E’ una duplice sfida quella che si trovano ad affrontare oggi le aziende impegnate nei progetti di trasformazione digitale per poter continuare a competere. Da una parte la loro operatività dipende ancora in modo importante dai sistemi on-premise, da applicazioni anche “antiche” ma ancora critiche e fondamentali, anche per la conduzione del business quotidiano, applicazioni magari installate nei datacenter in sede che ospitano sia dati vivi sia dati storici fondamentali per la conduzione aziendale. Dall’altra queste stesse realtà sono consapevoli dei vantaggi offerti dai servizi nativi in cloud e dall’utilizzo di applicazioni SaaS più agili e sempre disponibili, più sicure e sempre aggiornate, anche per i task mission critical.

Lo scenario fotografato da Oracle, sul campo, nel rapporto quotidiano con i clienti, evidenzia proprio questa sorta di “dualità” tra l’utilizzo degli attuali sistemi business critical, ma “legacy”, operativi nei datacenter aziendali e il bisogno di utilizzare servizi e applicazioni più recenti, pronti per il cloud. 

La doppia architettura delle aziende enterprise
La doppia architettura delle aziende enterprise

Di fatto – tanto più in un contesto incerto come quello attuale – restare indietro e procrastinare i progetti di trasformazione digitale rappresenta forse l’unica scelta davvero esiziale. E’ necessario invece valorizzare le informazioni contenute nei dati, per prendere decisioni di business in tempo reale, e fare in modo che esse siano efficacemente “consumabili” ovunque esse siano, con le relative criticità da gestire in termini di “data gravity”. Per farlo è necessario disaccoppiare i dati dai sistemi on-premise che vanno protetti nell’esecuzione dei carichi di lavoro di picco (per cui non sono progettati), anche per fare in modo che la rigidità dei sistemi non impatti sulle reali possibilità di utilizzo delle applicazioni e di conseguenza sui dati.

Per questo Oracle ha scelto di offrire una piattaforma completa, per consentire anche alle aziende che ora stanno iniziando il percorso di trasformazione di indirizzare verso il cloud app, dati e risorse che fino ad oggi non sono riuscite a “digitalizzare” come desiderato, senza perdere i vantaggi offerti dalla coerenza dei dati, generati ed elaborati poi in real-time dalle applicazioni e quindi resi “azionabili attraverso AI e machine learning”.

Ne parliamo in un contributo dedicato: si tratta di modificare procedure e modelli per rendere possibile lo scenario modeling – prezioso in ambito Epm – e modificare i modelli finanziari a seconda delle sempre più mutevoli condizioni di mercato. Si tratta di offrire alle aziende la possibilità di pensare alla customer experience sfruttando effettivamente i dati del cliente in tempo reale per eseguire azioni ed offerte sulla base delle potenzialità offerte da un’Enterprise Customer Data Platform.

Il cloud di seconda generazione di Oracle è pronto ad indirizzare qualsiasi esigenza relativa non solo ai sistemi di front-end e di collaboration, ma anche ai sistemi di back-end mission-critical e data-intensive. Il percorso verso il cloud che le aziende possono intraprendere oggi – cloud che davvero è da intendere come digital enabler in grado di offrire la marcia in più richiesta per restare competitivi – non si limita quindi solo all’utilizzo di risorse di calcolo on-demand, a consumo, ed allo “spostamento” delle applicazioni legacy su asset infrastrutturali aggiornati, ma poggia sulla possibilità di sfruttare la componente SaaS, anche per i task di back-end mission critical, sulla scorta delle competenze del vendor, come di quelle dei partner e dei system integrator.

Le ondate successive e l'evoluzione del cloud
Le ondate successive e l’evoluzione del cloud

Gli aspetti che frenano l’adozione del cloud, infatti, sono spesso rappresentati dai costi e dall’impiego di risorse richiesti dalla migrazione. Per facilitare questo passaggio, Oracle propone Oracle Cloud Lift Services come programma che garantisce a clienti e partner un accesso esteso agli strumenti tecnici e alle risorse di progettazione ed engineering in cloud necessarie.

