliglotta in grado di interpretare e leggere gli altri linguaggi (è l’idea alla base del database convergente). Con la Json-Relational Duality si uniforma in un unico formato il DB relazionale e quello in linguaggio Json portando il DB relazionale di fatto all’interno di una dimensione “cloud native”. Un vantaggio importante anche per gli sviluppatori, un segnale di apertura con la possibilità di eliminare i rischi sull’inconsistenza dei dati. L’uniformità di Json con il DB relazionale di fatto elimina del tutto il problema dell’inconsistenza dei dati.
Il secondo aspetto sull’evoluzione DB è quello di aver introdotto nel DB convergente e “poliglotta” il concetto di Vector Database così da classificare – all’interno di un vettore numerico – dati informazioni immagini, ed interrogare il database con linguaggio naturale ed, attraverso un circolo virtuoso con l’AI generativa, suggerire il comando Sql server da utilizzare per ottenere la risposta che si sta cercando.
Il cliente infine ha la completa certezza di allenare i Large Language Models personalizzati mantenendo la riservatezza sui propri dati.
Chiude Sinopoli: “Ultimo, ma non ultimo, Oracle oggi si presenta come l’unico vendor ad avere nativamente integrata la piattaforma Oci con un offering Saas di riferimento per il mercato”.
Oracle, l’evoluzione applicativa
La prospettiva applicativa è proprio l’aggancio offerto a Ravasio per arrivare agli annunci SaaS di Oracle Cloudworld 2023. “Siamo passati dall’utilizzo dell’AI generativa per creare contenuti – spiega Ravasio – al ‘coding’, e Oracle ha creato Large Language Models a questo scopo per sviluppare applicativi generando codice senza doverlo scriverlo, con Oracle Apex (Application Express) e, poiché il modello su cui si è basato questo allenamento ha al suo interno tutta la componente di security, significa disporre di applicazioni intrinsecamente più sicure, ad un minore costo e con tempi di sviluppo ridotti in modo sensibile”. Significa anche disporre di aggiornamenti degli applicativi immediati, approcciando le esigenze di diverse industry in modo più veloce. Con un modello effettivamente “native-cloud”. Concretamente vuole dire per Oracle essere già riuscita, e riuscire ancora in futuro, a rilasciare 50 nuove funzionalità in ambito applicativo basate su AI generativa: tutte le suite applicative di Oracle (per finance, controllo e amministrazione, HR, CX etc.) già oggi prevedono update gratuiti ogni 90 giorni.
La “creazione assistita” di funzionalità attraverso un motore intelligente Oracle, con la disponibilità di suggerimenti ed opzioni pre-formattate per HR, Erp, Supply Chain e CX, sono quindi alcuni degli immediati vantaggi nello sviluppo. Un esempio per tutti: nell’ambito delle supply chain, con l’introduzione di nuovi elementi a listino si può beneficiare di suggerimenti relativi alla descrizione del prodotto senza dover reinserire tutte le informazioni. Questo a vantaggio di un ecosistema che vede 25milioni di utenti ogni mese collegati alle fusion-application, 10mila clienti utilizzatori delle soluzioni per industry (verticali) e 14mila clienti live su fusion-application.
Ravasio: “E’ stata inoltre potenziata la parte di analytics, tanto che si parla di data intelligent platform, abilitata anche dall’AI generativa”. Con una mole importante di dati è possibile ottenere risultati tangibili ed efficaci grazie all’AI generativa. Questo rende di fatto realizzabili idee importanti come quella di un database unico – per esempio nell’ambito della sanità – con risultati di laboratorio, diagnostica, etc. e tutte le informazioni dei pazienti, raccolte in un database comune, anonimizzato ma con i dati utilizzabili, così da avere indicazioni mediche valide e immediate (vd. progetto Oracle Cerner EHR Millennium).
L’AI generativa, in grado di masticare tutti i dati storici di un’azienda su un determinato contesto (per esempio le vendite), può offrire inoltre, in altri contesti di consumo, indicazioni precise su come le vendite potrebbero procedere in un determinato periodo, sulla base della bontà del modello generato, ad integrazione quindi dell’analisi “classica”. Resta ovviamente compito dell’uomo poi scegliere cosa decidere di fare, sulla scorta dell’indicazione dal confronto dei pattern. La disponibilità di un modello è chiaramente già un passaggio molto importante ed “orientante” per ogni realtà.
Focus ulteriore e importante per Oracle è quello b2b, per esempio per quanto riguarda l’automazione di processo. In questo senso l’azienda ha in corso una partnership con JP Morgan e Fedex. Quest’anno la collaborazione si estende per automatizzare ulteriormente i processi b2b transazione per transazione. Ed in questo contesto si innesta anche l’accordo nuovo con Mastercard (con l’introduzione della gestione delle carte virtuali nei rapporti b2b) e Hsbc, nonché con Uber (nella funzionalità Collect & Receive, quindi un servizio pre-built pronto, invece di dover impiantare ex-novo la rete). In particolare, nel caso di Uber, con Oracle Retail Data Store e le piattaforme cloud, gli operatori retail possono collegarsi a Uber Direct, la soluzione white-label dell’azienda nata per le consegne, tramite Api pre-integrate. Questa soluzione congiunta permette agli operatori del settore retail di riequilibrare l’inventario e offrire una maggior scelta ai loro clienti, tra cui la consegna in giornata o programmata, il ritiro degli ordini, e i resi al punto di consegna o ufficio postale più vicino. Invece, la collaborazione con Mastercard prevede la possibilità per Oracle di connettere direttamente la suite Oracle Fusion Cloud Enterprise Resource Planning (Erp) con gli istituti bancari per semplificare e automatizzare tutti i processi di pagamento e finanziari in ambito b2b.
Oracle è orientata a semplificare i processi tra gli attori b2b non solo creando applicativi per i clienti, quindi, ma anche per i propri partner, utilizzando le fusion application estese verso l’esterno, ed interconnesse. “Stiamo crescendo nell’attenzione ai clienti e strutturando ancora meglio il supporto (nell’utilizzo degli applicativi cloud native end to end) – chiude Ravasio -. E soprattutto sviluppiamo nuove funzionalità sulla base delle richieste. Con l’80% percento dello sviluppo di queste nuove funzionalità condiviso prima con il cliente stesso”.
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