Non solo, il cloud di seconda generazione di Oracle è del tutto “reingegnerizzato” per carichi di lavoro mission-critical che devono avere un comportamento predicibile.
Considerata la possibilità di abbracciare per ogni specifico workload la proposta migliore, sulla base di un modello ibrido e multicloud, i clienti oggi hanno ben presente che il vero valore consiste nello scegliere il meglio, attingere al cosiddetto “best of breed”, a seconda di quello che i vari cloud provider possono offrire.

Nel corso di questo percorso, abbiamo già accennato, in proposito, proprio alle potenzialità del cloud Oracle in relazione all’interoperabilità offerta con Microsoft Azure e VMware ed alla capacità del vendor di sfruttare un ecosistema di oltre 30 cloud region – in veloce espansione (si pensi anche ai progetti per l’Italia) – del tutto omogenee per disegno di rete e datacenter e di disponibilità di servizi immediatamente disponibili ovunque, anche nelle Dedicated Region Cloud@Customer

La possibilità di rendere efficienti e trasformare i sistemi mission-critical spostati in cloud –  grazie ad upgrade regolari e alla disponibilità tipica del cloud di offrire l’allineamento sicuro alle migliori tecnologie disponibili – insieme appunto ad una proposta di seconda generazione con caratteristiche uniche, in grado di supportare sia lo sviluppo di applicazioni digitali sia una strategia SaaS che fa leva su AI e ML, azionabile sui dati in tempo reale, per spremerne il valore – rappresentano quindi gli aspetti differenzianti della proposta Oracle.

Un percorso possibile verso la resilienza
Un percorso possibile verso la resilienza

La capacità di “assimilare” una strategia di trasformazione digitale vantaggiosa, basata sulla scelta di soluzioni best of breed e senza lock-in è per esempio ben documentata nell’esperienza di Tim Brasile. L’azienda sfruttando Oracle Cloud Infrastructure e Azure ha spostato  tutti i carichi di lavoro mission critical dai datacenter al cloud, con il vantaggio dell’interconnessione tra i due cloud e di un unico accesso “single sign-on”. Tim quindi sfrutterà l’interoperabilità Oracle Cloud Infrastructure (OCI)Microsoft Azure in Brasile per far leva sul meglio delle funzionalità offerte rispettivamente dalle due piattaforme.

L’azienda potrà eseguire i carichi di lavoro critici su Oracle Exadata Cloud Service, Oracle Database Cloud Service e su Oracle Cloud VMware Service in OCI; mentre invece i carichi di lavoro SAP HANA e VDI andranno su Azure, con una connessione a 40 Gbit/s e identità “federata”.
Con una pecularità, per cui i due differenti sistemi di gestione identità restano indipendenti, ma consentono agli utenti di un dominio di accedere in modo sicuro e trasparente ai dati o ai sistemi dell’altro dominio e viceversa. Si parla in questo caso della migrazione di 7.000 server, 35.000 core, 1.200 database e 15 petabyte di storage. Quindi di un progetto che evidenzia come il cloud oggi sia effettivamente in grado di supportare qualsiasi criticità.

Una piattaforma cloud resiliente offre l’opportunità per investire sul futuro e lavorare alla resilienza di cui tutte le aziende hanno bisogno indirizzando di fatto una serie di esigenze: la business continuity su un modello dati sicuro, la digitalizzazione dei processi aziendali condivisi, la possibilità di monitorare effettivamente le performance aziendali, automatizzando le operazioni, riducendo i costi, con la sicurezza di riuscire nel tempo a tenere aggiornati sistemi, applicazioni e piattaforme. E’ un tema anche quest’ultimo, sfidante, che impatta sull’effettivo ritorno degli investimenti che resta evidentemente momento di verifica imprescindibile sugli sforzi compiuti.

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